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Nessun morto a Venezia, voglia di vivere

“America First” diceva Donald Trump nella campagna elettorale che lo ha portato alla presidenza degli Stati Uniti. Alberto Barbera, che ha idee molto diverse da Trump, ha cominciato con l’America amara e struggente che sempre ritorna…

pubblicato 3 Settembre 2017 aggiornato 28 Agosto 2020 02:37

Nella strategia di una Mostra prestigiosa come quella di Venezia, è bene mettere le mani avanti, togliere le illusioni, guardare al meglio che bolle nella ampia pentola del cinema di oggi. Che si ripete e che cerca solidità. L’America è in prima fila. Meglio far vedere cosa propone Hollywood e Soci, la realtà più forte, e poi passare a documentare il sangue che circola nelle vene dei film, oggi, giorni magri, ma se n’è visti di peggiori. Non è un caso, credo, che nei due film d’apertura- “Downsizing” di Alexander Payne e “Suburbicon” di George Clooney- il protagonista sia un interprete che più americano nel fisico e nei valori che incarna non potrebbe essere.

Hollywood ha sempre prodotto e amato i suoi protagonisti, donne e uomini, e li ha varati, difesi, esaltati, trasformati in modelli nazionali e supernazionali, sullo sfondo della varie modulazioni che si può dare al pugno sul tavolo della battuta nota e usata anche da prima di Donald senza Mac: “America First”. In questo caso veneziano il nome su cui il casinò del cine ha puntato è Matt Damon, in due storie che combaciano, negli intenti sociali. In “Downsizing” Matt accetta con la moglie di rimpicciolire per ridurre l’ingombro umano nel mondo, facendolo respirare nei numeri e nella natura. In “Suburnicon” lo stesso Matt torna alla dimensione normale e ci mostra (mostra per ora alla Mostra) il dramma antico, perenne (?) del razzismo; la convivenza con i “negri” e non i “neri” , come il political correct comporta. Pur diversi, i film si somigliano e fanno ancora una volta “storia patria” , cosa che noi italiani non sappiamo più far, non vogliamo fare, perché ci annoia, mentre sarebbe il caso di parlarne o riparlarne senza nazionalismo cretino e retorica insopportabile. Le confezioni di Payne e Clooney portano un gran fiocco come il migliore cellophane delle uova di pasqua, ma siano in estate, vanno presi sul serio e con le molle, sul serio perché l’intenzione è la buona, la confezione altrettanto, ma non hanno quel quid che li renderebbe raccomandabili come esempi di qualità superlativa, quella veramente super che in una Mostra dovrebbe alzarsi e camminare.

Adesso arriva il primo film italiano in concorso diretto da Paolo Virzì “The Leisure Seeket (Ella e John), debutto internazional bravo regista toscano. Sarà “Italia First? Il giorno dopo la sconfitta a Madrid dell’Italia con la Spagna, c’è da dubitare? O no? Vediamo, ciak, via alla proiezione…