Ninotchka: la risata della Garbo e il Lubitsch touch tornano al cinema restaurati
Recensione invecchiata 75 anni, curiosità, 38 poster e 10 fotografie vintage, aspettando “Ninotchka” di Ernst Lubitsch, nella versione restaurata da Warner Bros, di nuovo al cinema in prima visione, con il progetto di Cinema Ritrovato della Cineteca di Bologna e Circuito Cinema, da lunedì 6 gennaio 2014.
A 75 anni dalla sua prima uscita, 70 sale cinematografiche italiane tornano a proiettare sul grande schermo Ninotchka di Ernst Lubitsch, in tutto il fulgore restaurato della brillante commedia di Ernst Lubitsch, effervescente come le bollicine di champagne, seducente come la risata della divina Greta Garbo.
L’occasione ideale per un gradito ritorno nella Parigi ancora lontana dalle ombre della II Guerra Mondiale, capace di convertire ai piacerei occidentali anche gli agenti sovietici in missione per il partito.
Gli ispettori Bulianoff, Iranoff e Kopalski, inviati da Mosca per vendere i gioielli confiscati alla granduchessa Swana, esule in Francia e decisa a contrastarli per mezzo del conte e amante francese Le?on d’Algout (Melvyn Douglas), e l’inflessibile commissario Commissario Speciale Nina Ivanova Yakushova (Greta Garbo), mandata a recuperare tutto insieme al contegno.
Il ritorno nella città dei grandi alberghi, forniti di maîtres, alle allusioni impertinenti, i silenzi eloquenti e tutto quello che succede dietro una porta chiusa (Lubitsch touch). La porta che si apre e chiude davanti alla cinepresa che registra l’arrivo dei camerieri, le esclamazioni di piacere dei tre russi per la colazione, la sigarai succinta che entra ed esce subito rassettandosi l’uniforme (prima di fare ritorno con due colleghe), l’arrivo dello champagne. L’iniziazione dei tre comunisti alla “corruzione” del capitalismo è servita.
Tre ispettori pronti a scambiare colbacchi con cilindri, e far volare tappeti dalle finestre, tenendo un comportamento tanto inaccettabile da richiedere a Parigi l’intervento del partito con la collega più integerrima.
Una “rotella nell’ingranaggio dell’evoluzione” bella e algida come una statua, vestita da Adrian (il costumista americano Adrian Adolph Greenberg) e fotografata da William H. Daniels sulle scenografie di Cedric Gibbons, votata alla passione del comunismo e pronta a sabotare ogni tentativo di seduzione dell’inguaribile conte, sino a quando, nella trattoria popolare, dopo l’ennesima barzelletta smontata da fredde puntualizzazioni, lui cade in terra insieme al suo orgoglio e “La Garbo ride!”
Ride di lui, di se, di noi, per la prima volta nel film, di rado anche in quelli della sua carriera di eroina tragica e perduta. Una risata incontenibile, che segna la conversione della donna che si concede l’amore e un’ebbrezza che sospende le leggi del dovere, della Diva due anni prima del ritiro, perfetta per la promozione del film che recita “Garbo laughs!” (nove anni dopo il “Garbo talks!” del primo film parlato della diva, Anna Christie di Clarence Brown).
Dopo tutto cambia, gli universi diventano meno distanti, a partire dal cappellino orribile che diventa attraente, anche la foto del Lenin austero sorride, mentre il Le?on innamorato vuole dividere le sostanze con il suo vecchio maggiordomo Gaston (terrorizzato all’idea di dovergli dare meta? dei suoi risparmi), sino a spingersi al colmo del delirio d’amore e dell’ebrezza dello champagne con la Ninotchka incoronata “Gran Duchessa del Popolo” che recita la memorabile battuta che chiede tempo alla sua ardente ideologia
“Compagni, la rivoluzione e? in marcia, le bombe cadranno, la civilta? crollera? a pezzi. Ma per favore, non adesso”.
Una delle tante battute argute e dei dialoghi entusiasmanti, messi a frutto dalla sceneggiatura a sei mani di Walter Reisch, Charles Brackett e Billy Wilder (prossimo alla regia), che non risparmiano una leggera ironia neanche ai compagni sovietici.
“Dice un proverbio russo: il gatto colto coi baffi sporchi di panna fara? meglio a trovare una scusa”; “Beh, con la qualita? della nostra panna, e? la Russia che dovrebbe scusarsi coi gatti”.
Ironia leggera e divertita che non spinge il regista Ebreo berlinese alla satira politica, come succederà con la Germania nazista attaccata da To Be or Not To Be, anche perché in un periodo di buoni rapporti tra americani e Russi, con una comune avversione per il Terzo Reich, l’interesse era scongiurare che l’eccessiva ironia sul comunismo potesse esporre il film al sospetto di apologia nazista.
Rischio scongiurato dal patto Molotov-Ribbentrop tra Stalin a Hitler, che azzerando le esitazioni dell’anticomunismo americano decretò anche il successo della commedia. Una commedia affatto anticomunista, caratterizzata da una leggerezza inebriante, complessa eleganza ed ironia sofisticata, invecchiata benissimo.
Voto cut-tv’s: 10
Ninotchka (USA 1939-2014, bianco e nero, 110m) di Ernst Lubitsch; con Greta Garbo (Nina Ivanovna Yakushova, ‘Ninotchka’), Melvyn Douglas (conte Léon d’Algout), Ina Claire (granduchessa Swana), Bela Lugosi (Razinin), Sig Rumann (Iranoff), Felix Bressart (Buljanoff), Alexander Granach (Kopalski), Gregory Gaye (Alexis Rakonin), Rolfe Sedan (direttore dell’albergo), Edwin Maxwell (Mercier), Richard Carle (Gaston), George Tobias (ispettore dell’ufficio visti), Peggy Moran, Dorothy Adams. Di nuovo al cinema in prima visione restaurata (in versione originale e sottotitoli italiani), ogni lunedì e martedì dal 6 gennaio, fino al 28 gennaio 2014, nelle 70 sale cinematografiche italiane che trovate online.
Foto vintage
Poster vintage
Via | Cineteca di Bologna – Cinema Ritrovato – Kinopoisk