Home Curiosità Non è mai troppo tardi per ricominciare. Intervista a Dame Judy Dench

Non è mai troppo tardi per ricominciare. Intervista a Dame Judy Dench

77 anni portati con grazia e tanta voglia di vivere, di amare, di continuare a lavorare…

di simona
pubblicato 1 Marzo 2012 aggiornato 1 Agosto 2020 03:27

Alla fine del mese di marzo approderà finalmente anche sugli schermi del nostro Paese The Best Exotic Marigold Hotel (abbreviato da noi nel più semplice Marigold Hotel) di cui abbiamo recentemente visto il trailer italiano. Nel cast del film di John Madden, accanto a Bill Nighy, Maggie Smith e Tom Wilkinson, c’è la sempre splendida Judi Dench, di cui oggi abbiamo modo di leggere insieme un estratto dell’intervista all’attrice che Io Donna pubblicherà sul numero in edicola dopodomani, 3 marzo.

“La vita comincia a 70 anni, e magari anche a qualcosa di più. Basta vedere gli allegri pensionati che in The Best Exotic Marigold Hotel, il film di John Madden al cinema dal 30 marzo, si trasferiscono dall’Inghilterra all’India: per desiderio di novità, per solitudine, perché tutto costa meno, per divertirsi di più. E per stravolgere in meglio, neanche senza troppo volerlo, le loro esistenze. Protagonista della storia dame Judi Dench, Dama Comandante dell’Ordine dell’Impero Britannico appunto, una quantità di riconoscimenti teatrali tra cui sette Lawrence Olivier Awards, molta tv, cinema relativamente tardi, popolarità grazie al ruolo di M, il capo di James Bond, da Golden Eye in poi. Sguardo vivace, occhi azzurrissimi (mai immagineresti che quasi non ci vedono più per una maculopatia degenerativa ), 77 anni ben portati, Judi Dench è una signora di gran fascino. Che, a differenza dei personaggi di The Best Exotic Marigold Hotel, ad andare in pensione e cambiar vita non ci pensa per niente. «Smettere di lavorare? Non se ne parla».


foto dal film Marigold Hotel

Mai avuto voglia di fuggire lontano?
No. Non sono così coraggiosa, ho sempre bisogno dei miei amici.

Neanche da giovane?
Mai. Il lavoro mi piaceva, non ho mai sentito il desiderio di una pausa o di provare qualcosa di nuovo.

Ma ci sarà stato un momento in cui ha pensato: da adesso in poi sarà diverso.
No. Ma quando Michael è morto (suo marito Michael Williams, attore, scomparso nel 2001, ndr) ho dovuto sistemare molte cose, ovviamente.

Come ha superato quel periodo?
Grazie agli amici, alla famiglia, al lavoro, che è stato un aiuto meraviglioso: girai tre film uno dietro l’altro. Forse molti mi avranno criticato, ma non credo di aver pianto di meno Michael perché troppo impegnata sul set.

In The Best Exotic Marigold Hotel c’è una frase-tormentone: “Se non va bene, non è finita”. Che ne pensa?
Che è una frase piena di speranza. Sono sempre stata una convinta ottimista. Mio marito no, lui era pessimista. Ma diceva che io avevo il compito di guardare verso la luce, lui verso il buio: così riuscivamo a vivere con la luminosità giusta, nel mezzo. Per fortuna, perché io sono ottimista al punto da risultare irritante.

In che senso?
La gente si stufa dell’ottimismo a tutti i costi. Ma a me non piace arrendermi.

Nel film c’è qualcosa di personale: anche il suo personaggio ha perso il marito.
Il mio non ha sperperato tutti i soldi giocando di nascosto, però!

Dividevate tutto? Nessun segreto?
Nessuno. Eravamo ottimi amici da nove anni quando l’ho sposato, e questo è importante. Michael era anche il mio critico più severo: quando veniva a vedermi a teatro ero sempre nervosa perché avrebbe detto esattamente quel che pensava: e non corrispondeva necessariamente a quello che io volevo ascoltare.

Lei si arrabbiava?
Ci scontravamo a volte, Michael e io, ma non è questo che ricordo dei nostri trent’anni di matrimonio.

Che cosa ricorda?
Che siamo stati due grandi amici, felici di divertirsi delle stesse cose.

È più importante essere amici che innamorati?
È meraviglioso essere innamorati, ma è ancor più meraviglioso se la persona di cui ti sei innamorata è un buon amico. Una fortuna senza cui l’amore può essere difficile.

La prima volta in cui vi siete incontrati?
Stavo recitando Giulietta in teatro per Franco Zeffirelli. Due conoscenti comuni ci hanno presentato. «Ciao», «Ciao», tutto lì. No, non è stato un colpo di fulmine.

E come succede che dopo nove anni di amicizia ci si innamora?

Eravamo entrambi a Stratford, io per uno spettacolo, lui in convalescenza dopo un intervento chirurgico. Ci siamo incontrati e… (batte le mani, ndr) cosa è stato non lo so. Ma è stato molto bello.
Marigold Hotel locandina italianaLei era più famosa. Lui ne ha sofferto?
Non me ne ha mai parlato, ma sono sicura di sì. Doveva essere fastidioso vedere la gente riconoscere me e non lui, perché era un attore straordinario. Poi a un certo punto abbiamo fatto una sitcom insieme: da allora ci hanno riconosciuto entrambi, meglio così.

Ha qualche rimpianto?
No, nessuno. Mi sarebbe piaciuto avere altri bambini, ma non sono arrivati.

La sua unica figlia, Finty, fa l’attrice. Teme le sue critiche?
No, siamo sempre state sincere l’una con l’altra, e molto vicine. Di solito è lei a leggermi i copioni, da quando io non posso più farlo perché ci vedo sempre meno. Viviamo tutti insieme a casa mia, Finty, mio nipote Sam e io, in un villaggio a una quarantina di chilometri a sud di Londra.

Dove si occupa di giardinaggio?
Mi piace passeggiare o stare in giardino a godermi i fiori ma non posso curarli direttamente perché i vermi mi terrorizzano più di ogni cosa al mondo.

Qualche altro hobby?
Giocare a carte con gli amici tirando tardi con una buona bottiglia di vino. E andare a cavallo, ogni tanto.

Si ricorda la sua prima volta sul palco?
Certo: Ofelia nell’Amleto, 18 settembre 1957, all’Old Vic Theatre di Londra.

Come andò?
Ebbi recensioni terribili. Ma ho imparato, man mano che gli anni passavano, a essere migliore.

Ha incontrato qualcuno, dopo che suo marito è scomparso?
Sì. L’ho incontrato.

E come va?
Dopo la morte di Michael avevo molte difficoltà a fare cose da sola: accettare un invito a pranzo o un weekend per esempio, a meno che a invitarmi non fossero amici strettissimi. Così ho rinunciato a un sacco di occasioni. Adesso non rifiuto niente perché c’è qualcuno che viene con me. Il più meraviglioso degli amici.

Fa il suo mestiere, ha la sua età?
No, non fa parte dello spettacolo. Ed è un po’ più giovane. Non troppo, però.

Che cosa la rende felice?
Mille piccole cose quotidiane: mi diverto molto a cambiare la disposizione dei mobili in una stanza, per esempio.

E che cosa la fa arrabbiare?
Poche cose: quelli che scaricano sempre la colpa su qualcun altro, per esempio. E poi il modo in cui la gente è così trascurata con la mia lingua, con tutti questi americanismi… Ma sono solo una vecchia signora che grida contro la tv.”

Foto d’apertura: TMnews