Non giochiamo con il nome, come hanno già fatto i media: l’Alba è più che un alba, e Alice vince nel paese delle “meraviglie”, Cannes…
Una vittoria inattesa, la Palma numero 2, quella d’Argento, è stata salutata con sollievo in Italia, poichè nessuno credeva che l’alba (Alba è il nome dell’attrice, sorella della regista) spuntasse… i media la fanno propria nei titoli
Nessuna meraviglia. Colpisce il verdetto di una giuria che ha premiato con l’Oro un lungo film turco, Winter Sleep di Nuri Bilge Ceylan; e che ha battezzato con l’Argento un solitario film italiano Le meraviglie; solitario perché quando l’annuncia della scelta per il Festival, gli addetti ai lavori o dislavori del cinema italiano si sono guardati perplessi: “Beh, come mai? Da chi è raccomandata?”. Non è la prima volta che una cosa simile, malignità e sussurri dietrologi, accade in sede nazionale e internazionale. L’atteggiamento italiano è quello della “bocca aperta” per lo stupore. Stavolta, grazie alla giuria di Cannes, nella bocca sono entrate le api e hanno punto. Una vittoria così’ vale molto di più di una vittoria prevista, o invocata. Le docce fanno bene, specie se sono fredde.
Sono felice. Mi piace che il nostro cinema si scuota; che si agiti nel suo letargo e per qualche giorno non viva nei sonno del previsto e del prevedibile, del muso lungo, delle molte e sterili lamentazioni. Mi piace che il nostro cinema sia costretto a prendere atto di qualcosa che sfugge, che gli sfugge, dopo essergli apparso inafferrabile. Le porte che un colpo di vento sbatte sui volti sopiti, distratti, rassegnati, fanno bene. Non ho visto il film, ma lo cercherò subito. Ho conosciuto Alba, l’attrice, che ha interpretato tanti lavori in teatro e in cinema, film diretti da Mazzacurati, Luchetti, Milani, Soldini, Grimaldi, Avati, Diritti, Costanzo, Bellocchio, Dante e altri. Molti li ho visti, ho apprezzato Alba, che non è la classica attrice che il cinema italiano privilegia, per aspetto, allo scopo di sfruttarle nelle commedie; è una persona molto sensibile e preparata, che sul set conserva la virtù di sorprendere. Non ho conosciuto Alice, ma ho visto “Corpo celeste”, presentato nella Quinzaine des réalisateurs di Cannes 2011, che le valse il Nastro d’argento in Italia come migliore regista esordiente.
Spesso è accaduto che la Quinzaine abbia offerto spesso la prima occasione per presentare, con fiducia, una esordiente; e poi seguirla con attenzione. Ricordo bene come la stessa cosa avvenne per Liliana Cavani con “I cannibali”, a cui ho collaborato come sceneggiatore; dalla Quinzaine cominciò per la Cavani subito dopo una carriera che ne ha fatto una delle registe oggi più amate, il cui “Portiere notte” resta come un punto alto e luminoso. Era il suo quarto film a cui collaborai; e fece, fa ancora il giro del mondo. Alice ha sensibilità e stile. Sarà interessante seguire la sua evoluzione. Non darei peso ad un’opinione dei Cahiers du cinema, che giudicano “anodino” il film premiato con l’Argento, “Le meraviglie”.
Alice solleva una questione che da sempre avrebbe grande importanze, se la si prendesse davvero sul serio. La questione è la seguente. I debutti in Italia non sono mancati e non mancano. Se ne contano a migliaia dagli anni 60. Ma pochi, pochissimi sono quelli che abbia dato frutti. Tentarono, i finanziatori di Stato, di organizzare una rassegna che dimostrassero la qualità di almeno una dozzina di film promossi. Non ci riuscirono. Il nocciolo della questione è dunque la necessità di avere produttori e distributori capaci di vivere le avventure del cinema con i registi, e gli autori. Per molti, troppi anni, i giovani fanno un film e vengono abbandonati. Ecco vorrei arrivasse con Alba e Alice, una nuova Alba del cinema, e altre “meraviglie” di Alice nel paese del cinema italiano. Bene Rai Cinema che ha il film nelle sue proposte.