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Occupation: Dreamland

OCCUPATION: DREAMLAND di Ian Olds, Garrett ScottIraq. Correva l’anno 2003: Falluja era “paradiso senza terroristi” e Dreamland il nome dato alla base americana di stanza in quel buco di mondo dove un drappello di soldati dell’82ma armata Aviotrasportazione vigilava. Insieme a loro, 24 ore su 24 per sei settimane, due reporter americani – Garret Scott

10 Agosto 2006 07:00


Occupation dreamlandOCCUPATION: DREAMLAND di Ian Olds, Garrett ScottIraq.

Correva l’anno 2003: Falluja era “paradiso senza terroristi” e Dreamland il nome dato alla base americana di stanza in quel buco di mondo dove un drappello di soldati dell’82ma armata Aviotrasportazione vigilava. Insieme a loro, 24 ore su 24 per sei settimane, due reporter americani – Garret Scott e Ian Olds – che avevano ottenuto il permesso di vivere insieme ai soldati. Questo è il drammatico ritratto degli ultimi giorni di Falluja ad opera dei due giornalisti; una sensibile e sapiente ricostruzione dell’accaduto con gli occhi di chi c’era.

Davanti al nostro sguardo, la cronaca delle tappe di distruzione della città, filtrate dal pungente teleobiettivo di Scott ed Olds. Il loro, inizialmente, è il ritratto di una cittadina “ragionevole”, quasi paradisiaca, non ancora cuore del terrorismo orientale. La telecamera, mai invasiva, alterna la voce dei soldati e quella della città. Un piccolo territorio urbano lontano dal clamore di Baghdad, invasa da militari americani. Una città che chiede rispetto e dignità, fatta di gente comune che si domanda disperatamente cosa stia accadendo attorno a loro. Occupation: Dreamland narra la tensione crescente tra due personaggi principali: i soldati e la città. Ancorati come sono a due lingue diverse e a due modi di vedere il mondo completamente differenti, questi due antagonisti entrano spesso in collisione.

Il ritmo della pellicola cresce man mano, la voce dei soldati si fa più solida, amichevole. Molti di loro sono giovanissimi, incoscienti e/o impauriti, così come sono in tanti ad appoggiare il punto di vista cittadino. Ma poi, il forte desiderio di aiutare la popolazione si collide con sommosse di gruppi estremisti: si passa con rapidità da scambi di opinioni fra soldati americani e popolazione locale a repressioni, blitzt, conflitti a fuoco via via sempre più incalzanti.

Mano a mano che la serie di incomprensioni e sospetti aumenta, si avverte un chiaro senso di disagio crescente. I pattugliamenti diurni in strade animate si trasformano da conversazioni casuali in brevi e confusi conflitti a fuoco mentre i raid notturni rivelano una popolazione locale colta nel bel mezzo della sommossa e della sua repressione. La narrazione segue una spirale discendente di destabilizzazione civile e frustrazione personale, nata da individui intrappolati da entrambe le parti.

Nel documentario è sensibilmente trasmessa l’apparente stabilità della città di Falluja, rappresentata nei suoi ultimi giorni di vita. L’assurdità e la contraddittorietà di quanto accaduto è rintracciabile anche dallo stesso documentario, così disorientante nella parte finale, mentre ci mostra gli assalti militari che inaspettatamente distrussero la cittadina.
Da una parte i soldati, nella loro quotidianità, nella loro fragilità, nella forte pressione psicologica alla quale sono sottoposti, dall’altra una città: Falluja. Due realtà che non riescono a comunicare. Due realtà distanti anni luce…Volte allo scontro, uno scontro in questo caso letale.
Ai filmmakers Garrett Scott e Ian Olds è stato dato l’accesso a tutte le operazioni dell’82ma Armata aviotrasportazione. Hanno vissuto con questa unità 24 ore su 24, dando voce ai soldati, pur vincolati ad uno stretto codice di silenzio, ed autorità mentre hanno a che fare con una ambiente ambiguo e spesso letale. Il risultato è uno sguardo alla vita militare, alle operazione e alla complessità della guerra americana nel XXI° secolo rivelatore, e alle volte sorprendente.