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Oggetti smarriti: recensione in anteprima del film premiato al Giffoni 2011

Tre anni dopo la lavorazione e due anni dopo la presentazione al Giffoni, arriva nelle sale italiane Oggetti smarriti, commedia dai toni surreali diretta da Giorgio Molteni. Con Roberto Farnesi padre di famiglia in un momento di vera crisi. Ma il film è un gran pasticcio. Ecco la recensione.

pubblicato 27 Giugno 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 12:46

350.000 euro di budget dichiarati, due premi al Giffoni Film Festival 2011 (2° premio della categoria Generator +18 e Premio ANEC), una storia poco italiana. Arriva in ritardo con con delle belle carte in regola questo Oggetti smarriti, il nuovo film di Giorgio Molteni, sempre diviso tra cinema e televisione.

Girato nella città natale del regista, Savona, e prodotto dalla Genova Liguria Film Commission, Oggetti smarriti si interroga innanzitutto sulla questione che dà il titolo al film: che succede quando perdiamo di vista un oggetto? Anche in casa, anche quando pensavamo di averlo lasciato proprio lì, dove in realtà non c’è più? Succede al protagonista Guido (Roberto Farnesi, volto noto agli aficionados di fiction e soap), prima con un cacciavite e poi con… sua figlia.

Il film inizia nel 1979. Siamo già a Savona, e il piccolo Guido assiste alla morte del padre davanti ai suoi occhi, investito da una macchina mentre stavano giocando assieme con alcune lattine per strada. Lo ritroviamo poi nella Savona dei giorni nostri, che guida un’auto bellissima ed ha l’aria del tombeur de femmes. Guido oggi ha diverse relazioni, dopo aver divorziato dalla moglie ed aver praticamente perso di vista la piccola figlioletta.

Ma un giorno la moglie irrompe all’improvviso in casa sua e gli affida la bambina (interpretata da Ilaria Patanè), nonostante Guido le dica di essere occupato – sta preparando una notte d’amore con la sua fiamma attuale -. E mentre tenta di intrattenere la figlia e le fa cercare un cacciavite nella sua stanza, Guido la perde di vista e non riesce più a trovarla: all’interno di casa sua! Chiama così la polizia, che gli passa il servizio “Oggetti smarriti”…

Da questo momento in poi la pellicola prende una piega surreale, a metà strada tra l’onirico e il fantasioso. Molteni, su sceneggiatura di Giorgio Fabbri, ce la mette tutta a costruire un film libero, sia dai canoni italiani, sia nella forma: ma il risultato è più inconsistente che convincente, senza riuscire mai a dare l’impressione che ci sia qualcosa di sinceramente ispirato da trovare e custodire.


Uno dei problemi principali del film è il suo didascalismo. Vero che ci troviamo di fronte ad un film per ragazzini: ma allora come spiegarsi la sequela di parolacce, di tette e nudi femminili integrali? Qual è il target che avevano in mente regista e sceneggiatore? Bisogna pensare che anche queste “schegge di follia” sono da interpretare come libertà e indipendenza? Sarà: ma a vedere il film non si capisce dove voglia andare a parare.

Non si capiscono poi neanche le parentesi ambientate a Cracovia (!), Ancona e Zuccarello, al di là sempre delle intenzioni didascaliche di voler spiegare il senso del film. Guido è un padre materialista che è un “oggetto smarrito”, e che impara dopo un’esperienza al limite ad apprezzare l’umanità che gli sta attorno. Va bene, però c’è modo e modo per elaborare un messaggio del genere.

Per far capire il meccanismo del film, poi, basato sulla ricerca degli oggetti persi, ci si mette anche uno strano figuro dagli occhi blu (il narratore interpretato da Michelangelo Pulci) che più invasivo non si può. Ci introduce le 7 regole da seguire in caso si perda un oggetto, che sono poi quelle che vengono ripetute da tutti i personaggi secondari e “fantasiosi” dell’opera, compresa la sexy vicina di casa del protagonista.

Alcune velleità alla Gilliam o Jeunet (vedi l’operatore) potrebbero anche funzionare, ma il problema sta nel manico. Il film non funziona neanche nel momento in cui vola con la fantasia perché è innanzitutto scollato dalla realtà: si sentano i dialoghi, si vedano le situazioni inverosimili, si noti la costruzione dei rapporti fra i personaggi. Aggiungiamoci alcune gag discutibili (la pizza e i problemi intestinali della bimba), e l’uso atroce della musica, e il piatto purtroppo è tutto pasticciato.

Voto di Gabriele: 4

Oggetti smarriti (Italia, commedia / drammatico 2011) di Giorgio Molteni; con Roberto Farnesi, Ilaria Patané, Chiara Gensini, Giorgia Wurth, Francesca Faiella, Michelangelo Pulci. Uscita in sala l’11 luglio 2013.