Oscar 2015, migliore fotografia: Birdman, Grand Budapest Hotel, Ida, Turner, Unbroken
Il prossimo 22 febbraio saranno annunciati i vincitori degli Oscar 2015. Scopri e vota con Blogo tutti i candidati alla categoria Migliore fotografia.
Ancora un approfondimento con annesso sondaggio in attesa della consegna il prossimo 22 febbraio degli Oscar 2015.
Dopo avervi proposto i candidati per la miglior scenografia, costumi, trucco, sonoro e montaggio sonoro è il turno di un’altra categoria squisitamente tecnica con i 5 nominati alla Migliore fotografia.
Quest’anno designati a concorrere nella prestigiosa categoria per la Migliore fotografia troviamo i biografici Unbroken e Turner, il corale Grand Budapest Hotel, la dark-comedy Birdman e il dramma polacco Ida.
A seguire trovate un sondaggio in cui potete esprimere la vostra preferenza sulla categoria e a seguire il consueto approfondimento sui film candidati.
Emmanuel Lubezki per “Birdman”
– Sono in totale 9 le candidature collezionate dalla dark-comedy di Alejandro González Iñárritu interpretata da Michael Keaton, Zach Galifianakis, Emma Stone e Edward Norton.
– Settima candidatura per Emmanuel Lubezki con una statuetta vinta nel 2013 per Gravity. Le altre nomination Lubezki le ha ricevute per la fotografia di The Tree of Life, I figli degli uomini, The New World, Il mistero di Sleepy Hollow e La piccola principessa.
– Iñárritu parla di Lubezki: “Chivo (Emmanual Lubezki) è stato il miglior partner che potessi avere. Oltre ad essere un mago dell’illuminazione, è anche uno dei pochi direttori della fotografia in grado di gestire i requisiti tecnici di un film come questo. Non potevamo usare le luci in modo tradizionale – quando lavori in modo tradizionale, illumini ogni angolo e hai il tempo di farlo. Il fatto che Chivo sia riuscito a creare l’illuminazione senza compromettere il look del film ha richiesto delle capacità e un’abilità incredibili di cui penso solo lui fosse dotato“.
Robert Yeoman per “Grand Budapest Hotel”
– Sono 9 in totale le nomination ricevute dal film di Wes Anderson che narra la storia di Gustave H., il leggendario concierge del Grand Budapest Hotel interpretato da Ralph Fiennes, e del suo giovane protetto Zero, alle prese con il furto e il recupero di un dipinto rinascimentale inestimabile e la battaglia per un enorme patrimonio di famiglia.
– Robert Yeoman è alla sua prima candidatura al’Oscar.
– Robert Yeoman, collaboratore di lunga data del regista Wes Anderson, è stato subito attratto e dalle opportunità offerte dai cambi di periodi del film. “Per la versione anni ’60 della lobby, abbiamo ruotato l’enorme soffitto fluorescente – spiega – Era molto più monotono della versione anni ’30, che aveva colori più caldi, molte luci pratiche e una magnifica illuminazione naturale dal cielo che dava una maggior sensazione di apertura.„ Un’altra idea di Anderson e Yeoman è stata filmare i diversi periodi in rapporti diversi, usando schermo panoramico anamorfico per gli anni ’60, passando poi per i ’30 ad un più quadrato formato di 1.37:1 tipico di quegli anni, e infine al 1.85:1 per le scene più vicine a noi. Quanto a lavorare con il formato 1.37, usato per buona parte del film, Yeoman dice: “Non è così largo, ma hai più alto e basso, vedi di più i soffitti ed è un po’ più comodo. È molto diverso di quanto avevamo fatto in passato, e credo che Wes e io ci siamo divertiti molto con questo formato”.
Ryszard Lenczewski e Lukasz Zal per “Ida”
– In totale sono due (miglior film straniero e fotografia) le candidature collezionate dal dramma polacco diretto da Pawe? Pawlikowski. Il film ambientato nella Polonia del 1962 segue le vicissitudini di Anna, una giovane orfana che vive in convento e che prima di prendere i voti fa visita alla sua unica parente in vita, la zia Wanda, con cui intraprenderà un viaggio per scoprire come sono morti i suoi genitori.
– Ryszard Lenczewski e Lukasz Zal sono alla loro prima candidatura all’0scar.
– Ryszard Lenczewski ha curato anche la fotografia del dramma romantico My Summer of Love, del crime Intermission e del dramma Last Resort.
– Lukasz Zal dopo aver curato la fotografia di diversi corti e documentari con Ida si è cimentato con il suo primo lungometraggio per il grande schermo.
Dick Pope per “Turner”
– Sono 4 in totale le nomination collezionate dal dramma biografico diretto da Mike Leigh e con protagonista Timothy Spall che rievoca gli ultimi 25 anni di vita dell’eccentrico pittore britannico William Turner.
– Dick Pope è alla sua seconda nomination dopo quella ricevuta nel 2006 per la fotografia del dramma L’illusionista – The Illusionist.
– Dick Pope ha lavorato con Mike Leigh ai film Dolce è la vita, Naked – Nudo, Segreti e bugie, Ragazze, Topsy-Turvy – Sottosopra, Tutto o niente, il segreto di Vera Drake, La felicità porta fortuna – Happy Go Lucky, Another Year.
– Pope per la fotografia di Turner ha vinto il “Vulcain Prize for the Technical Artist” al Festival di Cannes ed è stato premiato ai National Society of Film Critics Awards.
Roger Deakins per “Unbroken”
– 3 nomination in totale (sonoro, montaggio sonoro e fotografia) collezionate dal dramma biografico diretto da Angelina Jolie. La pellicola è la trasposizione cinematografica del libro “Sono ancora un uomo. Una storia epica di resistenza e coraggio” scritto nel 2010 da Laura Hillenbrand in cui viene raccontata la vera storia di Louis Zamperini, atleta olimpico, militare ed eroe di guerra durante la seconda guerra mondiale.
– Roger Deakins è alla sua dodicesima candidatura con nessuna statuetta vinta, sarà la volta buona?
– Le nomination di Deakins includono 007 – Skyfall, Le ali della libertà, Kundun e i film dei fratelli Coen: Non è un paese per vecchi, Fargo e Il Grinta.
– La straordinaria veduta del direttore della fotografia Roger Deakins ha caratterizzato i drammi più stimolanti e riflessivi della cinematografia, dai film epici alle commedie leggere o dark, e ha fatto sì che il suo impegno diventasse una parte essenziale di tutti i lungometraggi dei grandi registi con cui ha collaborato. L’ampiezza e la portata delle sue realizzazioni sono incontestabili, e non c’è lavoro che non abbia svolto magicamente. Facendo una panoramica sul programma di riprese per Unbroken, la Jolie, Deakins ed i realizzatori tutti si sono trovati di fronte, per usare un eufemismo, un’impresa oceanica. Il problema non erano solo le scene d’azione, ma anche i momenti di tranquillità, il buio e la luce accecante del sole. Per non parlare dell’acqua – quantità enormi di acqua, di giorno e di notte, in calma e in burrasca. Le scene drammatiche sia in interni che esterni, erano tutte cruciali in un periodo di cambiamenti come all’epoca. La regista parla della sua esperienza con Deakins: “Era da tempo che volevo lavorare con Roger. Non solo a causa della sua reputazione ineguagliabile, ma perché parecchie persone mi avevano parlato della sua calma e della sua professionalità sul set… del suo mettere a proprio agio il cast tecnico ed artistico. La complessità delle riprese richiedeva un vero professionista, ed ervamo tutti d’accordo sul fatto che Roger è un grande artista: un vero genio il cui contributo ha contraddistinto alcuni dei prodotti più imponenti della storia del cinema. Non avremmo assolutamente mai potuto render giustizia alla storia di Louie senza di lui”. Deakins ricorda che è stato attratto dal progetto per le sue innumerevoli sfide: “Quello che mi ha colpito è proprio questo: la complessità di un uomo e la sua vita, il viaggio di Louie e come si è ritrovato alla fine. Qui non si trattava solo di una tradizionale storia di sopravvivenza da una guerra, ma era qualcosa di completamente diverso rispetto a qualsiasi altro film del genere. Assomigliava più a ‘Le prove di Giobbe’. Ed era reale. Era difficile immaginare che tutto ciò potesse accadere, eppure è successo”. Il direttore della fotografia sostiene che questa storia epica lo ha colpito nel profondo: “In molti modi, la storia di Louie assomigliava ai racconti di mio padre sulla Seconda Guerra Mondiale. Mio padre non è mai stato catturato, ma le storie di cui mi ha parlato quando era in missione dietro le linee tedesche nel Sahara, dove ha fatto esplodere tanti aerei tedeschi per poi ritrovarsi in Italia prima della sua invasione, erano simili a quelle di Louie”. Deakins dice di essere stato particolarmente incuriosito dalla vastità della storia, che si sviluppa in diverse epoche, e dal modo in cui lo script raffigura lo scontro tra culture diverse di quel periodo. Ma cosa più lo ha coinvolto è stata la passione di Angelina Jolie per il progetto, ed il suo approccio commovente verso la storia. “Ho visto il primo film di Angie, In the Land of Blood and Honey, e ne sono rimasto molto colpito”, afferma. “Ero entusiasta di lavorare con lei”. Il direttore della fotografia ricorda, inoltre, che quando si è trovato a pianificare il lavoro, si è subito trovato in armonia con la Jolie. “Abbiamo deciso che questo non sarebbe stato un film in stile documentario, ma doveva essere realistico, classico. Era questo, a nostro avviso, il modo migliore per illustrare i dettagli e lo scopo della sceneggiatura. Abbiamo deciso che avremmo optato per il grandangolo all’interno del quale si sarebbero susseguiti una varietà di eventi nei frame. Questo è un aspetto del tipo di riprese che avevamo in mente, al contrario di apporre molti tagli; non volevamo un risultato troppo stilizzato”. Utilizzando delle telecamere Alexa per riprese digitali con lenti prime master con un sensore in 2:40, Deakins e la Jolie potevano visualizzare immediatamente le immagini, sicuri del gradimento del loro operato. I due partner di produzione puntavano molto anche sui giochi di luce ed ombre, buio e luce del sole, che si rivelavano essenziali per Unbroken. Il loro comune amore per La Collina del Disonore (The Hill) di Sidney Lumet è diventato un loro costante punto di riferimento per come impostare le riprese nei vari campi di prigionia.