Outside, recensione: dalle Filippine un ritratto di famiglia con zombie riuscito a metà (disponibile su Netflix)
Recensione del dramma horror con zombie di Netflix, diretto dal regista filippino Carlo Ledesman e interpretato da Sid Lucero, Beauty Gonzalez, Marco Masa e Aiden Patdu.
Disponibile su Netflix Outside, un dramma horror con zombie che arriva dalle Filippine. Il film è diretto da Carlo Ledesman che si era fatto notare nel 2011 con il sottovalutato e intrigante found footage horror The Tunnel a cui ha fatto seguito un altro horror, Seguita del 2019.
L’instabile Francis (Sid Lucero) padre spaventato e marito tradito, per sfuggire a un’epidemia zombie porta la moglie Iris (Beauty Gonzalez), afflitta da depressione e i loro due loro figli Josh e Lucas (Marco Masa, Aiden Patdu) nella fattoria in cui Francis è cresciuto, luogo che sembra legato ad un’infanzia traumatica. Una volta giunti sul posto la situazione si fa tesa, Iris vuole andarsene ma Francis per mantenere unita la famiglia è deciso ad utilizzare ogni mezzo, dal mentire sulla reale situazione all’esterno fino ad utilizzare la forza, per tenere moglie e figli all’interno della fattoria. La situazione però ben presto sfuggirà di mano e il pericolo all’esterno andrà di pari passi con la violenza che scaturirà tra le mura della casa, rendendo la situazione di fatto insostenibile.
Outside – La recensione del film
Il filone “zombie” è un sottogenere dell’horror piuttosto prolifico e spesso è utilizzato come allegoria o con un sottotesto politico che nel corso del tempo ha esplorato tematiche come tensioni razziali, paura del comunismo, consumismo sfrenato e ansia sociale. In anni più recenti gli zombie si sono “interfacciati” con un ricco e variegato mix di generi come azione, commedia, fantascienza, thriller e romance. Il filone si è poi ulteriormente evoluto arrivando a generare sotto-generi propri come la “zombie-comedy” proposta in diverse salse e il filone “zombie apocalypse” a cui appartiene “Outside” e tutti quei film di stampo survival-horror, termine coniato per i videogiochi horror.
In questo contesto dove la “contaminazione” è all’ordine del giorno, sono diversi i film e le serie tv che hanno utilizzato l’apocalisse zombie come escamotage per raccontare particolari dinamiche che si innescano i situazioni estreme, come lo è appunto una pandemia di morti viventi. Nel caso di “Outside” il regista Carlo Ledesman intende raccontare le interazioni di una famiglia in lento disfacimento alle prese con una minaccia esterna rappresentata dagli zombie.
Quelli di Ledesman sono morti viventi piuttosto veloci all’inizio e sempre meno pericolosi man mano che “rigor mortis” prima e decomposizione poi, ne intacchino i corpi macilenti. Gli zombie di “Outside” hanno anche una peculiarità non inedita, ma rara all’interno del genere, la capacità di parlare. Nel caso dei cadaveri rianimati che minacciano la famiglia del film, sembrano aver mantenuto un frammento di memoria della loro vita passata o forse dell’ultimo pensiero avuto prima della morte che esternano attraverso delle brevi frasi che ripetono a pappagallo.
“Outside” è un dramma familiare con gli zombie che diventano mera cornice di una storia di violenza domestica, tradimento, depressione e un qualcosa di irrisolto che aleggia nell’aria, ma che non viene mai affrontato in profondità. Il film di Ledesman funziona, anche se senza guizzi di sorta, grazie al volenteroso cast e al suo narrare le varie dinamiche in divenire: la tensione palpabile tra moglie e marito in un matrimonio ormai ai ferri corti, l’approccio diverso del padre rispetto al figlio maggiore, la sofferenza di quest’ultimo e l’inevitabile acuirsi di un malessere, che come il virus all’esterno, si è propagato all’interno del nucleo familiare.
Se la parte del dramma familiare ha un suo perché, il regista non sfrutta appieno la capacità catartica insita nel genere e nell’affrontare qualcosa di così terrificante come un’epidemia di zombie. Quel qualcosa che mina ogni certezza, innesca reazioni inconsulte e rende ogni singolo gesto una lotta per la sopravvivenza, trasformando il detto “Mors tua vita mea” in un vero e proprio stile di vita.
La minaccia all’interno della casa rappresentata dal capofamiglia sempre più instabile e violento, è costruita bene ma ad un certo punto prende il sopravvento rispetto alla minaccia esterna che ogni tanto fa capolino per ricordarci che siamo nel mezzo di una mortifera apocalisse. Marito e moglie sono preda di un egoismo che li sovrasta emotivamente e ne mina la capacità di ragionare. Francis con un atteggiamento passivo/aggressivo da manuale usa gli zombie come minaccia per tenere vicino a sé la moglie, arrivando a trasformare la casa in una prigione. Iris dal canto suo frustrata e depressa alla fine pagherà cara la sua insistenza nel minimizzare cosa c’è in agguato all’esterno, e il suo bisogno di coronare ad ogni costo il suo sogno di libertà e di un nuovo inizio, arrivando a mettere ripetutamente in pericolo la sua famiglia.
“Outside” sacrifica la parte squisitamente “survival” del genere per un racconto più intimista e più incentrato sui personaggi e il loro interagire sempre più conflittuale, il cui epilogo tragico diventa facilmente prevedibile. Il regista Carlo Ledesman ci racconta di quanto troppo spesso a minacciare le nostre vite e il nostro equilibrio mentale non sono metaforiche minacce apocalittiche o sovrannaturali, ma in realtà sono le persone a noi più vicine o quel “non detto” che come una ferita non curata porta ad una situazione di non ritorno fatta di recriminazione e senso di colpa.