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Oxford Murders – Teorema di un delitto: la recensione

Oxford Murders – Teorema di un delitto (“The Oxford Murders“, thriller, Spagna/Francia 2008). Un film di Álex De la Iglesia, con: Elijah Wood, John Hurt, Leonor Waitling, Julie Cox, Anna Massey, Alex Cox, Dominique Pinon, Jim Carter. Martin è uno studente americano ossessionato dalla matematica e di un teorico in particolare, il luminare della logica,

di simona
25 Aprile 2008 07:00

Oxford Murders locandinaOxford Murders – Teorema di un delitto (The Oxford Murders, thriller, Spagna/Francia 2008). Un film di Álex De la Iglesia, con: Elijah Wood, John Hurt, Leonor Waitling, Julie Cox, Anna Massey, Alex Cox, Dominique Pinon, Jim Carter.

Martin è uno studente americano ossessionato dalla matematica e di un teorico in particolare, il luminare della logica, professor Seldom. Giunto ad Oxford per conoscerlo e convincerlo a fare da relatore per la sua tesi di laurea, Martin prende alloggio presso un’anziana signora e sua figlia Beth, amiche di famiglia del Professor Seldon. Pochi giorni dopo il suo arrivo, Martin scopre il cadavere della propria padrona di casa, soffocata con un cuscino in salotto. L’unico indizio sembra essere un curioso biglietto, recapitato al prof. Seldom durante una conferenza, recante l’indirizzo di casa della signora ed un misterioso simbolo.

È solo il primo di una serie di omicidi ed è solo l’inizio di una sequenza di simboli che l’assassino lascia dietro di sé, vittima dopo vittima. La polizia brancola nel buio. Il dottorato di Martin si trasforma, così, in un tirocinio sul campo: lui e Seldom si improvvisano investigatori e si mettono sulle tracce dell’assassino, spinti più dalla vanità di dimostrarsi l’uno più brillante dell’altro sul campo del ragionamento logico-matematico che dalla reale volontà di smascherare l’omicida. Niente è come sembra.

Álex De la Iglesia mette in scena un intreccio machiavellico di impianto classico, una sorta di Cluedo per filosofi, matematici ed esperti crittografi, sullo sfondo di una cittadina tipicamente inglese ed un po’ lugubre qual’è Oxford. Per quanti – come la sottoscritta – conoscono la sequenza di Fibonacci solo perchè se ne parla ne “Il Codice Da Vinci”, riuscire a seguire la logica dei ragionamenti dei protagonisti risulta purtroppo un po’ ostico e ci si sente a tratti un po’ sperduti durante la visione del ben riuscito thriller tratto dal romanzo di Guillermo Martinez. Forse non è nemmeno corretto chiamarlo thriller, personalmente lo definirei ‘giallo’ o ‘noir’, perchè sono temini che più richiamano alla mente quei mistery di stampo classico, stile Agatha Christie o Sherlock Holmes, dove c’è poca azione e molto ragionamento, dove nulla viene detto o mostrato per caso ed ogni dettaglio è importante. Un osservatore particolarmente attento, potrebbe arrivare a risolvere il ‘caso’ già dopo poche scene.

I coprotagonisti sono tutti molto bravi, in particolare Burn Gorman, inquietante compagno di studi di Martin e Leonor Watling, oggetto di romantico interesse da parte di entrambi i personaggi principali. La regia è fluida e non manca, qua e là, un pizzico di humor inglese. Elijah Wood e John Hurt, entrambi in stato di grazia, filosofeggiano – ma non risultano mai noiosi – e discutono in continuazione analizzando i fatti da ogni possibile punto di vista, profilo logico, psicologico e matematico. Sarà vera la teoria secondo cui il battito d’ali di una farfalla può provocare un uragano dalla parte opposta del globo? Lo scopriremo solo alla fine, in un susseguirsi molto ben riuscito di stravolgimenti e colpi di scena. Solo l’ultima, definitiva rivelazione, è un po’ tirata per i capelli, ma è un difetto più che perdonabile nel contesto di una sceneggiatura tanto solida.

Voto Simona: 6/7

Chi non avesse ancora avuto modo di vedere il trailer, può trovarlo qui, qui invece una foto gallery. Fate un giro anche sul sito ufficiale, pieno di giochetti di logica da risolvere.