Pandorum, onesta fantascienza da riscoprire
Stasera alle 23 su Rai 4 va in onda Pandorum- l’universo parallelo. Un’occasione per riscoprire un piccolo prodotto sci-fi privo di pretese e non privo di difetti, ma anche onesto nel suo essere sintonizzato con il genere.
Qualcuno si ricorda ancora di Event Horizon, più noto col titolo originale di Punto di non ritorno? Era un discreto e suggestivo film di fantascienza diretto quasi 17 anni fa da Paul W.S. Anderson, anche lui più noto come regista della saga di Resident Evil, che di quel poco fortunato (al botteghino) B-movie pieno di suggestioni a cavallo tra Solaris e Shining. La critica non lo accolse tanto benevolmente mentre oggi è un piccolo gioiellino sci-fi da riscoprire.
Se corsi e ricorsi storici hanno ancora una qualche validità le cose non dovrebbero andare tanto diversamente per questo “Pandorum- l’universo parallelo” che con Event Horizon condivide almeno il nome di Anderson, lì regista e qui produttore, e il medesimo impianto claustrofobico di base.
Terra sull’orlo del collasso biologico. Una spedizione parte su un’astronave (dal nome fantascientifico per eccellenza, Elysium) in direzione di Tanis, pianeta da colonizzare ed abitare per assicurare il futuro dell’umanità stessa. L’inghippo, come sempre, è dietro l’angolo. Due astronauti si svegliano dal classico ipersonno un po’ tardi rispetto ai tempi programmati. Quel che è successo si scoprirà man mano che inseguimenti e lotta per la sopravvivenza dei due (ma anche di altri) inizieranno a prendere il sopravvento sulle chiacchiere. Nel frattempo cresce il rischio pazzia, quella alterazione psichica derivante dai lunghi viaggi spaziali e denominata, per l’ appunto, “Pandorum”
Ecco, se volete l’occasione per riscoprire un film di fantascienza, orgogliosamente retrò (ma la regia ipercinetica talvolta rovina il bello) qua e là disseminato di gustosi dejà-vù (citazioni visive da Alien e creature ritornanti in stile 28 giorni dopo non mancano anche se appesantiscono l’assunto di base) sintonizzatevi dunque su Rai 4 stasera, con pop-corn e copertina d’ordinanza. Abbassate le luci (e magari un po’ le pretese) e godetevi lo spettacolo che riserva, tra inseguimenti lungo umidi budelli gigeriani e una tensione abbastanza “controllata”, anche un discreto colpo di scena finale.
Ovviamente poteva essere un film migliore di quello che è venuto fuori e più spaventoso di quanto le inquietanti locandine rilasciate all’epoca della sua uscita (con tubi che penetravano gli arti o fuoriuscivano dalle orbite) avevano lasciato intendere. Il risultato finale però non lascia insoddisfatti i cultori del genere e non si rimpiangono le due ore trascorse avventurosamente con i protagonisti.
Se poi volete qualche altro buon motivo per vederlo possiamo menzionare un ritrovato Dennis Quaid, ancora in notevole forma fisica nonostante gli incombenti sessanta (anni), il tormentato Ben Foster già angelo in X-Men-Conflitto finale e la bellissima Antje Traue, spietata Faora dell’ultimo “Uomo d’acciaio”, qui nel ruolo di una cazzuta eroina che rifà il verso a Sigourney Weaver (provate a confrontare il look di Ripley nel quarto Alien e quello della Traue e trovatemi le differenze). In Italia, paese dove la fantascienza è un genere commercialmente infelice, uscì in un periodo ancora più infelice – agosto – e per di più nella stagione che aveva già incoronato di allori film come Moon e Avatar.
Non siamo qui per osare confronti impossibili, però una cosa va detta in difesa di questo onesto sci-fi. Perché quando un colosso come Cameron attinge (bene per carità) da storia americana e western e il figlio di David Bowie racconta di esistenzialismo attraverso i cloni (anche se un filmaker italo-americano nel frattempo l’ha denunciato per plagio da un suo corto), bisogna prendersela poi con un mestierante come Christian Alvart, “reo” solo di aver (ab)usato di clichè fantascientifici per semplici scopi di intrattenimento?
Pandorum non diventerà mai punto di riferimento del genere perché è solo una delle tante tangenti a un cerchio che si è chiuso parecchio tempo fa. Però, viene da ammettere spontaneamente, chi si accorgerebbe dell’esistenza di quel cerchio se non vi fossero più rette puntate in quella direzione?