Picciridda: trama, foto e poster del film di Paolo Licata
Il 26 marzo 2020 arriva nelle sale “Picciridda – Con i piedi nella sabbia”, il dramma tratto dal romanzo di Catena Fiorello.
Il 5 marzo arriva nelle sale italiane, distribuito da Satine Film, Picciridda – Con i piedi nella sabbia, tratto dal romanzo di Catena Fiorello (edito da Giunti Editore) e diretto dal regista esordiente Paolo Licata.
Ambientato nell’isola di Favignana negli anni ’60, Picciridda è una storia antica ma allo stesso tempo molto attuale, che parla di emigrazione e del legame intimo e potente che si crea tra donne di diverse generazioni. È il ritratto dell’infanzia come età della vulnerabilità, troppo spesso compromessa dalla prevaricazione degli adulti.
La trama ufficiale:
Picciridda narra la storia di Lucia, una bambina di undici anni affidata dai genitori – costretti ad emigrare in Francia in cerca di lavoro-, a nonna Maria, una donna severa e apparentemente incapace di manifestare i propri sentimenti. Maria non parla con la sorella da anni e impedisce alla piccola Lucia di frequentare la famiglia di quest’ultima senza però svelare mai il motivo di tanta ostilità. Un monito che Lucia, per ingenua curiosità e apertura verso il prossimo, finisce invece per disattendere, arrivando in prima persona, e a caro prezzo, a confrontarsi con il terribile segreto da cui la nonna aveva tentato invano di proteggerla. Ma sarà proprio grazie a quella nonna dai modi bruschi e sbrigativi, tanto amata ma a volte anche odiata e temuta, che Lucia riuscirà infine a risollevarsi, imparando a crescere con dignità e forza lasciandosi alle spalle i fantasmi del passato.
Il film è interpretato da Lucia Sardo, Ileana Rigano , Katia Greco, Tania Bambaci, Loredana Marino, Marta Castiglia, Federica Sarno, Claudio Collovà, Nicoletta Cifariello, Maurizio Nicolosi, Ignazio Mazzeo, Marco Luciani Castiglia, Natalie Imbruglia, Ludovico Vitrano, Anna Di Chiara, Viktorie Ignoto e Valentina Ferrante.
NOTE DI REGIA
Picciridda non è una storia vera, ma è ispirata ad innumerevoli storie realmente accadute in quegli anni e in quei luoghi, ed è ovviamente denuncia a vicende che accadono costantemente in qualsiasi parte del globo. Durante la lavorazione del film e nel corso delle riprese a Favignana (l’isola dell’arcipelago siciliano delle Egadi), ho avuto modo di convincermi ancor di più di come questa storia sia un racconto attuale, simbolico ed emblematico. Adesso più che mai, ad ogni latitudine e in ogni epoca, l’infanzia, intesa come l’età della vulnerabilità, ma anche della formazione e dell’apertura a tutte le possibilità, può subire violenza e prevaricazione. I toni saturi delle atmosfere Siciliane sono stati per me la perfetta cornice di una storia ad alto contenuto drammatico che descrive una realtà comune a molti bambini del sud Italia durante gli anni ’60: il fenomeno conosciuto come “emigrazione passiva”; ovvero l’emigrazione vista dalla prospettiva di chi resta nel paese d’origine e vede i propri familiari partire in cerca di lavoro. Anche questo tema richiama alla mente la realtà attuale: popoli che migrano, donne e uomini di altri paesi che lasciano le loro terre alla ricerca di un lavoro e di una vita migliore, affidando i figli piccoli a chi rimane, in attesa di un ricongiungimento familiare che non sempre è possibile. È una tematica importante che non deve mai smettere di trovare il proprio spazio nel mondo dell’informazione, con qualsiasi mezzo. Il ritorno alla Sicilia degli anni ‘60/‘70 mi ha permesso inoltre di ambientare il mio primo film nei luoghi che amo, che conosco e che mi hanno formato, a partire da un romanzo non solo di successo, ma soprattutto dall’impianto narrativo solido e dai caratteri indimenticabili. Essendo infatti siciliano come l’autrice del romanzo, la mia immedesimazione è stata totale. Ho trovato nelle pagine di Catena Fiorello una descrizione esatta e sincera dei sapori, profumi e colori della mia terra e ho percepito fortemente una sfida nell’adattarlo per il cinema. Ogni capitolo del libro ha evocato in me precise inquadrature e ambientazioni talmente vivide nella mente che ho da subito lavorato sullo storyboard. Ho voluto raccontare la storia di Picciridda dal punto di vista della piccola protagonista e vedere tutto ciò che le accade intorno dalla prospettiva dei suoi occhi innocenti. La fotografia, la scenografia e i costumi, sono stati strumenti per costruire un racconto fortemente cinematografico, nel senso classico del termine. Ho cercato di valorizzare al massimo la bellezza aspra e rigogliosa della mia terra, fiducioso che una storia di formazione universale, unita all’affascinante ambientazione siciliana possano coinvolgere un pubblico ampio e internazionale. [Paolo Licata]