Piccoli brividi: recensione in anteprima
Rob Letterman porta sul grande schermo uno dei fenomeni letterari col maggior incasso di sempre, ovvero Piccoli brividi, la serie di racconti horror per ragazzi di L.R. Stine. Ed in fondo è proprio quest’ultimo il protagonista, o meglio, la sua penna
Zach non è particolarmente entusiasta all’idea di trasferirsi da New York a Madison, nel Delaware, un centro piccolissimo, tipico sobborgo americano, tutto villette con giardino una dopo l’altra, che danno direttamente sulla strada. Il padre, venuto a mancare di recente, ha comprensibilmente lasciato un grande vuoto, perciò a Zach non resta che seguire la mamma, vicepreside, che è stata assegnata ad una scuola della zona. Accanto alla nuova casa vive uno strano e misterioso tizio, tale Shivers, insieme a sua figlia Hannah.
Piccoli brividi, un fenomeno planetario, celeberrimo anche dalle nostre parti, con 400 milioni di copie vendute in tutto il mondo. L.R. Stine, padre di questa fortunata serie di racconti, divenne uno degli autori di best seller più noti e celebrati. Ma non è coi numeri o le critiche o i premi che si riesce ad avere contezza della faccenda, di cui questa trasposizione cinematografica ne è in qualche modo la celebrazione.Piccoli brividi in sala mescola infatti più cose, slegandosi dai singoli racconti ed operando a più livelli. Il protagonista è proprio Stine, in esilio forzato poiché i suoi manoscritti non sono dei semplici manoscritti: aprendoli, infatti, tutto ciò che di più spaventoso vi è in essi contenuto prende vita. Un meccanismo ambizioso, che in qualche modo denota l’intenzione di darsi un tono per via di questo discorso sull’inchiostro che prende letteralmente vita. Eppure, nel dare omaggio, il film riesce in qualche modo a non restare imbrigliato in logiche del genere.
Piccoli brividi non è tanto un film sui numerosi racconti partoriti da Stine, ma su quest’ultimo, ed in particolare sulla sua convinzione che se una cosa viene immaginata allora, in qualche modo, in qualche posto, esiste. Echi kantiani, dirà qualcuno, eppure siamo pur sempre dinanzi ad un film per ragazzi, che non a caso porta in dote pregi e difetti della categoria. Ad una prima parte francamente sterile, in cui ci vengono schematicamente svelati i personaggi principali, segue una seconda che è in fondo ciò su cui il film vuole andare a parare.
Non appena Zach scopre il segreto del suo vicino e quelle pagine cominciano per la prima volta ad essere sfogliate, Madison diventa un parco d’attrazioni a tema mostri. Rob Letterman e soci si affidano a schemi rodati, per via soprattutto della sceneggiatura di Darren Lemke, che dosa discretamente i tempi, distillando la giusta mole d’informazioni nelle varie fasi. Piccoli brividi avrebbe infatti potuto risolversi in un lungo, tedioso pretesto per tirare fuori situazioni incredibili, mettendole insieme in maniera ancor meno dignitosa; mentre invece è prodotto ragionato, per certi versi anche troppo, sebbene bisogna capire quanto di tale meccanismo possa essere in concreto colto dai più giovani.
C’è la love story a sfondo teen, c’è il tono da commedia che smorza le atmosfere da horror estremamente contenuto, come dev’essere dato il contesto. Lo stesso Jack Black pare a suo agio nei panni dello scrittore dalle cui dita prendono forma gli incubi più terribili. E malgrado certe concessioni, indispensabili per incasellare il film nell’ambito di un genere specifico, Piccoli brividi è opera che sa di cinema. Anzi, di cinema primigenio, per così dire, con quel suo, come già accennato, assumere la forma del parco attrazioni.
A voler fare l’avvocato del diavolo, gli autori vanno semmai un po’ troppo sul sicuro, confezionando un film per tutta la famiglia su misura. Ma ci sta, anzi, per certi versi è proprio così che dev’essere. Ce ne fossero di più casomai, dato che in altre mani questo sarebbe potuto benissimo diventare un trascurabile film per la televisione, dagli effetti speciali sbilenchi e una scrittura da prima elementare. La cura invece c’è, sia a livello visivo che di contenuto, alla luce peraltro di taluni messaggi – sì, magari risaputi e alle orecchie di qualcuno pesanti da ascoltare, ma è tutta roba che un (pre)adolescente ha bisogno di sentirsi dire, specie in un mondo fatto di grafici e numeri. Il tutto, pur sempre confrontandosi con la paura, i fantasmi che ci tormentano o quelli da cui non vorremmo staccarci. Molto semplice, forse per questo efficace.
[rating title=”Voto di Antonio” value=”6.5″ layout=”left”]
Piccoli brividi (Goosebumps, USA, 2015) di Rob Letterman. Con Jack Black, Dylan Minnette, Odeya Rush, Ryan Lee, Amy Ryan, Jillian Bell, Ken Marino, Halston Sage, Steven Krueger, Keith Arthur Bolden, Amanda Lund, Timothy Simons e Karan Soni. Nelle nostre sale da giovedì 21 gennaio.