Piggy: trailer italiano, clip e colonna sonora del film horror spagnolo di Carlota Pereda (Al cinema dal 20 luglio)
Tutto quello che c’è da sapere su “Piggy”, lo slasher psicologico mozzafiato, inquietante e sanguinario diretto dalla spagnola Carlota Pereda e interpretato da Laura Galán nei cinema italiani dal 20 luglio 2023 con I Wonder Pictures.
Dal 20 luglio nei cinema italiani con I Wonder Pictures Piggy, l’horror spagnolo di Carlota Pereda. Trattasi di un piccolo fenomeno che, dopo aver ottenuto sei candidature ai Goya in Spagna, ha inanellato nel corso del 2022 una serie di fortunati passaggi nei principali festival internazionali – tra cui le anteprime al Sundance 2022 e come evento speciale ad Alice nella Città alla Festa del Cinema di Roma 2022 – ricevendo il plauso della critica.
Tra Carrie e Non aprite quella porta, “Piggy” è uno slasher psicologico mozzafiato, inquietante e sanguinario splendidamente diretto dalla nuova maestra dell’horror iberico Carlota Pereda e sorretto dalla feroce interpretazione di Laura Galán.
Piggy – Trama e cast
La trama ufficiale: L’adolescente Sara (Laura Galán) è schernita e bullizzata costantemente dai suoi coetanei. Incompresa anche dalla sua stessa famiglia, la ragazza vive un’esistenza isolata. Ma quando, dopo l’ennesimo abuso da parte di alcune compagne, avrà l’inaspettata occasione di vendicarsi delle sue aguzzine, scoprirà quanto può essere semplice passare da vittima a carnefice.
Il cast include anche Richard Holmes, Carmen Machi, Irene Ferreiro, Camille Aguilar, Claudia Salas, José Pastor, Fernando Delgado-Hierro, Julián Valcárcel, Amets Otxoa, Pilar Castro, Chema del Barco, Fred Tatien, Stéphanie Magnin, Malena Gutiérrez, Lía Lois e Eva García-Vacas.
Piggy – Trailer e video
Note della regista
PAURA
Tutti proviamo paura. È un’emozione umana primaria, essenziale per la nostra sopravvivenza. Estate a Estremadura, una strada deserta, adolescenti che si incrociano. Non c’è motivo per cui questo dovrebbe essere terrificante, giusto? Ma dipende tutto dalle nostre aspettative. E dalla nostra esperienza.
Ho scritto PIGGY per affrontare le mie paure. Paure della vita reale. Cose che mi fanno sentire vulnerabile. Violenza, violenza sessuale e, da quando sono diventata madre, il bullismo. Perché l’adolescenza può essere orribile.
PERCHÉ PIGGY?
Siamo stati tutti adolescenti, goffi e senza cervello. È capitato a tutti di non opporsi alle ingiustizie o di aver nascosto chi siamo veramente per integrarci. Da giovane appartenente alla comunità LGBTQIA, sono cresciuta non dichiarata, nascondendo i miei veri sentimenti, ridendo quando le persone facevano battute a mie spese e partecipando quando, invece, erano rivolte agli altri. Tutto pur di sopravvivere.
La storia di Sara è simile alla mia e a quella di innumerevoli adolescenti impacciati e oppressi dal peso delle loro famiglie e di una società che impedisce loro di essere sé stessi. La differenza è che Sara non può nascondere il suo corpo o il suo senso di colpa. Nessuno è indifferente in un piccolo paesino. Ci si conosce tutti. L’invisibilità non è un’opzione. Da qui il detto: piccola città, grande inferno.
Come autrice, mi sento in dovere di mostrare le conseguenze di questo tipo di violenza che è ormai completamente normalizzata. È fondamentale che questa storia venga raccontata e che venga raccontata ora. PIGGY è un inno a tutti i tipi di diversità. Anche morale. Sara non è magra, né bella, né buona. Ma è umana e, in quanto tale, alla fine riesce ad accettare sé stessa e a essere libera.
PIGGY è anche una storia di redenzione. Perché se non riusciamo a spezzare il ciclo della violenza, continuerà all’infinito. Il cinema non può cambiare il mondo, ma può mostrarci la vita da una prospettiva diversa. Mettersi nei panni dell’altro è importante e una volta che lo si fa, non si può più guardarlo allo stesso modo.
Come disse Marcel Proust: “Un vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”. Questo è PIGGY. Quella del viaggio dell’eroe è una storia trita e ritrita, così come lo sono le storie di formazione di ragazzine innamorate che scoprono la sessualità. Ma non
abbiamo mai visto la storia di una ragazza come Sara, imperfetta, vittima del suo aspetto e del ruolo assegnatole dalle persone che vivono nel paesino in cui, per caso, è nata. Una ragazza che commette un errore imperdonabile e, senza compromessi, riesce a capire e perdonare sé stessa e a emergere come l’eroina della storia.
Mi piace l’idea del “fidanzato cattivo”. L’adolescenza ci cambia, la pressione ci spinge a perdere la verginità o a dare il primo bacio il prima possibile. La più vaga manifestazione di interesse da parte di un ragazzo risveglia improvvisamente un coro di cosiddetti amici che ti spinge verso questo rito di passaggio.
REGISTA PER LA PRIMA VOLTA
PIGGY è il mio primo film. È una storia che mi sta a cuore, che pulsa dentro di me, ambientata in un luogo familiare e autentico. È una storia semplice, con pochi personaggi e poche location, che siamo riusciti a girare con il budget a nostra disposizione. È vero che era artisticamente ambizioso, ma era un progetto per cui mi sentivo assolutamente a mio agio grazie ai miei oltre 20 anni di esperienza come autrice e regista di centinaia di episodi di telefilm.
Come disse una volta David Lean: “I film belli possono essere realizzati solo da una troupe di maniaci appassionati”. È stato meraviglioso condividere questa esperienza con un team incredibile e che mi ha sempre sostenuta. Insieme abbiamo trasformato quello che era nato come un progetto molto personale in qualcosa di nostro. Inoltre, è stato un vero piacere lavorare con alcuni dei più grandi talenti della Spagna, tra cui Laura Galán, Carmen Machi e Pilar Castro.
GENERE
La maggior parte dei film dell’orrore parla della nostra paura dell’altro. In PIGGY, l’altro siamo noi. La paura dell’altro è insita nell’adolescenza e nei corpi non conformi. L’horror è il genere perfetto per affrontare questioni importanti. Se è vero che il cinema sociale può
andare più in profondità, la sua portata è quasi sempre limitata a un pubblico già convinto. Grazie ai film dell’orrore, lo spettatore entra in contatto con i sentimenti del protagonista, i sentimenti di Sara, e questo aiuta a creare un’analogia tra il film e il mondo reale. “Potrebbe accadere a te.
Potrebbe accadere ai tuoi figli, qui e ora.” È una chiamata alle armi attraverso un’emozione grezza. La violenza è una costante nella società e nei film di genere. La differenza sta nel modo in cui scegliamo di affrontarla. La violenza come prova della nostra fragilità e motore delle nostre paure, come stimolo per affrontarle e superarle. I film di genere mostrano raramente dolore, perdita o senso di colpa. Qui, quel dolore e quella perdita sono al centro dell’azione. Ogni azione, ogni morte ha una conseguenza. Ogni vittima ha un nome. Le famiglie subiscono le loro perdite.
LOCATION
PIGGY è un horror ambientato sotto il cocente sole estivo spagnolo. Lo stile ricorda il classico di Chicho Ibáñez Serrador Ma come si può uccidere un bambino? e le storie di Stephen King con un tocco spagnolo. Con i ghiaccioli Calippo, le sieste, i tori, i balli all’aperto, le signore che si crogiolano nella brezza della sera e, naturalmente, la paura di “quello che potrebbero dire i vicini”. Una società apparentemente benevola che nasconde un lato molto cupo.
Un popolo assolutamente indifferente agli adolescenti, nonostante in giro ci sia qualcosa che, letteralmente, li uccide. Un modo per mostrare la violenza quotidiana al cinema, mettendola in primo piano. Una violenza perpetua normalizzata, trasmessa dai genitori ai figli. Villanueva de la Vera, Estremadura.
Il luogo in cui sono cresciuta e che conosco come le mie tasche. Bloccata a metà strada tra i giorni nostri e gli anni ’80 a causa della povertà e della mancanza di infrastrutture. Un luogo in cui le auto in circolazione sono vecchie di circa 20 anni e lo shopping migliore, lo si può fare al mercato settimanale. Eppure, non si sa come, tutti hanno l’ultimo modello di cellulare.
È una location che esalta un’atemporalità da incubo, che provoca l’empatia dello spettatore adolescente nei confronti dei personaggi, così come la nostalgia dello spettatore più anziano nei confronti delle proprie estati adolescenziali. Un paesino con poche strade e luoghi tutti uguali, che risultano però diversi ogni volta che Sara cambia e vive momenti particolari della sua vita in modo differente.
PAROLE FINALI
Quando abbiamo paura, ci sentiamo impotenti. È un’emozione passiva che tenta di allontanarci da ciò che sta accadendo. Sara è definita dalla sua passività, da ciò che non fa, così come noi definiamo noi stessi da ciò che permettiamo che accada. E questa mancanza di azione ci definisce. Come dicono i maestri dell’horror moderno, i mostri non vivono negli armadi, i mostri vivono dentro di noi. E a volte vincono.
Carlota Pereda – Note biografiche
Nata nel 1975 a Madrid, Carlota Pereda è una regista di film e serie drammatiche. Dopo essersi diplomata all’ECAM (Escuela de Cinematografía y del Audiovisual de la Comunidad de Madrid), ha iniziato la sua carriera come autrice, regista e supervisora alla sceneggiatura in serie TV come Periodistas, Acacias 38, El secreto de Puente Viejo, Lex, Los hombres de Paco e Águila roja, per la quale è stata nominata all’Iris Award della Television Academy.
Il suo primo cortometraggio, Las Rubias, è stato selezionato in più di 140 festival nazionali e internazionali e ha vinto premi prestigiosi. Cerdita (Piggy), il suo secondo cortometraggio da regista, è stato selezionato in più di 300 festival internazionali, vincendo oltre 90 premi, tra cui il Forqué e il Goya. There Will Be Monsters è il suo ultimo cortometraggio prodotto da Movistar. All’ultimo festival Slamdance, Carlota Pereda ha ricevuto la borsa di studio AGBO, basata sul mentoring dei fratelli Russo, scrittori e registi di Avengers: Endgame.
PIGGY è il suo primo lungometraggio. Presentato in anteprima al Sundance 2022, il progetto è stato selezionato al Focus CoPro di Cannes, vincendo il Pop Up Residency. Ha inoltre vinto il Ventana Sur Award al Ventana CineMad, l’ARRI Award all’European Work in Progress di Colonia e ha partecipato a Oltrecorto al Torino Film Festival e al Co-Production Market della Berlinale.
Laura Galan – Note biografiche
Nata nel 1986 a Guadalajara, in Spagna, Laura Galán è un’attrice che ha iniziato la sua formazione teatrale in tenera età e a 18 anni si è trasferita a Madrid per studiare recitazione alla scuola Arte4. Ha completato la sua formazione con registi e attori come Will Keen, Pablo Messiez e Andrés Lima. Ha partecipato a diversi spettacoli teatrali come Los Mácbez (adattamento di Macbeth), Medea O Sueño (ispirato a Sogno di una notte di mezza estate) e ha partecipato alla trilogia teatrale Las crónicas de Peter Sanchidrián, regia di José Padilla. Da allora, ha fatto diverse apparizioni in serie televisive e film, come L’uomo che uccise Don Chisciotte di Terry Gilliam; Origini Segrete di David Galán Galindo e il lungometraggio CERDITA (PIGGY) di Carlotta Pereda.
Intervista a cast e regista
Hai sempre pensato di trasformare il cortometraggio in un lungometraggio o ci hai pensato dopo che ha avuto successo?
CARLOTA PEREDA: No, non era mia intenzione. Anzi, stavo lavorando a un altro film, Las rubias, ma ho avuto questa idea per PIGGY e sapevo che dovevo assecondarla. Girando il cortometraggio, una delle mie migliori amiche mi ha detto: “Sai, questo, dovresti trasformarlo in un film”. Mi ha messo la pulce nell’orecchio e un giorno mi sono svegliata nel cuore della notte e ho deciso che dovevo per forza raccontare questa storia, perché il conflitto interiore di Sara era troppo grande, troppo potente per non essere esplorato. Inoltre, quando stavamo girando il cortometraggio e provando con Laura Galán, mi sono semplicemente innamorata del suo personaggio.
Quanto della storia è autobiografico?
CP: Beh, ho sempre voluto raccontare una storia di bullismo. In quanto adolescente gay, l’ho provato sulla mia pelle e ho anche cambiato molte scuole, quindi ho visto molti tipi diversi di bullismo. A volte la vittima ero io e a volte stavo semplicemente zitta in modo che non mi prendessero di mira. Ma è stato solo dopo aver visto una ragazza in piscina prima di girare il cortometraggio che ho capito che doveva riguardare la grassofobia, perché è qualcosa a cui le persone non riescono a sfuggire. E la storia doveva svolgersi in piena estate, perché è il momento in cui i nostri corpi sono più esposti. Comunque il bullismo è bullismo, quando si mette in dubbio l’identità o il fisico o qualunque cosa rappresenti una persona, il punto di partenza è sempre quello dell’odio e del bigottismo. Inoltre è un tema a me caro, perché ho una figlia e mi sono sempre chiesta come affrontare la cosa, considerato ciò che i bambini passano da piccoli.
Come hai trovato la tua fantastica attrice protagonista, Laura Galán?
CP: Quando ho scritto la sceneggiatura del cortometraggio, sapevo che dovevo trovare qualcuno di straordinario e mi ci sono voluti due anni. Ho assistito a ogni singola rappresentazione teatrale di nicchia, a recite scolastiche, spettacoli di scuole di teatro, scuole superiori, ho messo poster ovunque, ho fatto casting, ho guardato tutti i film spagnoli esistenti. E poi, un giorno, sono andata a teatro e ho visto questa straordinaria attrice, Laura Galán. All’inizio ho pensato che fosse un po’ troppo vecchia per il ruolo, ma i miei produttori le hanno parlato e mi hanno detto: “Devi conoscerla”. Così l’ho incontrata in un bar e le ho chiesto di farmi lo sguardo con cui si conclude il corto e lei ha centrato il bersaglio. Lavorare con una persona come Laura, molto talentuosa ma anche estremamente intelligente, mi ha dato una certa libertà, perché parliamo la stessa lingua. Quindi scrivere la sceneggiatura del film sapendo che lei sarebbe stata la protagonista mi ha dato grandissima libertà, perché sapevo che avrebbe fatto tutto alla perfezione – e così è stato.
Dopo aver realizzato il cortometraggio nel 2018, sapevi di voler passare più tempo con Sara? E quando è stato deciso che il corto sarebbe diventato un lungometraggio, tu e la regista Carlota Pereda avete collaborato per arricchire di dettagli il personaggio?
LAURA GALAN: È uscito tutto dalla testa di Carlota e io l’ho accettato come un dono. Il successo del cortometraggio ha davvero sorpreso tutti; non pensavamo che sarebbe piaciuto a così tante persone. Carlota, come regista e autrice, ha definito ogni dettaglio del personaggio e, infatti, non mi ha permesso di leggere la sceneggiatura fino a poco prima dell’inizio delle riprese. Carlota ha riposto molta fiducia in me come attrice e io l’ho accettata. È un piacere lavorare con una sceneggiatrice-regista che ti fornisce un personaggio completo.
Sei credibile al 100% come adolescente, quindi è stato davvero sorprendente scoprire che, in realtà, avevi 30 anni quando hai girato sia il cortometraggio che il lungometraggio. Considerato lo scarto di età, come hai incanalato il tuo io adolescente e ci sono somiglianze tra la tua infanzia e quella di Sara, incluso il vivere in una casa dove ci si sente fuori luogo?
LG: L’idea era arrivare all’essenza di ciò che Carlota voleva raccontare con la storia e di mettermi nei panni di questo personaggio, prestarle il mio corpo e la mia anima. E ovviamente la genetica mi assiste perché sembro una ragazzina! Ma non ci sono molti parallelismi. Sono stata fortunata, sono cresciuta in una famiglia molto affettuosa, che mi ha sempre sostenuta e incoraggiata a essere me stessa; ovviamente, come in ogni famiglia, si vedono le paure dei propri genitori e mia madre è sempre stata in sovrappeso e temeva che io ne avrei sofferto. Sara e io condividiamo delle paure simili, come quella dei bulli che possono prenderti di mira a ogni età. Ma non ho esperienza diretta del bullismo, per fortuna.
Le scene di bullismo emotivo e soprattutto fisico sono davvero strazianti – il ruolo di Sara ha richiesto molte emozioni intense. Come ti sei approcciata a queste scene? Gli attori hanno i loro trucchetti per far scorrere le lacrime: cosa hai dovuto fare per raggiungere quello stato d’animo?
LG: Sono state le sequenze più difficili da girare, ovviamente. Questo era il mio primo ruolo da protagonista e non ero sicura di riuscire a farcela. Ma l’ambiente in cui si gira fa tutta la differenza e il set mi è sempre sembrato uno spazio molto sicuro. Ero circondata da una troupe e un cast fantastici e Carlota mi ha presa per mano ogni volta che avevo bisogno di una guida. Abbiamo girato in piena pandemia, eppure tutto è stato fatto con estrema attenzione, in sicurezza e in un ottimo ambiente di lavoro.
Deve essere stato straziante anche per le altre attrici filmare le scene di bullismo; si sono scusate molto?
LG: Hanno davvero sofferto, probabilmente più di me. Prima di girare le scene, si scusavano tantissimo e io rispondevo: “Fate il vostro dovere. Dobbiamo farlo bene, quindi se dovete insultarmi, insultatemi. Solo così renderemo giustizia a Sara e a tutte le vittime di bullismo nella vita reale”. Le ragazze sono adorabili, quindi per loro non è stato per niente facile. E anche per i ragazzi che bullizzano Sara più avanti nel film è stata dura. Ma il vantaggio di avere 35 anni e non 16 è che sono a un punto della mia vita in cui so di avere basi solide e di poter affrontare cose del genere. Forse, se avessi girato delle scene del genere a 16 anni sarebbe stata tutta un’altra storia.
L’horror è un genere da cui di solito sei attratta e un campo in cui vuoi continuare a lavorare?
LG: Mi sono davvero divertita a girare questo film horror e ho appena finito di girare un altro film in cui la protagonista è un personaggio un po’ cupo. La cosa divertente è che nella vita reale mi spavento con niente, ma vedere i trucchi che servono per fare gli horror mi ha aiutata ad avere meno paura. Questo film potrebbe rientrare in tante categorie diverse e una cosa che ho imparato girando sia il cortometraggio che il lungometraggio è che anche i film dell’orrore possono essere luminosi e che i mostri, di solito, non si nascondono sotto il letto. Spesso ci sono seduti sopra
Piggy – La colonna sonora
- Le musiche originali del film sono del compositore Olivier Arson (Che dio ci perdoni, Il Regno, Madre, As bestas: La terra della discordia, Storie per non dormire, La Zona).
- Carlota Perede parla della collaborazione con il compositore Oliver Arson: “All’inizio è tutto molto naturale, i suoni sono quelli dell’estate, poi, quando il film diventa più un horror, la colonna sonora diventa davvero tale. Ho sempre saputo che non volevo molta musica e la poca presente doveva integrarsi organicamente al film. Perché la musica, più di ogni altra cosa, dà il tono al contenuto. Abbiamo discusso molto del tono del film con Oliver e del fatto che doveva essere una progressione. Il film è un mix di generi e toni: inizia come una storia drammatica realistica e, alla fine, si trasforma in una specie di horror fiabesco. Sono molto soddisfatta di quello che ha fatto. Penso che sia uno degli aspetti migliori del film.”
1. Untitled (A Pact) 0:50
2. The Village (Stimuli) 5:28
3. Belly 0:48
4. Pink Theme 1:11
5. Escape Vent 3:02
6. Muted 2:43
7. Anxiety 4:01
8. Pink Theme (Us) 1:45
9. Body 4:03
10. X X X X 3:21
11. Slow Motion 1:36
12. Choir of Actresses 3:17
13. Motorbike 2:55
14. Out (Body) 2:22
La colonna sonora di “Piggy” è disponibile su Amazon.
Piggy – Foto e poster