Pirati dei Caraibi: Oltre i confini del mare – di Rob Marshall: la recensione
Leggi la recensione del nuovo Pirati dei Caraibi con Johnny Depp
Pirati dei Caraibi: Oltre i confini del mare (Pirates of the Caribbean: On Stranger Tides, USA, 2011) di Rob Marshall; con Johnny Depp, Gemma Ward, Ian McShane, Penélope Cruz, Stephen Graham, Geoffrey Rush, Judi Dench, Keith Richards, Kevin McNally, Richard Griffiths, Óscar Jaenada, Astrid Berges-Frisbey, Sam Claflin, Greg Ellis.
Il capitano Jack Sparrow incontra Angelica, una fiamma del suo passato e sembra incapace di capire se si tratti di amore o se lei lo stia usando spietatamente per trovare la leggendaria Fontana della Giovinezza. Quando lei lo costringe a salire sulla Queen Anne’s Revenge, la formidabile nave di suo padre, il pirata Barbanera, per Jack ha inizio un’avventura inaspettata nella quale non sa chi temere di più: Barbanera o la donna dal suo passato…
Usciva nel 2003 La maledizione della prima luna, il film diretto da Gore Verbinski che riusciva nel miracolo di riportare in sala l’attenzione del pubblico sui pirati. Ispirato all’ominimo parco giochi della Disney, e sotto l’egida di Jerry Bruckheimer, il film ottenne un successo straordinario e continuò con altri due capitoli: Pirati dei Caraibi – La maledizione del forziere fantasma e Pirati dei Caraibi – Ai confini del mondo.
Al terzo capitolo la fortuna non cala e la produzione decide di partire con un nuovo episodio: l’intenzione è quella di portare in sala una nuova trilogia. Detto e fatto, con tanto di restyling. Via Gore Verbinski (che se la dà a gambe levate per andare a fare un film bellissimo come Rango), entra Rob Marshall, via i piccioncini Keira Knightley e Orlando Bloom e dentro Penélope Cruz. Per trarre ispirazione, ci si rifà in parte al libro Mari stregati di Tim Powers.
Che cosa cambia nel Pirati dei Caraibi firmato Marshall rispetto alla trilogia di Verbinski? L’immaginario ovviamente resta quello, ma le differenze non mancano. Grazie alla storia di base di Powers, forse si ha l’impressione che la direzione sia più quella di un Prince of Persia (sempre Bruckheimer), con una trama più lineare rispetto ai due capitoli precedenti, nella speranza di recuperare la freschezza del primo episodio.
L’intento in realtà è a suo modo lodevole, ma non basta. È possibile che con del nuovo materiale non si riesca a creare un blockbuster davvero scanzonato? L’originalità si è bruciata col primo capitolo, d’accordo, ma con un nuovo regista (discutibilissimo, ma non si sa mai) e nuovi personaggi le carte per ripartire c’erano tutte. Ma le cose convincenti di questo Oltre i confini del mare sono poche, e va da sé che il momento migliore, riconosciuto da tutti, sia quello dell’attacco delle sirene.
Fa simpatia Penélope Cruz nei panni di pirata, ma la sua Angelica viene sprecata. È un personaggio di certo ambiguo, sensuale e pericoloso, ma il potenziale resta sulla carta: per non sprecarlo tutto, in attesa degli altri due capitoli, e la scena dopo i titoli di coda è emblematica. Ian McShane, il padre Barbanera, è il villain: ma in una storia dove sono tutti un po’ brutti, sporchi e cattivi risulta sinceramente scialbetto.
Nel bel mezzo di una trama che procede per scene in cui Marshall vuole sorprendere lo spettatore più con scenografie strabilianti e sempre diverse che per l’azione, sorprende in negativo anche il poco appeal della storia d’amore tra il sexy “reverendo” Philip e la bellissima sirena Astrid Berges-Frisbey: già li vediamo i fan accaniti, a richiedere a gran voce Will ed Elizabeth.
E Johnny Depp? Pirati dei Caraibi è lui, nessuno dice e dirà mai il contrario, solo che si inizia a rimpiangere il grande attore che fu e che è ancora (Nemico Pubblico di Michael Mann è lì a ricordarcelo). Tra Alice in Wonderland, The Tourist e Jack Sparrow, Depp rischia ormai troppo di restare ingabbiato nei panni del freak senza più sorprendere il pubblico. Tanto Marshall & co. ne annacquano tutte le sfumature definitivamente, anche l’aura di gayness, nonostante una battuta della Cruz (“Cammini come una femminuccia”, dice lui a lei, che risponde: “Anche te!”).
Di momenti gustosi ce ne sono, ma sono relegati ad aspetti secondari e sono situazioni descrittive, come quelle nell’oscura e alcolica taverna con Jack e il papà Keith Richards, oppure a qualche gustosa gag, come nel momento in cui Barbossa, legato assieme a Jack, si stacca la gamba posticcia e al posto di avere un coltello per liberarsi ha un buco con del vino.
Una montagna russa (non travolgente): questo è il Pirati dei Caraibi di Marshall, reduce dal flop di Nine e mai capace di spingere nella direzione che il restyling del franchise prevedeva. E come in ogni montagna russa, ci sono i momenti innegabilmente divertenti, ma se ci si sta sopra 140 minuti ti provoca senz’altro la nausea. Anche per colpa del 3D, of course: funziona sì e no in qualche scena, il resto è piatto. Come il film.
Voto Gabriele: 4
Voto Carla: 6—
Voto Simona: 6,5
Qui il trailer italiano.
Uscito in sala il 18 maggio 2011.