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Predators: le recensioni della critica

Predators è uscito nei nostri cinema il 14 luglio scorso, l’avete visto? Avete letto la nostra recensione? Che ne pensate? Oggi vi facciamo leggere le recensioni della critica della carta stampata: Alessandra Levantesi – La Stampa: Non fosse per gli effetti speciali aggiornati al Duemila, Predators potrebbe essere un fantascientifico degli Anni ’50: un onesto

di carla
pubblicato 20 Luglio 2010 aggiornato 1 Agosto 2020 22:26


Predators è uscito nei nostri cinema il 14 luglio scorso, l’avete visto? Avete letto la nostra recensione? Che ne pensate? Oggi vi facciamo leggere le recensioni della critica della carta stampata:

Alessandra Levantesi – La Stampa: Non fosse per gli effetti speciali aggiornati al Duemila, Predators potrebbe essere un fantascientifico degli Anni ’50: un onesto B movie, con un interprete inusuale per tal tipo di cinema, ovvero il pianista polanskiano Adrien Brody. (…) E’ un consolidato meccanismo di suspense e di solito funziona: sempre che, come nel caso, il regista abbia una certa mano e resti incollato alla pura azione senza pretendere chissà che cos’altro.

Lietta Tornabuoni – L’espresso: Adrien Brody ingrassato di 12 chili di muscoli, Lawrence Fishburn, Alice Braga ed altri ripresentano 23 anni dopo i personaggi dei “Predators”, reclute addestrate da una setta malvagia a distruggere il mondo in terra e in mare. Puerile.

Chris Nashawaty – Entertainment Weekly: Un pasticcio poco ispirato di scene d’azione mediocri messe insieme fino alla bobina finale. Voto: C-

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Amy Biancolli – San Francisco Chronicle: Niente è spaventoso e nulla ha senso. Voto: D

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Roberto Nepoti – la Repubblica: (…) Predators è un mix alla pari di fantascienza e di horror. Gli sforzi di fantasia non si sprecano: il regista Nimrod Antal mette in fila una serie di scontri e ammazzamenti, con la sola variante di un mezzo-matto terrestre (Laurence Fishburne), sopravvissuto da altro invio sul pianeta, che prima offre aiuto ai naufraghi, poi si rivela un’ulteriore minaccia. Piuttosto disgustosi, con le loro bocche serpentine e sibilanti, i giganteschi alieni sembrano imbattibili. A un certo punto (come lo spettatore immaginava) restano vivi solo Royce e la ragazza: potranno riportare la pelle sulla vecchia Terra? Ma la domanda, soprattutto, è un’altra. Che ci fa Adrien Brody nella giungla aliena? Premiato con l’Oscar per Il pianista di Polanski, il bravo attore appare completamente fuori ruolo come mercenario dai nervi d’acciaio; malgrado abbia provveduto a trasformare il suo (un tempo) magro corpo in un insieme di muscoli che, se non possono competere con le masse del suo predecessore Schwarzie, almeno ci provano. Di gente con le braccia grosse è pieno il cinema: c’era proprio bisogno di arruolare un tipo come Brody?

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Boris Sollazzo – Liberazione: (…) Di certo Nimrod Antal, già autore del geniale film ungherese Control, non si sarà scervellato sui massimi sistemi, ma ha comunque fatto il suo lavoro in maniera più che soddisfacente. Rovescia, col produttore Robert Rodriguez, l’ottica e mette insieme avanzi di galera, mercenari, soldati scelti e un medico per sbatterli su un altro pianeta. Dove ci sono dei Predators, che agiscono in uno striminzito ma efficacissimo branco. E a chi ci vuol vedere un accenno provocatorio alle guerre moderne di esportazione democratica non lo prenderemo per pazzo. La sorpresa vera, però, di questo film “coatto” e dal ritmo sostenuto, è il protagonista. Adrien Brody, qui palestrato e non anoressico come ne Il pianista di Polanski. Se la cava bene con armi di grosso calibro e battute (s)cult, non snobba la sfida, forse alcune volte eccede, ma mostra un eclettismo invidiabile. Certo, di sicuro questa volta non vincerà l’Oscar, né il film rimarrà nella storia del cinema, ma di sicuro in questa torrida estate saprà intrattenere e divertire gli appassionati del genere. E in questo periodo in cui le major spesso non rispettano il minimo sindacale di qualità quando si tratta di fare cassa, rischia di essere anche una piccola rarità.

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Massimo Bertarelli – Il Giornale: Che gran pasticcio. Un minestrone di fantascienza intinto nel giallo e nell’horror. Che non aggiunge niente, ma proprio niente, all’infinita sfilza di film(acci) ambientati su pianeti sconosciuti. (…) L’umorismo involontario fa capolino a ogni istante, come quando uno del gruppo, dopo aver sparato con la mitraglietta più colpi che in tutta la Guerra di Secessione, esclama: «Non dobbiamo sprecare». Mentre i superstiti cercano disperatamente un’astronave per tornare a casa, la stessa su cui s’infilerebbe al volo qualsiasi spettatore di buon senso, Brody grida a pieni polmoni: «E adesso troviamo un modo per lasciare questo schifo di pianeta». Perfettamente d’accordo.

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Paola Casella – Europa: (…) L’operazione è riuscita a metà: da un lato la trama di Predators aggiunge poco a quelle precedenti, la sceneggiatura è schematica e i personaggi restano poco più che macchiette, sia perché il copione non dà loro la terza dimensione che perché non si fa in tempo a conoscerli che un alieno li fa fuori. Dall’altro Brody mette tutta la sua abilità recitativa nel rendere interessante il suo personaggio e ci sono almeno due spunti che fanno capire dove Predators sarebbe potuto andare, se avesse osato un po’ di più: innanzitutto sono gli umani a entrare nel territorio dei predatori, poi uno dei personaggi, Noland, è interpretato da Laurence Fishburne come un homage al Marlon Brando di Apocalypse Now (e i cinephile più accorti ricorderanno che Fishburn debuttò appena 16enne proprio nel film di Coppola). Se Antal avesse insistito di più sul cuore nero della storia (ricordiamo che Apocalypse Now era basato su Cuore di tenebra di Joseph Conrad) e sull’ambiguità dei personaggi, contemporaneamente preda e predatore, come ci sentiamo un po’ tutti al giorno d’oggi, il film avrebbe potuto essere davvero interessante e provocatorio. Invece la sceneggiatura di Predators sceglie la via della semplificazione e della retorica, che magari poteva funzionare nei tronfi anni ’80, ma oggi fa sorridere, e rischia di tenere il pubblico ben lontano dalle sale.

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Lou Lumenick – New York Post: Un solido sequel al b-movie classico di Arnold Schwarzenegger. Voto: B