Pride: le recensioni dagli Usa e dall’Italia
Leggiamo insieme le recensioni Americane e Italiane di “Pride”, tratto da una storia vera e diretto da Matthew Warchus
94%. E’ questa la percentuale, mentre scrivo, dei commenti positivi sul sito RottenTomatoes riguardo a Pride. Una bomba. Pride, diretto da Matthew Warchus, è uscito nelle nostre sale l’11 dicembre scorso e racconta una storia vera, lo storico sciopero dei minatori inglesi del 1984 e l’aiuto degli attivisti del movimento gay. Nel cast: Ben Schnetzer, Bill Nighy, Abram Rooney, Paddy Considine, Imelda Staunton, George MacKay, Jim McManus, Monica Dolan, Matthew Flynn, Andrew Scott, Dominic West, Roger Morlidge, Joseph Gilgun. Qui di seguito, oggi, leggiamo le recensioni Americane e Italiane.
Ben Sachs – Chicago Reader: stereotipato, ma anche vivace e sincero.
James Berardinelli – ReelViews: Contemporaneamente toccante e divertente pur essendo rilevante per l’attualità e rispettoso delle questioni coinvolte. Voto: 3.5 / 4
Ty Burr – Boston Globe: divertente, commovente, travolgente.
Kristin Tillotson – Minneapolis Star Tribune: Un film molto piacevole. Voto: 3/4
Bill Goodykoontz – Arizona Republic: Oh, è buonista, non ci sono dubbi. Ma è anche coinvolgente, importante e stimolante. Voto: 4.5 / 5
John Anderson – Newsday: Buonista. Inoltre, manipolativo. E assecondante. Voto: 2.5 / 4
Joe Morgenstern – Wall Street Journal: Accattivante.
Bob Mondello – NPR: il buon umore del film è davvero contagioso.
Randy Myers – San Jose Mercury News: “Pride” evita il melodramma e ti lascia a piedi fuori dal cinema con un groppo in gola e un sorriso sul viso. Voto: 3.5 / 4
Rex Reed – New York Observer: Un film gioioso, ben studiato e liberatorio. Voto: 3.5 / 4
Dave Calhoun – Time Out: è un film gioioso, piena di amore e di calore, ma non ha paura di ammettere la lotta e il dolore. Voto: 5/5
David Rooney – Hollywood Reporter: Uno sciopero favorisce un’unione improbabile di solidarietà tra minatori e gay militanti in questa storia entusiasmante.
Alessandra Levantesi Kezich – La Stampa: Pur avendo ben presente l’autoriale modello del cinema sociale di Ken Loach, Pride diluisce stile e tematiche dentro una struttura di commedia spigliata che non teme di ricorrere al cliché per suscitare ilarità o commozione. Ma l’umorismo non sconfina mai in cinismo, il sentimento non scade nel patetico, lo stare dalla parte della gente non si traduce in populismo. Molto conta che Pride è firmato da Matthew Warkus, teatrante nominato a sostituire Kevin Spacey alla guida artistica dell’Old Vic. Forte di strepitosi successi e di una collaudata esperienza, Warkus ha introdotto con disinvoltura nel film alcuni momenti di musical, come uno scatenato numero di ballo sulle note di Shame Shame Shame; o un magnifico coro che intona Bread and Roses. E se il copione tende ad accumulare troppi temi (esplosione dell’Aids, violenze omofobe, outing) la regia trova sempre il ritmo, il cast è fantastico e il messaggio di solidarietà corroborante e trascinante.
Fabio Ferzetti – Il Messaggero: (…) ben fatto, moderatamente impegnato, insomma per tutti. Attori perfetti, dialoghi brillanti, punte accuratamente smussate. La storia è vera, ma le brutte notizie arrivano tutte dopo i titoli di coda. Il resto è un trionfo di carinerie a cui si perdona molto in nome della buona causa: ma francamente un po’ controvoglia.
Massimo Bertarelli – il Giornale: Trascinante commedia inglese, che rievoca la sorprendente alleanza tra due mondi lontanissimi (…) Un film che appassiona, e volendo commuove, con un cast magnifico.
Natalia Aspesi – la Repubblica: Il valore di Pride è nel racconto di una storia vera con personaggi veri, quella di uno tra gli undici gruppi LGSM, raccolto a Londra attorno alla libreria Gay’s the World in Marchmont Street: che scelse di aiutare i minatori della valle di Dulais nel sud del Galles, seguendo l’entusiasmo del giovane Mark Ashton (Ben Schnetzer) morto nel 1987 di Aids. Il film è fatto benissimo, con grandi attori noti e sconosciuti, capace di rievocare forti sentimenti degli anni 80.