Home Recensioni Provocazioni: il cinema italiano si è dimenticato della “mamma” (Mommy) e di tutto il resto… e che cosa racconta?

Provocazioni: il cinema italiano si è dimenticato della “mamma” (Mommy) e di tutto il resto… e che cosa racconta?

Sono andato a vedere “Mommy” di Xavier Dolan, venticinquenne canadese, e mi domando se c’è un giovane italiano di fare un film simile

pubblicato 21 Dicembre 2014 aggiornato 30 Luglio 2020 19:29

Come tutti i film anche Mommy di Xavier Dolan, premiato al Festival di Cannes, può piacere o non piacere. Può non piacere, ad esempio, perché troppo meditato, ovvero ricercato nello stile e nella sceneggiatura: bellurie estetiche, tecniche (lo schermo piccolo che stringe nelle sue spire il giovane protagonista), bellurie di melò (sentimenti che chiamano sfacciatamente emozione). Può invece piacere e anche molto. E’ capitato a me, anche se di gridare al capolavoro, non me la sento. Il ragazzo regista è bravo, anzi bravissimo (cinque film il suo curriculum, questo è il solo che conosco); bravo, bravissimo anche Antoine-Olivier Pilon, un ragazzo non bello, al contrario, ma di una luminosa energia fisica e soprattutto facciale, il volto cangiante dal riso alla tragedia, in un soffio di tempo. Brave le attrici, bravissime, diverse, capaci di integrarsi nel carattere e nel gioco raffinato delle emozioni.

Si tratta di una storia di differenze e di incompatibilità. Madre (Anne Dorval) ama, riamata dal figlio ma il fuoco della lite e persino della rissa è segnato da piccola brace di affetto, un affetto che preme come lava nei rispettivi vulcani, capace solo di esplodere. L’altra donna, afflitta da una balbuzie intermittente, è del tutto diversa dall’amica madre, cercano di intendersi ma sanno che anche questa è una finzione. Non vado oltre. Il film è lungo, dura due ore e venti minuti. Una voragine. Dolan la annulla con una intensità rara, sia di sceneggiatura e che di regia. Va avanti con il respiro teso e ce lo comunica, incalza, spiazza, incalza, spiazza, su togli ogni speranza di consolazione; tuttavia, il ritmo, soft, prende non abbandona.

Ed ecco il punto. Sono anni che non vedo un film italiano di un giovane regista con la stessa qualità nel copione, nelle riprese, interpretazione, montaggio e tutto il resto. Mi domando: i registi italiani, giovani o meno giovani (anche stagionati) non trattano il tema dei temi (l’affaccio alla vita e ai rapporti tra generazioni) , non ci provano anche se tutti sanno, sappiamo, che sono questioni di attualità nel nostro Paese, oggi in modo particolare e doloroso; perché? I produttori sono ciechi e sordi. Le televisioni hanno gli stessi handicap. I critici preferiscono crogiolarsi nel sociale, dove tutto è stato visto e rivisto, e persino di più. I giornali badano al comico che fa soldi e alle attricette che vengono dalla tv e trovano solo ruoli da escort. Domande.

Le risposte sono in genere banali. I produttori invocano le difficoltà di mercato. Le televisioni non nascondono il desiderio di fare del cinema una sola, unica fiction da niente, e di finanziare un piccolo park di autori che possano far fare loro una bella figura con i loro datori di lavoro: politici, dirigenti delle istituzioni di stato, sfilando ai festival della porchetta di lusso. I giornali stanno al gioco e come loro non pochi, anzi molti, siti televisivi, che hanno azzerato le rubriche di cinema e si affidano a rassegne curate da critici suonati, narcisi, politicanti e affossatori di professione di autori, sceneggiatori, registi.

Questi critici frustrati si sentono potenti e muoiono dalla voglia di essere ciò che non sono: artisti. Facciamo i nomi? Non li facciamo, getteremo uno schizzo d’occhio di bue e su loro, illuminandoli; meglio farli perdere nel loro buio annoso (sono in genere cariatidi che creano i loro più giovani frankenstein).

Quindi, conclusione. In tempi di vacche magre, di aspettative gonfie di boria (il film di Paolo Virzì “Il capitale umano” voluto dai boss candidato all’Oscar), di petti snudati per la gloria, come se fossimo in pieno fascismo, “Mommy” può apparire un traguardo di intelligenza e di merito che non possiamo permetterci. E allora? Sotto le feste, in giorni buoni che hanno bisogno di scosse elettriche, ripeto la domanda: perché “Mommy” appare come una stella cometa?