Qualunquemente – Cineblog incontra Antonio Albanese
Esce oggi nelle sale italiane Qualunquemente (qui la recensione), l’attesissimo esordio cinematografico per il politico calabrese Cetto La Qualunque, partorito dalla mente di Antonio Albanese. Dopo una vacanza (o latitanza) di quattro anni in Brasile, Cetto torna nell’amata Marina di Sopra con una seconda moglie e l’obiettivo di diventare sindaco del paese. Ovviamente la politica
Esce oggi nelle sale italiane Qualunquemente (qui la recensione), l’attesissimo esordio cinematografico per il politico calabrese Cetto La Qualunque, partorito dalla mente di Antonio Albanese. Dopo una vacanza (o latitanza) di quattro anni in Brasile, Cetto torna nell’amata Marina di Sopra con una seconda moglie e l’obiettivo di diventare sindaco del paese.
Ovviamente la politica per lui è un fatto di potere e di “pilu”. Insomma, non troppo diverso da quello che sentiamo in questi giorni dalla cronaca quotidiana. Ma quanto c’è dell’attualità nel personaggio di Cetto? Cineblog lo ha chiesto direttamente ad Antonio Albanese, a Milano per un comizio… ehm… per presentare il film:
Antonio Albanese: Ci tengo a sottolineare che il personaggio di Cetto è nato almeno otto anni fa. Diciamo che per il film è un gran colpo di c… di fortuna che esca in questi giorni, quanta pubblicità gratuita! E in seconda battuta penso che Qualunquemente non debba essere visto come un film anti-berlusconiano. Noi ci siamo focalizzati sulla realtà della politica locale, che a volte è anche peggio di quella nazionale. I politici poi spesso sono frutto di quello che è la società, non solo viceversa…
Quindi pensi che realtà sia peggiore della finzione?
Il film lo vedi da primo momento, è un fumetto: racconta una storia paradossale che curiosamente si intreccia con la realtà degli ultimi anni, lo dimostra la cronaca. Noi però avevamo la necessità di rendere il suo carattere in modo che il pubblico ridesse di lui, senza amarlo ma anche senza odiarlo. C’è un paradosso quando una storia di fantasia improvvisamente diventa uguale alla realtà.
Alcune letture del film hanno accostato il tuo personaggio al cinema neorealista, altre al grottesco dell’ espressionista? Da che parte sta Cetto?
Penso che Cetto sia un personaggio più vicino al realismo. L’espressionismo è un’altra cosa. Cetto è nato nella mia testa almeno otto anni fa. Allora mi dicevano che questa volta avevo esagerato, collegare il sesso alla politica in questo modo. Oggi Cetto La Qualunque è diventato un moderato! Ma se voi conoscete la realtà popolare, Cetto è un personaggio sobrio, credetemi.
Quanto è influito sul risultato del film la direzione di Giulio Manfredonia?
Lo sforzo per mantenere un equilibrio comico nel film è stato molto grande ed è merito di Giulio se siamo riusciti a captare l’essenza del personaggio e a incastonarlo in un film. Lo ringrazio dal primo momento perché il risultato è meraviglioso. Dopo aver visto l’ultimo film di Giulio, Si può fare, ho pensato che fosse lui la persona giusta per fare Qualunquemente.
Il film è coprodotto anche dalla Rai, ci sono stati problemi con la produzione? Dopotutto il tema è piuttosto caldo…
Il film è stato scritto in tempi non sospetti, la sceneggiatura è stata completata più di due anni fa. Non è un film antiberlusconiano come tanti pensano. La produzione da questo punto di vista non ha avuto alcun problema, nemmeno nei rapporti con la Rai che non è intervenuta in alcun modo in senso negativo. Anzi, tutti hanno sempre dimostrato di credere molto in questo film. L’unico ad avere un po’ paura era Domenico Procacci, ma solo perché non è abituato a fare un film che fa ridere.
La casa di Cetto esiste davvero?
La villa dove è stato girato il film esiste davvero, è in zona Bocea oltre il Raccordo. Quando ce la hanno mostrata non potevamo credere ai nostri occhi, il trionfo del kitch. Non abbiamo dovuto aggiungere nulla per sistemarla, anzi addirittura abbiamo dovuto togliere delle cose.
La prossima tappa è il Festival di Berlino. Come pensi che sarà accolto il film all’estero?
Il pubblico straniero vedendo il film potrebbe pensare che finalmente c’è qualcuno che ama a tal punto l’Italia da prendere in giro una classe dirigente che ha del grottesco ma che non cambia mai. Mettere in ridicolo il potere è un atto d’amore, un po’ come aveva fatto Charlie Chaplin con Hitler nel suo capolavoro, Il Grande Dittatore.