Quando la Notte – Cristina Comencini, Claudia Pandolfi e Filippo Timi incontrano pubblico e stampa
Regista e protagonisti commentano il film, in uscita domani nelle sale.
Autrice del romanzo e regista dell’omonimo film Quando la Notte, in uscita domani sugli schermi italiani, Cristina Comencini ha incontrato pubblico e stampa presso La Feltrinelli di Piazza Piemonte, a Milano. Di seguito vi riportiamo alcuni estratti dell’interessante chiacchierata con la regista e con i due protagonisti della pellicola, Claudia Pandolfi e Filippo Timi. In apertura una breve clip audio della serata, con un divertente aneddoto sulla lavorazione del film. Qui c’è il trailer, qui le foto scattate al Festival di Venezia.
La trama del film la conoscerete già tutti, è stata ampiamente riportata da infiniti quotidiani e periodici, fin da quando non erano ancora iniziate le riprese; anche da noi. E allora per una volta lo chiediamo a Cristina Comencini di raccontarci di cosa parla Quando la Notte.
Cristina Comencini: Il nodo del racconto è la maternità, ma non la maternità come un affare solo delle donne, ma come qualcosa che interessa profondamente l’uomo e che mette in contatto – nelle differenze e nella profondità della diversità – l’uomo con la donna. In questo caso non si tratta di un marito ed una moglie, si tratta di un uomo ed una donna che sono molto diversi, che vengono da esperienze e storie totalmente differenti e che si incontrano solo due volte; ma che sono essenziali l’uno all’altra. Lei per la prima volta ha il coraggio di dire che la maternità, l’essere madre, è una cosa che mette fuori la donna, non un’idealizzazione, non una Madonna. Questa donna è molto giovane, è una madre normale, è sola perché porta il bambino – che non dorme, che è nervoso – in un posto salubre. E’ sola con un bambino di due anni che non parla. Ma è una solitudine che era già in lei quand’era in città con la madre, con le sorelle e con la famiglia, perché la maternità pone l’essere umano donna in una situazione di solitudine. Incontra un uomo che ha un pessimo rapporto con le donne e proprio per questo si mette, dalla notte dell’incidente, sulle tracce della verità che lei non osa dire a nessuno, meno che mai al marito. E dunque in qualche modo c’è un cerchio che il romanzo tenta di narrare – ma non di chiudere perché la cosa bella delle storie è quando regalano ad ognuno di noi delle suggestioni, delle verità, delle emozioni che poi ognuno mette e ritrova nella propria vita come vuole – e che unisce l’essere madre di un bambino all’essere madre di un uomo. Unisce la procreazione e la mette al centro del rapporto fra un uomo ed una donna. Dice che la madre idealizzata crea nell’uomo una totale mancanza di conoscenza della donna e intorno a questi temi che non vuole chiudere, la storia non vuole spiegarli ma solo raccontarli, c’è il fulcro della storia; una storia che gira intorno ad un tabù: la madre è un tabù. Il libro ed il film cercano di incrinare questo tabù. di dare la possibilità di entrare in contatto con qualcosa di molto umano, di molto imperfetto, che non è un istinto, è un lavoro culturale che le donne fanno sacrificando parte della propria vita e l’uomo lo deve vedere. E nel film lui lo vede.
* Sulla lavorazione del film:
Claudia Pandolfi Girare ad una temperatura così rigida non è facile. Le condizioni erano davvero estreme. Però più si allontana il giorno della fine delle riprese e più mi rendo conto di quanto sia fuori luogo lamentarsi. Adesso a me quell’esperienza un po’ manca. Sì, è vero, abbiamo girato in condizioni proibitive, sono stata costretta a stare tanto tempo lontano da mio figlio – perché anche io sono una giovane mamma come il mio personaggio, Marina, e in quel periodo avevo, tra l’altro, appena superato quella piccola deriva emotiva che vive anche lei – e trovarmi lassù per tanto tempo con una donna come Cristina a dirigermi, che è a tratti rocciosa come la montagna e a tratti materna come non è mai stata mia madre, è stato un lavoro psicologico, emotivo e anche fisico davvero estremo. Ma mi interessava moltissimo interpretare questa donna perché man mano che leggevo di lei, man mano che scoprivo che tipo di donna era, piano piano svelavo i miei segreti e l’inadeguatezza di mamma che mi ha sfiorato ed è stato molto liberatorio poter interpretare una ragazza a disagio, che si sente sbagliata come mi sono sentita sbagliata anche io, per fortuna per poco tempo.
* Su Venezia e le polemiche sorte in seguito alle risate in sala durante la proiezione stampa:
Cristina Comencini: Quando la notte è un film molto serio, molto delicato, ma anche tosto. È sicuramente il film più bello della mia carriera. A Venezia non è andata così, non ci sono state queste cose, la stampa ha riferito male. E’ stata una cosa abbastanza organizzata e io la commento dicendo che il film è di una tale forza (sono reduce da Londra, da Mantova e da una rassegna in Israele, le persone che l’hanno visto hanno avuto solo commenti positivi) che quello che è successo a Venezia non ha niente a che vedere col film, il film è serio e teso e non ha nessun compiacimento, nessun cedimento…ma ha piuttosto a che vedere con altre cose che ho fatto e di cui non mi pento perché penso che siano state cose importanti.
Filippo Timi: Quelli che hanno ‘rotto’ a Venezia sono stati solo in cinque o sei ed è successo solo alla prima delle proiezioni. Alle altre tre ci sono stati solo applausi e commozione. E comunque li abbiamo anche individuati i responsabili, perchè c’eravamo, eravamo infiltrati…
* Sull’imminente uscita del film nelle sale, sulle aspettative, le speranze e sulla partecipazione ai Festival:
Claudia Pandolfi: Ancora abbiamo suggestioni e comunque tutte positive. E’ bello per quanto mi riguarda allontanarmi dal momento veneziano perché i Festival sono pieni zeppi di cose interessanti e belle ma anche di dinamiche molto aliene, di rapporti fra le persone falsati vuoi per la fretta, vuoi perché ci si accalca…Sono abbastanza fredda, devo dire la verità, perché se seguissi ogni film come se fosse un figlio non ne verrei fuori. Sono talmente presa quando giro un film che dal momento in cui finisco di girare è proprio come se il film fosse un figlio ormai adulto che va per la sua strada e gira per il mondo. Sono felice di sapere che sta bene, però preferisco che viva la sua vita e che faccia le sue conquiste. Questo non vuol dire che non mi interessi la sorte dei film che faccio, soprattutto di quelli che amo. E questo è uno di quelli che ho amato tanto e che mi ha emozionato rivedere. La reazione delle persone è sempre stata molto bella.
Filippo Timi: Anche io ho avuto un sacco di feed-back positivi, fin da Venezia. Io spero che faccia un sacco di soldi. Miliardi! E’ un film molto bello in cui niente è scontato. Ha dentro tante di quelle sfaccettature che lascio al pubblico il giudizio. Ad una donna può arrivare un sentimento, ad un altro qualcos’altro…
* Sui sentimenti forti ed estremi:
Claudia Pandolfi: Con i sentimenti estremi ho un rapporto… estremo! I sentimenti li puoi vivere in molte misure, o in maniera assolutamente pacata o necessariamente con dei picchi. Senza quei picchi mi considero morta. Quindi in certi momenti della mia vita succede sempre che mi trovo in situazioni, da sola o con altre persone, che mi fanno vivere delle emozioni fortissime. Parliamo dall’ambito sessuale alle relazioni con gli altri o alla solitudine profonda. Mi sono sempre scontrata con le tinte forti della vita.
Filippo Timi: Esistono solo le emozioni estreme. Non considero le altre come vita. C’è un termine di Carmelo Bene che descrive perfettamente il resto: “Vivacchio”. Io se non le porto alla morte le situazioni ed i sentimenti è come se non li avessi vissuti.
* Sulle differenze e le similitudini libro-film. Sulle suggestioni che potrebbero essere andate perse nel passaggio dalla parola scritta alle immagini sullo schermo:
Claudia Pandolfi: Il racconto lascia spazio alla suggestione, all’espressione visiva, alla musica. Sono emozioni diverse, quindi quello stesso racconto esiste con mille altre forme di narrazione. E’ purtroppo o per fortuna la grossa differenza fra il verbo ed il racconto visivo. Tra l’altro noi abbiamo fatto un grande lavoro per togliere tante battute. Già ce n’erano poche poi Cristina ha voluto ancor di più ridurre all’osso. Anche a noi ci sembrava spesso superfluo, bastava quella tensione che io sento, anche da spettatrice.
* Sulla scelta dei protagonisti:
Cristina Comencini: Claudia Pandolfi e Filippo Timi hanno fatto il primo provino insieme, anzi il primo provino in assoluto che ho fatto per il ruolo di Marina e Manfred. Loro avevano capito subito che sarebbero stati scelti. Mi hanno detto di essere andati a prendere un caffè, dopo, e di esserselo detto: “ci prenderà sicuramente”. Io no. Hanno fatto un provino bellissimo, ma non ci si può fermare alla prima pescata. E poi mi sembrava giusto metterli alla prova e confrontarli con altri. Ho fatto molti altri provini ad attrici e attori bravissimi, praticamente tutti i maggiori nomi della loro generazione nel panorama cinematografico italiano. Ma alcuni erano troppo giovani, altri avevano un accento troppo marcato di regioni del centro o del sud…perciò alla fine Claudia e Filippo mi sono sembrati gli unici Marina e Manfred possibili.
Festival di Venezia 2011 – le foto ufficiali di Quando la Notte