Home Notizie Quando sento la parola ricerca usata a sproposito, quasi sempre, mi pare che l’infarto sia a portata di tv

Quando sento la parola ricerca usata a sproposito, quasi sempre, mi pare che l’infarto sia a portata di tv

Una storia lontana, rievocata alla Cineteca Nazionale – Cinema Trevi, ricorda storie vicine

pubblicato 12 Aprile 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 15:50

Faccio i nomi a caso di alcuni dei ventuno film degli Sperimentali Tv della Rai che la Cineteca Nazionale di Roma presenterà al Cinema Trevi, via Puttarelli, Roma, dal 16 al 19 aprile. Ecco gli autori dei primi due giorni di proiezione, pomeriggio 17 e sera 21: Gianni Amico (Il nostro amore è come un mare), Sergio Bazzini (Il visitatore), Paolo Benvenuti (Medea un maggio), Giuseppe Bertolucci (Andare e venire), Gianni Barcelloni (Abramo in Africa), Gianluigi Calderone (Bella presenza), Peter Del Monte (Le parole a venire), Maurizio Ponzi (Stefano junior), Alessandro Cane (La stretta)… gli altri nomi con relativi titoli li farò più avanti, in questi giorni.

Sono nomi in genere piuttosto conosciuti, alcuni sono di scomparsi, il resto si tratta di registi e autori che hanno fatto strada, fuori e dentro la Rai, fuori e dentro la tv, fuori e dentro il cinema. Era questa l’ambizione degli Sperimentali Tv con cui, finalmente, la Rai capì che doveva fare qualcosa alla soglia degli anni Settanta per tentare di apprendere più di qualcosa dal cinema, e dal teatro, novità di contenuti e di linguaggio.

Fui chiamato, avevo ventisette anni, a occuparmi di questo da Carlo Livi e Angelo Guglielmi, due dirigenti della Rai. Ma scoprii subito che, al di là delle intenzioni serie, i soldi erano pochi, pochissimi; e che il resto della azienda era guidata da dirigenti che vedevano col fumo negli occhi anche solo una larvata concorrenza. Non mi persi di coraggio. Il budget era basso? Bene, avremmo provveduto con il basso, bassissimo costo, semplificando storie e relative ambientazioni, cercando registi, attori, costumisti, direttori della fotografia disposti a scommettere sul risultato e a partecipare ad una attività che di questo tipo era praticamente sconosciuta in Rai, e altrove: bisogna ricordare che la Rai funzionava in regime d monopolio e attingeva, se e quando attingeva, al Centro Sperimentale, da dove sono usciti registi come Bellocchio, la Cavani e molti altri, nonché attori e tecnici.

L’entusiasmo che trovai in giro, in una Roma che era la seconda capitale del cinema dopo Hollywood, fu grande, incoraggiante. Ci mettemmo al lavoro. Uno dei primi registi fu Gianni Amelio, che non figura nella rassegna perché è stato proiettato al Trevi più volte, anche di recente. Il piccolo grande film era “La fine del gioco”, uno dei migliori di Amelio, un lavoro a cui lui stesso ha fatto riferimento, una sorta di bacino di creatività e fantasia. Un altro dei primissimi fu Alessandro Cane, che ci ha lasciati qualche anno fa. Diresse “La stretta”, un racconto semplice e crudo sulle periferie operaie di Milano. E con lui, tra i primissimi, c’era Gianni Amico, cresciuto all’ombra di Bernardo Bertolucci, che girò “Il vostro amore è come il mare”, ritratto di un New York all’epoca dei figli dei fiori, del rock, della contestazione, del pacifismo (c’era la guerra del Vietnam).

Voglio ricordare, per dare conto della varietà dei temi e delle forme, il film “Bella presenza” di Gianluigi Calderone: la vicenda di una ragazza che aspira a un lavoro nei moderni negozi del centro e deve cercare appunto la bella presenza secondo modelli suggeriti da esperti. Infine, un’ultima citazione per Giuseppe Bertolucci, che con “Andare e venire”, interpretato da Laura Betti, esordì e cominciò una brillante carriera che si è conclusa con la sua scomparsa un paio di anni fa.

Facemmo ricerca allora. In mille modi. Senza enfasi, con misura e sforzi di ogni tipo. Credo che una situazione così non si sia più creata, se non in nome della bugia, di una parola usata a sproposito, di megalomania senza destino. Roba da far venire l’infarto. Il racconto continua…