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Stasera in tv: “Quasi nemici – L’importante è avere ragione” su Rai 3

Rai 3 stasera propone “Quasi nemici – L’importante è avere ragione” commedia del 2017 di Yvan Attal con protagonisti Daniel Auteuil: e Camélia Jordana.

4 Agosto 2021 09:59

Cast e personaggi

Daniel Auteuil: Pierre Mazard
Camélia Jordana: Neïla Salah
Yasin Houicha: Mounir
Nozha Khouadra: madre di Neïla
Nicolas Vaude: Gregoire Viviani
Jean-Baptiste Lafarge: Benjamin de Segonzac
Claude Perron: donna col cane
Virgil Leclaire: Keufran
Zohra Benali: nonna di Neïla
Damien Zanoli: Jean Proutot
Jean-Philippe Puymartin: presidente dei concorsi
Paulette Joly: Madame Mazard
Eddy Suiveng: cliente

Doppiatori italiani

Luca Biagini: Pierre Mazard
Domitilla D’Amico: Neïla Salah
Alessio Puccio: Mounir
Alessandra Cassioli: madre di Neïla
Teo Bellia: Gregoire Viviani
Davide Perino: Benjamin de Segonzac
Federico Viola: Keufran
Daniela Debolini: nonna di Neïla
Daniele Di Matteo: Jean Proutot
Paolo Vivio: cliente

La trama di “Quasi nemici”

Una sfavillante lezione di retorica, un duello a colpi di eloquenza per affermare che “La verità non importa, ciò che importa è avere sempre ragione”. È quello che Pierre Mazard, noto professore di un’autorevole università parigina, cercherà di insegnare a Neïla Salah, giovane studentessa della banlieue. Dopo uno scontro verbale con la ragazza, per evitare le conseguenze il professore accetta di prepararla per una importante gara di eloquenza. Cinico e determinato, Pierre potrebbe diventare la guida di cui Neïla ha bisogno. In un incessante sfida a colpi di battute, dialoghi taglienti e lontani dall’essere politicamente corretti, i due si troveranno a dover superare i pregiudizi che nutrono l’uno per l’altra, il professore utilizzando la sua conoscenza e il potere della provocazione, e Neïla semplicemente essendo se stessa: luminosa, viva, intelligente.

Curiosità sul film

  • L’attore Yvan Attal, interprete di oltre quaranta film, con “Quasi nemici” è al suo settimo film da regista, definisce Quasi nemici un film “al tempo stesso politico e sociale, ma anche leggero e brillante”. Un film in cui la parola e il suo potere hanno un ruolo fondamentale per difendere se stessi e gli altri.
  • Una parte consistente di “Quasi nemici” è stata girata nei locali dell’Università Pantheon-Assas, alla Sorbona, vicino al Pantheon, nonché nella Biblioteca Sainte-Geneviève, nel 5° arrondissement di Parigi.
  • Victor Saint Macary e Yaël Langmann hanno scritto “Quasi nemici” pensando a Melha Bedia e Fabrice Luchini per le parti principali. Successivamente i ruoli sono andati a Camélia Jordana e Daniel Auteuil.
  • Le musiche originali di “Quasi nemici” sono del compositore Michael Brook (Stronger – Io sono più forte, Brooklyn, 3 Generations – Una famiglia quasi perfetta, Il volo del falco).
  • La colonna sonora include il brano “Inner City Blues (Make Me Wanna Holler)” di Marvin Gaye.

Interviste a cast e regista

Il regista Yvan Attal racconta la genesi del film.

Mi è stata offerta la sceneggiatura. Una commedia su una ragazza, un po’ “maschiaccio”, che nel suo quartiere popolare fa rap, gioca a calcio, ma allo stesso tempo frequenta la Scuola di Giurisprudenza all’Università di Pantheon-Assas. Il soggetto mi colpì subito – l’idea di raccontare il percorso di una giovane donna che rifiuta di adattarsi alla realtà in cui vive per costruirsi un futuro. Per il film ho scelto i toni della commedia, e questa è stata la direzione che ho voluto seguire come regista. E i produttori Dimitri Rassam e Benjamin Elalouf mi hanno seguito su questo.E’ una ‘dramedy’, come dicono in America. Visti i dialoghi brillanti si potrebbe pensare che sia un film tutto da ridere, ma è anche capace di commuovere e sollevare alcune riflessioni… Sono incapace di fare un film senza elementi di commedia. Mi castrerebbe! Forse un giorno dirigerò un film drammatico, perché la gente mi prenda sul serio. Direi piuttosto che “Quasi nemici! è un film al tempo stesso politico e sociale, ma anche leggero e brillante, basato su un personaggio,  una francese di origine algerina, vittima del modo in cui oggi le persone sono confinate in categorie o intrappolate dai pregiudizi, ma vittima anche di se stessa  e del suo ambiente… In realtà mi sento molto legato a questa storia: in qualche modo rispecchia il mio percorso personale. Quando Camélia Jordana dice, “Io sono Neila Salah, nata a Créteil, la figlia di…” mi torna alla mente la mia giovinezza nei  casermoni di Créteil dove sono cresciuto, e dove il teatro mi diede l’opportunità, grazie al duro lavoro e allo studio, di aprire me stesso al mondo. È necessario che  impariamo a capire il paese in cui viviamo e a fare uso della sua eredità storica e  culturale. Grazie ai nostri autori e filosofi, noi sappiamo che dobbiamo pensare,  per noi stessi, il che ci obbliga a interrogare noi stessi.

Daniel Auteuil parla della sua prima collaborazione con il regista Yvan Attal.

Per risponderti, direi che generalmente una persona somiglia a ciò che fa, e penso che i film di Yvan siano un po’ come lui. Mi sono sorpreso per il suo modo di essere. Il suo entusiasmo, la sua energia, giovinezza e generosità, e persino per le sue contraddizioni… Lavorando con lui, ho riscoperto tutto quello che immaginavo di lui. Ci conoscevamo solo un po’. Claude Berri ci aveva presentati durante le riprese di “L’un Reste, L’autre Part”, e dopo allora ci siamo incrociati di sfuggita…Ma negli ultimi anni è stato una delle persone con cui avrei voluto lavorare, sia come attore che come regista. Ora che hai lavorato con lui, cosa dici dell’Yvan Attal regista? L’importante è che Yvan aveva un’idea precisa di cosa voleva fare. Come attore, arrivo sempre sul set piuttosto neutrale, la mente aperta. Quanto al mio personaggio, immaginavo un uomo arrabbiato e Yvan voleva da me che esteriorizzassi questa rabbia. Dato che il ruolo è basato principalmente sulle parole, dovevamo anche stilizzare le cose, per evitare di risultare noiosi sullo schermo. Ne abbiamo parlato e ho capito perfettamente cosa volesse ottenere. E tutto è andato per il meglio… Vedi, recitare con un regista che è anche attore è sempre un’esperienza piacevole, perché lui conosce tutti i meccanismi. Sa cosa può chiedere a un attore, e sa come chiederlo.

L’attrice Camélia Jordana nota come musicista e cantante parla del film e del suo personaggio.

Il ruolo di Neila in “Quasi Nemici” è fuor di dubbio un importante passo nella costruzione della tua carriera cinematografica. Tutti i ruoli che hai scelto fino ad oggi sono stati piuttosto impegnativi e interessanti, in Due sotto il burqa, Nous Trois Ou Rien e Bird People…Ho la fortuna di essere il punto di riferimento di un progetto musicale, e penso che i progetti cinematografici nei quali sono stata coinvolta abbiano significati simili a quanto voglio dire con la musica. Quel che guida le mie scelte nel cinema sono innanzi tutto una sceneggiatura, e quindi un regista e un cast. Per me un film deve evocare una causa per la quale voglia impegnarmi, alla quale mi senta vicina. E immagino che il personaggio di Neila corrisponda a queste categorie… Naturalmente. È un personaggio che mi ha profondamente commosso quando ho letto il copione. Neila è una giovane donna che ha capito che la lingua è un’arma e che imparando a usarla potrà difendere se stessa e chi avrà bisogno di lei. Ho veramente amato avere a che fare con questa intelligenza… Mi è piaciuta anche l’idea dell’incontro tra due generazioni, Neila e Pierre Mazard. Che si affrontano senza essersi mai incontrati prima, anche se entrambi sono cresciuti nello stesso paese e condividono la stessa cultura. Si incontrano solo perché Neila è arrivata in ritardo alla sua prima lezione con Mazard, e l’incontro è piuttosto esplosivo! Ma la vita fa in modo che ognuno abbia bisogno dell’altro per raggiungere i propri rispettivi obiettivi… Trovo realmente molto interessante che il film affronti il tema del ‘vivere insieme’, ma senza mai diventare didascalico o sottolineare qualcosa. Aggiungo che mi è piaciuto molto che Yvan chiuda il film con la frase: “Signorina Salah, può parlare.” Ho la sensazione che quelli della mia età siano oppressi da un’immagine nutrita di disillusioni. La nostra generazione è pressoché amorfa, spettrale, inchiodata ai cellulari come estensioni di se stessi; da un’altra prospettiva, però, è quella stessa gioventù che non ha necessariamente accesso a tutte quelle cose di cui ha sempre sentito parlare e che ha deciso di prendere la vita nelle proprie mani per ottenerle… Quel che è buffo è che anche questo dipende dall’uso delle nuove tecnologie, il flusso, l’istantaneità permanente, la possibilità di far diventare realtà i propri desideri dicendo; “Non appartengo alla generazione dei miei genitori, io posso ottenete tutto ciò che voglio”. C’è un altro tema importante nel film, trasmettere cose… conoscenza, cultura, la lingua francese, splendidi testi… E questa trasmissione segna Neila e Mazard, a dispetto delle loro differenze, perché hanno bisogno l’una dell’altro.