Quel treno per Yuma: incontro con Russel Crowe
Quel treno per Yuma di James Mangold; con Russell Crowe, Christian Bale, Peter Fonda, Gretchen Mol, Ben Foster, Logan Lerman, Kevin DurandConcordo pienamente con la recensione del nostro dr apocalypse: il film è strepitoso, il “duello” Crowe/Bale è affascinante, i comprimari all’altezza. Ma passiamo a quello che il mitico Russel Crowe ci ha raccontato direttamente,
Quel treno per Yuma
di James Mangold; con Russell Crowe, Christian Bale, Peter Fonda, Gretchen Mol, Ben Foster, Logan Lerman, Kevin Durand
Concordo pienamente con la recensione del nostro dr apocalypse: il film è strepitoso, il “duello” Crowe/Bale è affascinante, i comprimari all’altezza.
Ma passiamo a quello che il mitico Russel Crowe ci ha raccontato direttamente, sul suo personaggio, sul rapporto Ben Wade/ Dan Evans (interpretati da lui stesso e da Bale) sul suo rapporto con il cinema western e sui suoi progetti futuri.
Come ha costruito il suo personaggio? Ha detto la sua anche sui costumi che Wade avrebbe dovuto indossare?
Voglio dare sempre il mio contributo per la costruzione di un personaggio anche nei costumi.
In questo caso il modo di vestire di Ben Wade è complementare al suo modo di essere.
Wade non è il solito bandito, che veste da semplice Cow Boy. Si sente anche nel film: ha messo a segno 22 rapine con 400mila dollari di profitto.
Parla di una casa al di là del confine: io immagino che abbia una bellissima fazenda dove può godersi i soldi che ha.
E’ un personaggio di successo, capace di assaltare un treno e di godersi la bella vita.
Si vede dai particolari che è ricchissimo: la sua pistola “la mano di dio” ha un crocifisso d’oro sul manico.
Si è ispirato a qualche personaggio del western classico in particolare?
Io non amo il western americano: ha un’etica troppo semplicistica. Il buono e il cattivo, punto.
Più che il western americano amo il western alla Sergio Leone o quello australiano.
Dei film di John Wayne apprezzo solo quelli in cui si può leggere una vena umoristica.
Quel treno per Yuma va ben al di là della concezione manichea del buono e cattivo.
Ciò che mi ha colpito in questo film è come viene presentato il “cattivo”.
Non ci si rende conto di quanto sia veramente cattivo: nel corso del film ci sono indizi che possono fare intravedere la sua malvagità, ma allo stesso tempo può sembrare affascinante.
Come definirebbe il rapporto tra Ben Wade e Dan Evans: nasce forse nei confronti del suo carceriere qualcosa di simile alla “Sindrome di Stoccolma”?
In realtà la sensazione che ho è che il mio personaggio non ha mai avuto un problema con Dan Evans, non lo ha mai considerato una minaccia.
Ciò che lo colpisce è la sua determinazione, la sua voglia di riscatto agli occhi della moglie e soprattutto del figlio, la sua necessità di insegnare al figlio cosa voglia dire essere un uomo onesto.
Non ha nessuna intenzione di vederlo morire, diversamente da quello che gli accade con Byron McElroy (il cacciatore di taglie interpretato da Peter Fonda) o con Tucker (interpretato invece da Kevin Durand).
Potrebbe farci un confronto con il film del ’57?
Il film del ’57 non aveva lo stesso budget che ha avuto il nostro.
Fu girato interamante in una stanza, era quindi molto claustrofobico e anche l’arco temporale era ristretto rispetto al nostro.
Noi abbiamo allargato la piattaforma del film: ciò che colpiva della pellicola del ’57 era il dialogo.
Nel nostro film il rapporto tra i due personaggi è stato approfondito.
Dan Evans ha ben tre giorni per vedere all’opera Ben Wade: non è colpito solo dalla sua leggenda, non sente solo narrare di quanto sia veloce a sparare o abile ad uccidere.
Tutto questo alza sicuramente la posta in gioco.
Inoltre non ci siamo dovuti confrontare con la morale e la conseguente censura tipica degli anni ’50.
Quel treno per Yuma non è un film degli studios, ma un film indipendente: altrimenti sarebbe stato molto più caro e ci sarebbe stare minore libertà nelle scelte artistiche.
In questi anni s’è visto un ritorno del genere western, ma molti film non hanno storie originali.
La cosa che più mi è piaciuta in Yuma è che i personaggi sono diversi.
Certo il western ha dei suoi elementi classici: il Paese che si apre al progresso; la costruzione della ferrovia.
Ma in Yuma ciò che colpisce è l’analisi dell’anima e del cuore dei personaggi.
Che tipo di personaggio preferisce interpretare: il cattivo filosofo come Ben Wade o il bravo poliziotto come quello che interpreta in American Gangster?
In realtà io non credo che il personaggio che interpreto in American Gangster sia un “buono”: l’etica di una persona è un insieme di fattori, che deve essere giudicata non per un singolo atto.
Comunque a me piace interpretare l’essere umano in generale: perché è nelle sue contraddizioni che trovo lo stimolo per il mio lavoro.
Progetti futuri?
Sto girando il mio quarto film con Ridley Scott: si chiama Body of Lies e sarò affiancato da Leonardo Di Caprio (ma questo, noi di cineblog lo sapevamo già visto che la nostra Carla ce lo aveva anticipato ben il 3 luglio scorso qui).
Giampaolo Letta della Medusa ci ha parlato anche di due progetti italiani a tema western: non ha però voluto dirci nient’altro a riguardo.