Questo piccolo grande amore: i commenti della critica
E figuriamoci se ci lasciavamo scappare le recensioni cartacee di Questo Piccolo Grande Amore di Riccardo Donna. Commentatele con noi e diteci la vostra sul film:Maurizio Cabona – Il Giornale: Tredici canzoni. Con Claudio Baglioni alla sceneggiatura è il pedaggio minimo. La più celebre, che dà il titolo alla fragile commediola del regista televisivo Riccardo
E figuriamoci se ci lasciavamo scappare le recensioni cartacee di Questo Piccolo Grande Amore di Riccardo Donna. Commentatele con noi e diteci la vostra sul film:
Maurizio Cabona – Il Giornale: Tredici canzoni. Con Claudio Baglioni alla sceneggiatura è il pedaggio minimo. La più celebre, che dà il titolo alla fragile commediola del regista televisivo Riccardo Donna, Questo piccolo grande amore, arriva dopo un’ora e un quarto, con replica sui titoli di coda. Nella Roma del 1972 il proletario sognatore di Centocelle Andrea (Emanuele Bosi) e la timida borghese Giulia (Mary Petruolo) s’innamorano, poi bisticciano e fanno pace di continuo. Brutta bestia la gelosia. Finché lui va far la naja a Saluzzo. Durerà? Sembra un musicarello con Gianni Morandi, marmittone per orza, e Laura Efrikian. Mancano solo Nino Taranto e Dolores Palumbo. Peccato.
Maurizio Porro – Il Corriere della Sera: Across the universe di Claudio Baglioni: il regista Riccardo Donna entra nella canzone cult e altre girando un maxi film video in cui poi si ricicla alla grande il melò teen agers della notte prima degli esami. L’ universitario incontra nel ‘ 77 la liceale (perché «manifeztate?»), teatrini sociologici familiari terrificanti, amore difficile. Doppio equivoco, la leva come nei musicarelli di Morandi e tre coreografie musical: alla Rugantino, alla Domenica è sempre domenica o al parco come in Hair. Meglio il secondo tempo con caserma, almeno il coraggio del finale malinconico open, non lieto. Nei dolci inganni due ragazzi carini, patinati ma non viene fuori dagli occhi al collirio un’ emozione vera: la Petruolo è bella, riccioloni a posto, si sente la lacca, una Barbie della Muti; Bosi è un torvo Scamarcio di riserva. Voto 5.
Paolo D’Agostini – La Repubblica: Che succede ai cantautori? Hanno perso la misura delle cose e, tra una laurea honoris causa e l’ altra, cedono al delirio autocelebrativo? Dopo l’ impresentabile “Albachiara” patrocinato da Vasco Rossi ecco che Claudio Baglioni si espone in prima linea per cine-rievocare il decollo della sua folgorante carriera all’ inizio dei Settanta. (…) Ma è un susseguirsi di strazianti banalizzazioni, sguardi languidi e boccucce imbronciate. Dopo averlo visto in maniera corretta, fate la riprova in dvd partendo di tanto in tanto con lo scorrimento veloce: sguardi languidi, boccucce imbronciate, banalità; non perdete nulla. È proprio indecente.
Francesco Alò – Il Messaggero: Questo piccolo grande amore di Riccardo Donna è l’ennesima pellicola sentimental-adolescenziale con titolo di canzone. (…) Francamente ci si aspettava qualcosa di più o semplicemente qualcosa da quest’operazione a tavolino di nostalgia canterina. La regia dell’esperto di fiction Riccardo Donna è il massimo dell’anestesia visiva, la sceneggiatura di Ivan Cotroneo è il festival delle frasi fatte mentre né Emanuele Bosi né Mary Petruolo riescono a proporre corpi e recitazione che non ricordino qualcuno di già visto mille volte. Lui è il tipo alla Scamarcio e lei alla Chiatti. Baglioni non smette mai di cantare in colonna sonora ma, purtroppo, non si tratta di un concerto.