Quijote di Mimmo Paladino: la recensione e il ritorno in sala
La recensione dell’errante Quijote di Mimmo Paladino, ri-portato nelle sale di Distribuzione Indipendente dal 23 marzo 2012
La lista di cinema italiano ‘invisibile’ che Distribuzione Indipendente sta ri-portando alla luce e in sala, a partire da venerdì prossimo 23 Marzo 2012 si arricchisce dell’errante Quijote di Mimmo Paladino e di un’opera che ricorrendo alle potenzialità visionarie delle immagini, ci ricorda che il cinema è arte, una bacinella può essere un elmo, un mulino a vento ogni temibile avversario che si staglia all’orizzonte.
Un’arte che sa dialogare con tante forme espressive e un artista eclettico come Paladino non esita a mettere sulle tracce dell’archetipo cervantiano, ricorrendo ad una trama visiva tessuta da inquadrature concepite come opere d’arte, un monologo di Molly Bloom dall’Ulisse di Joyce, una citazione da Il Settimo Sigillo di Bergman con Remo Girone nei panni della morte, e l’estro di un cast di artisti altrettanto eclettici.
Un’opera errante come il Don Chisciotte di Peppe Servillo alle prese con le pale dell’eolica e la follia della realtà, e del fedele Sancho Panza di Lucio Dalla, musicale anche quando non si occupa della colonna sonora, mangia frutta, snocciola saggezza dialettale, sogna di ‘presciutto e capocuollo’, arranca protettivo come può dietro il signore dell’alba e dell’avventura.
Un’opera destinata ad errare tra cinematografia e arte, come ha fatto per anni passando con agilità da un museo ad un festival, da documento video della durata di trenta minuti per la mostra su Don Chisciotte “dalla nera figura” al Museo Nazionale di Capodimonte nel 2005, e libro d’artista pieno di incisioni e disegni, all’opera cinematografica che riflette sulla figura dell’eroe/antieroe di Cervantes e nel 2006 chiude la sezione Orizzonti della 63° Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.
L’hidalgo di Paladino attraversa paesaggi del Sannio che la fotografia di Cesare Accetta ha reso onirici e metafisici, ma la scenografia attinge dall’universo del pittore, dello scultore e dell’incisore quanto dalla sua terra di origine, a pochi chilometri di distanza dalla sua casa, nei pressi di Paduli (vicino Benenvento), come le suggestive mofete (con esalazioni che fuoriescono dal terreno), il palazzo mai finito trasformato in torre biblioteca, o le rovine di una fabbrica abbandonata avvistata per caso lungo la strada.
Quijote recupera la consuetudine delle avanguardie e del teatro utilizzando le scenografie di veri artisti, almeno quanto lascia dialogare arti e linguaggi diversi, affidando il ruolo del poeta al poeta Edoardo Sanguinati, quello del narratore ad un puparo come Mimmo Cuticchio, o quello del Mago Festone ad Alessandro Bergonzoni.
La sceneggiatura stessa, scritta da Paladino con Corrado Bologna, forte di un personaggio tanto radicato nell’immaginario condiviso da potersi allontanare dalla trama, è strutturata per immagini, e come la recitazione affidata ad un cast d’eccezione alle prese con una sorta di canovaccio goldoniano, mette a frutto i pregi dell’improvvisazione.
È la Dulcinea – Ginestra Paladino a raccontare, nel corso della presentazione stampa, come suo padre per interpretare la parte l’abbia spinta a liberarsi delle rigide regole dall’Accademia per improvvisare al momento, quell’improvvisazione che riempie il sogno dello scudiero Sancho di virtuosismi vocali tanto poetici ed eloquenti sulla sua natura, quanto esilaranti.
Il resto lo fanno le architetture delle immagini, il potere evocativo delle parole e della partitura musicale, le potenzialità visionarie della luce, insieme al gocciolio dell’acqua, il riflesso della pioggia o lo scalpitio di zoccoli che annuncia le avventure dell’ultimo degli eroi erranti.
Un Don Chisciotte che arriva dal mondo delle meraviglie di Paladino, ma offre un tour in un universo culturale pieno di stimoli per tutti, perché il fascino visionario di Quijote attiva un flusso di pensieri e sensazioni che vanno ben oltre la conoscenza di correnti artistiche e Transavanguardia.
Quijote è una lirica senza tempo con una struttura narrativa che segue i labirinti della psiche più che quelli della logica, men che mai quelle logiche del mercato cinematografico italiano che Distribuzione Indipendente ha deciso di sfidare con la sua piccola ma agguerrita missione.
Per un appassionato dell’universo onirico, fantastico, folle e coraggioso dell’Hidalgo della Mancha di Cervantes, questa è un visione di viaggi e orizzonti da non perdere, anche se non avete mai letto il libro (un vero peccato), non siete appassionati dell’Ulisse di Joyce, o della partita a scacchi con la morte del settimo sigillo di Bergman.
In ogni caso consiglio di approfittare del suo ritorno in sala da questo venerdì e in contemporanea on demand su Own Air, mentre nella precedente segnalazione trovate trailer, locandina, altre foto, insieme a credits, sinossi e note di approfondimento.
Voto di Cut-tv’s: 9
Quijote (2006, Italia) di Mimmo Paladino; con Peppe Servillo, Lucio Dalla, Ginestra Paladino, Enzo Moscato, Alessandro Bergonzoni, Enzo Cucchi, Angelo Curti, Lorenzo Palmieri, Paolo Petti, Martin Reicht, Daghi Rondanini, Mimmo Cuticchio. Uscita in Sala: 23 marzo 2012 – Qui il trailer italiano.