Rebecca La Prima Moglie, la fiction remake: la recensione
Come promesso ho guardato la fiction Rebecca La Prima Moglie di Riccardo Milani, andata in onda il 7 ed 8 aprile su Rai1. Come promesso eccomi qui a parlarne perché su questo remake italiano del film capolavoro di Alfred Hitchcock su Cineblog se ne è parlato tanto, qui e qui. Ero scettica, molto scettica. E
Come promesso ho guardato la fiction Rebecca La Prima Moglie di Riccardo Milani, andata in onda il 7 ed 8 aprile su Rai1. Come promesso eccomi qui a parlarne perché su questo remake italiano del film capolavoro di Alfred Hitchcock su Cineblog se ne è parlato tanto, qui e qui.
Ero scettica, molto scettica. E lo dico sinceramente. Milani ha avuto un coraggio da leoni a confrontarsi con il film di Hitch e se anche uno può obiettare “E’ tratto da un romanzo”…. inutile nascondersi, il paragone con Rebecca del 1940 è inevitabile.
Eppure Riccardo Milani è riuscito nell’intento. Complice naturalmente il bellissimo romanzo di Daphne du Maurier (autrice tra l’altro di Gli Uccelli) autrice che riesce a creare tensione, suspense, inquietudine anche solo descrivendo un castello (Manderley in questo caso), una stanza (quella di Rebecca) o un semplice quadro.
Milani si è aiutato con l’uso dei flashback in bianco e nero, sfocati e nebbiosi per raccontare la versione tormentata di Maxim sulla sua Rebecca e si è circondato di un buon cast. Buona infatti l’interpretazione di Alessio Boni che con il suo viso rende benissimo l’aspetto enigmatico ed ambiguo del signor de Winter, sospeso tra la durezza per i ricordi di Rebecca e l’amore verso la nuova signora de Winter.
Cristiana Capotondi, la nuova signora de Winter, Jennifer de Winter, ha decisamente il volto da bambina, ma riesce a destreggiarsi nella parte della innamorata prima impacciata, spaesata ed ingenua poi trasformatasi in donna decisa e combattiva per amore verso il suo Max.
Ottima l’interpretazione di Mariangela Melato che si confronta con il difficile e malvagio personaggio della signora Danvers. La Melato, irriconoscibile, riesce a rendere tutta la sua cattiveria, il suo essere subdolo in poche mosse. Non recita con il corpo, praticamente immobile nella stessa rigida posizione per tutto il film, ma utilizza in modo superbo occhi e bocca. Occhi trasparenti come il ghiaccio, cattivi e freddi. Una bocca come un taglio, dura e severa. E la sua ossessione verso il mito Rebecca sfiora l’omosessualità senza essere volgare.