Redacted: recensione in anteprima
Redacted (Redacted, USA, 2007) di Brian De Palma; con Kel O’Neill, Ty Jones, Daniel Stewart Sherman.Mahmoudiya, a sud di Bagdad, 2006. La Sarabande di Georg Friedrich Händel esalta la staticità dei soldati, in piedi con le armi in mano, aspettando chissà chi e chissà cosa. Un nemico che non si vede, una tensione psicologica che
Redacted (Redacted, USA, 2007) di Brian De Palma; con Kel O’Neill, Ty Jones, Daniel Stewart Sherman.
Mahmoudiya, a sud di Bagdad, 2006. La Sarabande di Georg Friedrich Händel esalta la staticità dei soldati, in piedi con le armi in mano, aspettando chissà chi e chissà cosa. Un nemico che non si vede, una tensione psicologica che si mescola con la noia del nulla. Per vendicare la morte di un tenente, i soldati americani decidono una notte di intraprendere una spedizione contro gli iraqueni.
Il risultato è sconvolgente: la famiglia di una quindicenne viene sterminata, e lei prima stuprata e poi ammazzata. Così Brian De Palma ritorna a raccontare la guerra americana: nell’89 era l’anno di Vittime di guerra, il film sul Vietnam; oggi è il momento di Redacted, il film sull’Iraq. Perché l’America non ha ancora imparato dai suoi errori.
Ma attenzione: Redacted è un film che si può leggere su più livelli. Credo che De Palma con Femme Fatale abbia iniziato un cammino che è la summa della sua idea di cinema. Passando per Black Dahlia fino a questo Redacted, si può parlare di trilogia del linguaggio? Se Femme Fatale era l’apice della vitalità della macchina da presa, della tecnica e del virtuosismo, Black Dahlia, riprendendo un geniale spunto di Mauro Gervasini, ne “canta” la morte: coi suoi stereotipi, il suo tradimento verso Ellroy, il suo déjà vu e le sue citazioni.
E con Redacted si arriva al nuovo linguaggio, per esplorare le verità e le finzioni del cinema e dei media. E per fare ciò De Palma ritorna per la seconda volta sul tema della guerra e per la prima volta lavora col digitale. Tutte le letture e analisi del film riconducono ad un perfetto film alla De Palma. Quando lo vidi a Venezia, notai come questa novità nella filmografia del nostro nasconda comunque il suo stile.
Non mancano i piani-sequenza dei reportage televisivi della troupe francese, della videocamera spesso statica di un soldato, non mancano nascosti “split-screen” (i video simil-YouTube e i blog), ed è forse un caso la scelta della colonna sonora (oltre a Barry Lyndon, si vedano anche le immagini finali con quelle terrificanti foto sulle note della Tosca)?
E Redacted è anche e soprattutto un’analisi originale e inedita in stile mockumentary. Si parte da una celebre frase: la prima vittima di guerra è la verità. De Palma fa scattare l’allarme sullo stato dei media: tv e giornali sono i primi artefici della morte dell’informazione, e per vedere e capire sul serio è rimasto un solo strumento. Che poi è il nuovo linguaggio, che continua a evolversi ed è l’oasi dove ancorare la speranza per uno spiraglio di verità: Internet.
I video dei soldati, delle opinioni della gente, dei blog non corrotti: tutto si contrappone alla censura e al rimaneggiamento dei media che costruisce una neo-realtà propagandistica, con tutte le fazioni pronte a dire ciò che fa loro comodo. Tutto va a formare la visione della guerra nel 2000, con una forza drammatica e di denuncia che raggiunge alcuni momenti di tensione e rabbia notevoli.
Ancora una volta, quindi, è in scena l’immagine. Brian De Palma ne è il maestro indiscusso, ne è il teorico per eccellenza. Ed ha compiuto un passo in più che nessuno aveva mai osato. Il cinema era vivo, forse è morto, forse non lo è affatto, o forse è risorto. Ce lo dirà il tempo: quello che è certo, è che Brian De Palma è il cineasta più vivo, assieme a pochi altri, dei nostri tempi.
Voto Gabriele: 9
Voto Simona: 8 e mezzo
Dal 14 marzo su Sky Prima Fila.