Ricomincio da tre torna al cinema restaurato con Massimo Troisi
Gaetano-Troisi e le nevrosi dei figli degli anni ’80 tornano al cinema e nella nostra recensione con Ricomincio da tre
“Gaetanooo! Gaetaaà…
Dopo più di un trentennio la voce di Lello (Arena) che chiama a squarciagola il Gaetano di Massimo Troisi, torna tra i palazzi puntellati della Napoli terremotata dagli anni ’80, per riprendere il viaggio intrapreso dal dirompente esordio di Troisi, nei panni indimenticabili di attore cinematografico, sceneggiatore e regista di “Ricomincio da tre”.
“Chello ch’è stato è stato, basta, ricomincio da tre”.
“Da zero”.
“Eh?”
“Da zero, ricomincio da zero!”
“Nossignore, ricomincio da… Cioè tre cose me so’ riuscite int’ ‘a vita, pecché aggia perde’ pure chelle? Aggia ricomincia’ da zero? Da tre!”. (Gaetano e Lello)
Ritorna squillante sul grande schermo, nella versione restaurata dal Centro sperimentale di Cinematografia e distribuita in sala da Microcinema il prossimo 23 e 24 novembre, con il giovane figlio del sottoproletariato napoletano e degli anni ’80, pronto a lasciare San Giorgio a Cremano per Firenze, “pe’viaggià, pe’conoscere”, non come il solito emigrante in cerca di lavoro con il suo bagaglio di rimpianti e nostalgie, ma come un viaggiatore a caccia di avventure ed esperienze.
“Voi siete napoletano?”. “Sì, ma non emigrante, eh! No, no, pecché cà pare che ‘o napulitano nun po’ viaggia’, po’ sulamente emigra’, perciò uno esce, nun po’ ffa’ ‘nu viaggio, ‘o napulitano invece viaggia”. (Contadina e Gaetano)
Un viaggio che ha segnato la carriera di Troisi e la storia della comicità napoletana, sempre più lontana dalla commedia dell’arte, con lui più vicina ai tormenti e le nevrosi innescati dalla vita cittadina e dal rapporto tra i sessi, stravolto dall’emancipazione della donne.
Con lo sguardo attento alla società italiana post-sessantottina e l’intento di stravolgere luoghi comuni, per il suo esordio cinematografico, Gaetano-Troisi scrive, interpreta e dirige una storia personale, con l’aiuto e la complicità di Lello Arena, Anna Pavignano e Gaetano Daniele.
Una storia ricca di nevrotici da Istituto di igiene mentale e relazioni complesse, come quella che il timido e ingenuo ragazzo del sud instaura con l’emancipata e intraprendente Marta di Fiorenza Marchegiani, al punto da accetterà anche un figlio di cui non è certo di essere il padre, che potrebbe chiamarsi Massimiliano, Ugo o …Ciro.
“Massimiliano vene scustumato. Cioè, lo so, è proprio ‘o nomme che è scostumato. Pecché Massimiliano, ‘o sento sempre, per esempio, ‘stu guaglione sta vicino ‘a mamma, se move peghi’ ‘a qualche parte? ‘A mamma primma ca ‘o chiamma ‘Maaaaa-sssssssi-miiiii-liaaaaa-nooooo!’, ‘o guaglione già chissà addo’ sta, che sta facenno! Non ubbidisce, pecché è troppo lungo! Invece Ugo, chillo comme sta vicino ‘a mamma e se sta pe’ movere ‘Ugo!’. ‘O guaglione nun ave nemmeno ‘o tiempo ‘e fa’ nu passo. Al massimo, proprio, ecco, volendo, ‘o putessemo chiamma’ Ciro. E’ cchiù lungo, ma proprio pe’ nun ‘o fa venì troppo represso. Però Ciro tiene ‘o tiempo ‘e piglia’ ‘nu poco d’aria”. (Gaetano)
Dando voce alle paure degli uomini e alla forza delle donne, con la sua poetica popolare e la verve partenopea che si spinge ben oltre la “lingua” verbale e la mimica capace di improvvisazioni dirompenti, elevandosi oltre le risa e a ritmo con la musica di Pino Daniele, Troisi guadagna fama e popolarità, con il sorprendente esordio prodotto da IIF di Fulvio Lucisano e la Factory Film.
Realizzato a budget ridotto e girato in sei settimane tra Napoli e Firenze, Ricomincio da tre riscosse un grosso successo di pubblica e critica, incassi record tali da superare al botteghino film come Fantozzi contro tutti e L’impero colpisce ancora, restando in programmazione ben 600 giorni.
Questo insieme a diversi premi e riconoscimenti che contano due David di Donatello, (per il miglior film e per il miglior attore protagonista), quattro Nastri d’argento (miglior attore, regista emergente, soggetto e produttore) e due Grolle d’oro, anche se non perdeva la consueta ironia e modestia con chi ardiva apostrofarlo salvatore del cinema italiano con la sua ventata innovativa.
[quote layout=”big” cite=”Massimo Troisi, intervista a Taormina nel 1981, dove ritirò il premio ‘David di Donatello]”Eh… mo tutte ne parlano… per uno che ha fatto un film buono, un film di successo e altre cose prima del film, ‘mmo pare ca tutte quant’ hanno scoperto Troisi, ch’ foss’ l’unico intelligent’ in Italia… per cui mi iniziano a domanda’… Dio esiste?… C’è vita sulla Luna?… Che ne saccio… io aggio fatt’ nu’ film, ‘mm propongo ‘e fa’ rirere, ‘e fa’ divertì… e bast’ insomm’…”
[/quote]
Le ragioni per “rirere” e riflettere sul contributo innovativo portato da Troisi alla settima arte, sono già tutte in questo primo film, criticabile dal punto di vista tecnico, soprattutto da chi non resta travolto dalla verve dirompente del personaggio-interprete che rilegge se stesso insieme ai canoni della comicità italiana.
[rating title=”voto di cut-tv’s” value=”9″ layout=”left”]
Ricomincio da tre (Italia, 1981) diretto da Massimo Troisi. Con Massimo Troisi (Gaetano), Lello Arena (Lello), Fiorenza Marchegiani (Marta), Marco Messeri (malato mentale), Renato Scarpa (Robertino), Laura Nucci (signora Ida, madre di Robertino). Di nuovo al cinema restaurato il 23 e 24 novembre 2015.