Risorto: le recensioni Straniere e Italiane
I commenti dei critici al film con Joseph Fiennes
E’ nelle nostre sale dal 17 marzo il film drammatico Risorto (Risen) diretto da Kevin Reynolds e interpretato da Joseph Fiennes, Tom Felton, Cliff Curtis, Peter Firth, Leonor Watling, María Botto, Mark Killeen, Mish Boyko, Stephen Hagan, Antonio Gil. Dopo la nostra recensione, ecco arrivare i commenti dei critici Stranieri e Italiani. Su Rottentomatoes, mentre scrivo, il film ha raccolto il 52% di voti positivi. Vediamo nel dettaglio.
Bilge Ebiri – New York Magazine / Vulture: presenta un approccio intrigante per un film sulla Bibbia.
Kate Taylor – Globe and Mail: Il film presenta un rigoglioso contesto storico e alcune scene d’azione soddisfacenti, ma il dialogo è spesso ridicolo. Voto: 1/4
Ignatiy Vishnevetsky – AV Club: Il film finisce per cadere di fronte ad uno scenario indistinguibile di pietra calcarea, prima dell’inevitabile flash in CGI. Voto: C +
Christian Holub – Entertainment Weekly: il più divertente delle solite storie bibliche. Voto: B-
Kyle Smith – New York Post: Un affare a basso quoziente intellettivo. Voto: 1.5 / 4
Colin Covert – Minneapolis Star Tribune: che bella sorpresa è stata guardare una storia biblica meno predicatoria, meno formale e più divertente. Voto: 3/4
Soren Anderson – Seattle Times: Joseph Fiennes è superbo, ritrae un uomo lentamente trasformato da eventi che scuotono le sue credenze sul mondo. Voto: 3.5 / 4
Francesco Alò – Il Messaggero: Si può realizzare un film di propaganda religiosa senza l’insopportabile protervia di Mel Gibson? Sì se alla regia chiami Kevin Reynolds (Spielberg lo definì “il nuovo Kubrick” quando gli produsse l’esordio Fandango) e come protagonista Joseph Fiennes, abile dopo Martin Lutero e Shakespeare a vestire i sandali impolverati del tribuno romano Clavio.
Maurizio Acerbi – il Giornale: (…) Rispetto al più riuscito L’inchiesta di Damiano Damiani, qui siamo dalle parti del fumettone religioso, banale e poco coinvolgente.
Alessandra Levantesi Kezich – La Stampa: (…) Reynolds, che è l’autore di Robin Hood e Waterworld, è un cineasta ben poco credibile quando tenta affondi spiritualistici. Così finisce che il film resta insoddisfacente sia sul fronte spettacolare che su quello drammatico.
Paolo D’Agostini – la Repubblica: (…) La “storia”, come sappiamo, è più che appassionante. E il film sollecita nostalgie per i polpettoni biblici degli anni 50 e 60 puntualmente sugli schermi a Pasqua.