Home Curiosità Roger Ebert è morto: addio al critico cinematografico più importante al mondo

Roger Ebert è morto: addio al critico cinematografico più importante al mondo

Ci lascia all’età di 70’anni Roger Ebert, il critico cinematografico più importante e celebre del mondo. Ha lottato contro due tumori: uno alla tiroide e uno al femore. In attività da circa 50’anni, Ebert aveva ancora molti progetti in serbo per i suoi lettori, nonostante tutte le complicazioni. Ecco il ricordo della redazione di Cineblog.

pubblicato 4 Aprile 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 16:10

E pensare che soltanto ieri vi davamo aggiornamenti sullo stato di salute di Roger Ebert, il più grande e famoso critico cinematografico al mondo. Ma Ebert non ce l’ha fatta: è morto oggi, all’età di 70’anni. Dal 2002 ha lottato contro due tumori: uno alla tiroide e uno al femore. Il primo gli è costato la perdita della mascella e la capacità di parlare e mangiare: tuttavia, attraverso un computer ed un particolare software, riusciva a scrivere mentre una voce ricalcata sulla sua leggeva quello che digitava.

Il secondo, il più recente e quello contro cui non ce l’ha fatta, si pensava all’inizio fosse una semplice frattura: ma ieri il giornalista ha annunciato attraverso il suo blog che era proprio un altro tumore, e che per questo avrebbe ridotto la sua attività di recensore. Nonostante questo, le novità che aveva in serbo erano ancora moltissime. Aveva poi dichiarato che era giunto il momento di realizzare il suo più grande desiderio: riducendo la mole di lavoro, avrebbe scritto solo dei film che amava di più.

Ebert è stato il critico ufficiale del Chicago Sun-Times dal 3 aprile 1967, ed è stato il primo critico cinematografico a vincere il Pulitzer nel 1975 e ad avere una stella sulla Walk of Fame nel 2005. Ha scritto numerosi libri, e le sue recensioni più entusiastiche e quelle più critiche sono state raccolte in appositi volumi, tra cui i Great Movies e Your movie sucks. Frase conclusiva, tra l’altro, della recensione di Deuce Bigalow. Intervistato da Letterman e costretto a scegliere un solo film da portare su un’isola deserta, scelse Quarto Potere.

I suoi 10 film preferiti, oltre a quello di Welles, erano Come vinsi la guerra, Quarto potere, Tokyo Story, La donna che visse due volte, La dolce vita, 2001: Odissea nello spazio, Aguirre furore di Dio (da non perdere la lettera che scrisse nel 2007 a Herzog, che gli aveva dedicato Encounters at the End of the World), Apocalypse Now, Toro scatenato e The Tree of Life. E, fregandosene di tutto e tutto, ammetteva candidamente che l’errore più grande dell’Academy fu dare l’Oscar a Il gladiatore, che stroncò.


Il suo programma tv di critica At the Movies, condotto assieme all’amico e collega Gene Siskel (scomparso nel 1999), è rimasto nell’immaginario collettivo del mondo del cinema. Ebert ha sostenuto molti registi indipendenti: le sue recensioni positive sono state fondamentali nella carriera di David Gordon Green e Ramin Bahrani, per esempio. Senza scordare che fu l’unico forse in America a recensire positivamente L’ultima casa a sinistra di Craven. Ovviamente ha attraversato pure momenti controversi: celebre ormai la sua bocciatura di Velluto Blu di David Lynch, a cui diede una sola stella (il minimo è zero su quattro, come nel caso di Deuce Bigalow).

Mi piace pensare che l’ultima recensione apparsa sul suo blog, quella di Come un tuono (4 stelle), scritta dall’amico e collega Richard Roeper, sia stata una scelta proprio di Roger per “contrastare” una recensione negativa apparsa in precedenza e scritta da un altro suo collega. Chi lo sa. Noi di Cineblog ora ci sentiamo piccolissimi, sicuramente tristi. Quello che ha fatto Ebert non è stato importante solo per la critica cinematografica: perché lui era pubblicamente sia un critico che una persona.

A qualcuno forse un discorso del genere non piacerà: a me questo suo lato così vicino ai suoi lettori, sempre diponibile alle risposte attraverso il suo blog, piaceva perché annullava un po’ quella “puzza sotto al naso” tipica a volte del critico. Puzza che a volte può sicuramente servire in questo mestiere, ma a volte è meglio venga meno. Ecco: Roger sapeva quando doveva venire meno e quando no.

Ricordato da tutta Hollywood – e non solo – attraverso web, giornali e social network, e persino da Obama (“I film non saranno gli stessi senza Roger“), Ebert viene ricordato ovviamente da lei: Chaz, sua moglie. Questa è la dichiarazione apparsa sul blog del critico:

Sono devastata dalla perdita del mio amore, Roger – mio marito, mio amico, mio confidente e partner così brillante per oltre 20’anni. Ha combattuto una lotta coraggiosa. Ho perso l’amore della mia vita e il mondo ha perso uno spirito visionario, creativo e generoso che ha commosso tanta gente in tutto il mondo. Abbiamo vissuto una bella vita insieme, più bella ed epica di un film. Ha avuto i suoi alti e bassi, ma è stata sempre vissuta con grande ironia, grazia e un amore reciproco duraturo.

Roger era un marito amato, il patrigno di Sonia e Jay, e il nonno di Raven, Emil, Mark e Joseph. Proprio ieri diceva quanto i suoi nipoti fossero “la cosa migliore della mia vita”. Era felice e sprigionava soddisfazione per l’effusione di affetto nelle riposte sul suo blog nel post riguardante la sua carriera di 46 anni come critico. Ma iniziava anche ad essere stanco della sua lotta contro il cancro, e ha detto che se questo se lo fosse portato via, che aveva vissuto una vita grande e piena.

Ci stavamo preparando per andare in casa di riposo, quando ci ha guardati, ci ha sorriso, ed è morto. Nessuna fatica, nessun dolore, soltanto una morte tranquilla e dignitosa.

Siamo commossi dalla gentilezza e dall’effusione di amore che abbiamo ricevuto. E voglio sottoscrivere quello che Roger ha scritto nel suo ultimo post nel blog, grazie per aver viaggiato con noi.

Le ultime parole da lui scritte, invece? Queste:

I’ll see you at the movies.


Ebert annuncia il suo parziale congedo dalla critica per un tumore

3 aprile 2013 – Chi di voi segue regolarmente Roger Ebert e ne legge le recensioni sul suo sito, avrà notato che da un po’ di tempo alcuni film vengono recensiti da altri redattori. La causa è semplice: Ebert non sta bene. Qualche mese fa aveva annunciato di avere una frattura al femore: frattura che, qualche giorno fa, si è scoperto essere in realtà un tumore.

Roger Ebert è probabilmente il critico più influente e celebre del mondo. Diventato il critico ufficiale del Chicago Sun-Times il 3 aprile 1967, è stato sulla cresta dell’onda per 46 anni. Ma questo pezzo non vuole mica essere un coccodrillo: non solo Roger è vivissimo, ma continuerà a lavorare. Nonostante abbia annunciato un parziale congedo dal suo lavoro, quello che lui chiama leave of presence.

È il secondo tumore per il giornalista: il precedente, un cancro alla tiroide, gli è costato la perdita della mascella e l’incapacità di parlare e mangiare. Nonostante tutto, Ebert ha continuato a lavorare a ritmi pazzeschi, scrivendo in media 200 recensioni all’anno. Tra l’altro il 2012 è stato l’anno più prolifico della sua carriera, grazie a 306 recensioni (!), uno o due post alla settimana sul blog, e altri articoli vari. Però il secondo cancro lo costringe ora a prendersi una pausa parziale:

Non significa che vado via. Ho intenzione di continuare a scrivere recensioni in modo selettivo, mentre lascio le altre al mio talentuoso team di recensori, da me personalmente scelti e da me decisamente ammirati. In più, potrò finalmente fare quello che ho sempre sognato: recensire i film che voglio recensire.

Ovviamente, ci saranno dei cambiamenti. La ragione immediata del mio congedo è la mia salute. La dolorosa frattura che mi ha reso difficile camminare è in realtà un cancro. È stata trattata con radiazioni, il che ha fatto sì che non potessi vedere tanti film quanti ne vedevo un tempo. Ne ho visti la maggior parte grazie agli screener che gli studio gentilmente mi hanno inviato. Il mio amico e collega Richard Roeper e altri critici si sono fatti avanti e hanno curato il giornale e il sito con recensioni dei più importanti film distribuiti in sala. Così possiamo andare avanti.

A questo punto della mia vita, oltre a scrivere di film, potrei scrivere anche di come sia lottare contro sfide riguardanti la salute e i limiti che ti impongono. Fa schifo che il cancro sia tornato e che io abbia speso così tanti giorni in ospedale. Così nei giorni brutti potrei scrivere della vulnerabilità che accompagna la malattia. Nei giorni belli, potrei esprimermi su quei film così belli che mi trasportano al di là della malattia.

Ebert ormai può davvero permettersi di scrivere dei film che vuole, molto probabilmente appunto solo quelli che gli piacciono di più. Non è forse più tempo delle stroncature eccellenti (celebri quelle di Velluto Blu o The Brown Bunny a Cannes), ed è il momento di gioire del cinema fino in fondo. La cosa più bella? Ebert non solo continuerà a scrivere, anche se decisamente meno di prima, ma prepara già altre news per i suoi lettori e fan, tra cui un rinnovamento del sito Rogerebert.com, che verrà rilanciato il 9 aprile.

Il suo festival, l’Eberfest, compie quest’anno 15 anni, e come sempre si terrà all’University of Illinois dal 17 al 21 aprile. Non contento, il critico ha annunciato l’intenzione di ripartire col suo storico show At the Movies, probabilmente finanziato con Kickstarter (!), e molto altro ancora bolle in pentola. E il documentario sulla sua vita prodotto da Steve James, Steve Zaillian e Martin Scorsese? È vivo pure quello, ed Ebert sta collaborando con gli autori.

Il critico, nel post con il quale annuncia tutto questo, si congeda così:

Così, in questo giorno di riflessione, dico ancora: grazie per seguirmi in questo viaggio. “I’ll see you at the movies”.

Noi vi lasciamo invece con la sua classifica dei migliori film del 2012, in caso l’aveste persa.