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Roma 2010: A.A.A cercasi film italiani (possibilmente) da premiare

Dopo La Scuola è Finita ecco arrivare Gangor, secondo titolo ‘italiano’ in Concorso al Festival Internazionale del Film di Roma. Co-produzione italo-indiana, la pellicola, che nasce da un racconto breve di Mahasweta Devi pubblicato da Filema in La Trilogia del Seno, rilancia le vesti femministe di questa 5° edizione romana. Dopo le operaie sessantottine di

pubblicato 31 Ottobre 2010 aggiornato 1 Agosto 2020 18:46



Dopo La Scuola è Finita ecco arrivare Gangor, secondo titolo ‘italiano’ in Concorso al Festival Internazionale del Film di Roma. Co-produzione italo-indiana, la pellicola, che nasce da un racconto breve di Mahasweta Devi pubblicato da Filema in La Trilogia del Seno, rilancia le vesti femministe di questa 5° edizione romana. Dopo le operaie sessantottine di We Want Sex, ecco infatti arrivare le donne tribali del Bengala occidentale, dove la violenza nei loro confronti non solo è all’ordine del giorno ma considerata addirittura un ‘fatto privato’ all’interno della coppia. Ad interessarsi alla storia della Devi Italo Spinelli, regista italiano da sempre affascinato alla cultura indiana, qui ripresa e proposta sul grande schermo, con tutte le sue incredibili contraddizioni, anche in campo sessuale.

Al centro della trama un reporter, desideroso di far conoscere al grande pubblico lo sfruttamento delle donne tribali, volutamente oscurato anche dalla stessa carta stampata. Folgorato dalla bellezza di una di queste donne, Upin la ritrae mentre allatta il suo bambino. Un’immagine potente, schietta, che viene immediatamente pubblicata in prima pagina su uno dei quotidiani più venduti del paese, con allegato un reportage dal titolo inequivocabuke: Basta Stupri. Fatta conoscere lo scandaloso sfruttamento femminile, la foto rovina la vita di Gangor, vista come donna dai facili costumi a causa di quel seno scoperto, a detta di molti ostentato, anche se utilizzato per nutrire una vita, in un’India che 500 anni dopo la pubblicazione del Kamasutra e dinanzi al Tempio del Sole di Konark, su cui troneggiano statue talmente esplicite da rasentare la ‘pornografia’, si scopre violenta ed ipocrita.

Lodevole l’intento, meno la riuscita. Il gelo in sala ha accolto Gangor di Italo Spinelli, film dai toni documentaristici e fictionistici persosi nell’opinabile scelta di regia, e di scrittura, di far fare ai due reporter protagonisti la parte di chi interpreta, domanda, risponde, spiega e ‘legge’ ciò che accade all’interno del film stesso. Didascalico nello svolgersi, la pellicola si perde in dialoghi banali e leggeri, se paragonati al tema trattato, mostrandoci un’India quasi sconosciuta, povera e maschilista, in cui la donna non è nulla se non ‘proprietà’ dell’uomo di turno. Poco chiaro nel seguire l’evoluzione dei protagonisti, e con un montaggio che finisce per influenzare negativamente una scelta temporale, che ci mostra ad inizio film il quasi epilogo, Gangor delude. Ed ora? Ed ora la palla passa al 3° titolo nostrano in Concorso, Una Vita Tranquilla, sperando che la qualità ‘italiana’ (per puri motivi nazionalistici, volendo anche evitabili) inizi finalmente a bussare al Festival di Roma.

Fonte Foto: Zimbio

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