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Roma 2012: Il cecchino di Michele Placido – Recensione in Anteprima

7 anni dopo Romanzo Criminale Michele Placido torna al poliziesco con Il Cecchino

pubblicato 12 Novembre 2012 aggiornato 31 Luglio 2020 20:19

Sono passati 7 anni dall’uscita in sala di Romanzo Criminale, film innegabilmente più riuscito del Michele Placido versione regista. Diventato di ‘culto’ nel tempo, grazie anche ad una splendida serie tv realizzata sui canali Sky, Romanzo Criminale ha segnato la carriera del Placido regista. Sette anni dopo, come detto, è la Francia ad aver chiamato. Con Il Cecchino.

Con circa 15 milioni di euro tra le mani, budget oggettivamente improponibile per le povere casse del cinema tricolore, Placido è volato a Parigi per provare a girare un Romanzo Criminale transalpino. O almeno queste erano le intenzioni della vigilia, come confessato dallo stesso regista.

Affiancato da attori di livello come Daniel Auteuil e Mathieu Kassovitz, ai quali bisogna aggiungere gli italiani Luca Argentero e Violante Placido, il regista è immancabilmente scivolato su un’improponibile sceneggiatura, riuscita di fatto ad annientare il discreto impianto scenico.

Siamo a Parigi. Un’implacabile banda di rapinatori sta per assaltare l’ennesima banca della propria carriera criminale. Il capitano Mattei è sulle loro traccie. Li ha praticamente in pugno, quando dal tetto di un edificio piovono pallottole. E’ un cecchino. Un fenomenale cecchino, che sta uccidendo uno ad uno tutti gli uomini sul posto. La caccia all’occhio di falco parte immediatamente, mentre emergono nuovi inattesi particolari sul passato dei rapinatori, e su quello dello stesso Mattei. Che ci porta addirittura in Afghanistan…

Una fotografia cupa, fredda, tagliente; una colonna sonora che ricorda clamorosamente l’Hans Zimmer di Batman; una regia condita da troppi primi piani televisivi ma che prova a stare sul pezzo dell’action; un cast in parte, anche se sempre sull’orlo della forzatura recitativa. Eppure qualcosa non torna. Perché Il Cecchino di Michele Placido si perde a causa di uno script confusionario, dalle svolte improvvise ed evitabili e dai personaggi intercambiabili, per poi cedere le armi dinanzi ad un finale semplicemente immotivato e perché no, ridicolo. Tutto torna nel quadretto finale pennellato dal regista? Ovviamente no, tra sentimenti contrastanti, rancore pronto ad esplodere, e la solita sete di vendetta che si scontra con quella politicamente corretta della giustizia.

89 minuti di durata per un poliziesco dal budget imponente non sono nulla. Eppure si sentono, tutti. L’opera del regista italiano prova in vari modi ad alimentare la tensione e a seminare colpi di scena, grazie ad un montaggio battente, ma senza mai riuscire nell’impresa. Il plot si evolve con estrema semplicità, i nodi vengono al pettine navigando a vista nell’ovvio, mentre tutto il film sembra prendersi eccessivamente sul serio, senza però averne le potenzialità, a causa di una storia che non regge. Mai, dall’inizio alla fine. Finendo così per suscitare sincero disinteresse. D’altronde dietro Romanzo Criminale c’era un certo Giancarlo De Cataldo, mentre in questo caso ci ritroviamo Denis Brusseaux e Cédric Melon, qui al loro esordio in sala in qualità di sceneggiatori. E si vede…

Voto di Federico: 5

Il Cecchino (Poliziesco, Le Guetteur, 2012) di Michele Placido; con Mathieu Kassovitz, Daniel Auteuil, Olivier Gourmet, Violante Placido, Luca Argentero, Arly Jover, Francis Renaud, Sébastien Soudais, Alex Martin, Nicolas Briançon, Sébastien Lagniez, Christian Hecq, Michele Placido

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