Roma 2012: Lesson of Evil – Il canone del male di Takashi Miike – Recensione in Anteprima
Takashi Miike per la prima volta al Festival di Roma con il thriller Il canone del male
“Per alcune ore vago per la città, cercando di ricordarmi chi aveva parlato bene di questo film. Io avevo letto una recensione su un giornale, e avevo letto qualcosa di positivo su Henry. Improvvisamente mi viene in mente… trovo l’articolo e lo voglio proprio copiare sul mio diario. Eccolo qua: Henry uccide la gente, ma è quasi un buono, di poche parole, contano i fatti. Invece il suo amico Otis è una carogna. Henry vive una “pazzesca” solidarietà con le sue vittime, è un principe sangue blu dell’annientamento e promette una morte pietosa, Otis no. Il regista risveglia il suo pubblico in un incubo ancora peggiore con una doccia finale di splatter, occhi infilzati, carne martoriata. L’abominio. Henry è forse il primo a violare e vilipendere con tale lucidità la filosofia criminale dei lombrosiani di Hollywood. Ecco, penso, ma chi scrive queste cose non è che la sera, magari prima di addormentarsi, ha un momento di rimorso?”.
Perché citare uno ‘storico’ Nanni Moretti con il suo indimenticato attacco ad Henry – Pioggia di sangue durante Caro Diario? Perché con l’ultimo lavoro di Takashi Miike, per la prima volta a Roma grazie a Marco Muller, la critica finirà per dividersi. Applausi e facce attonite in sala durante la prima stampa di Lesson of Evil – Il canone del male, suo atteso ritorno al genere ‘thriller’.
Celebre graphic novel pubblicata da Kishi Yusuke nel 2010, Aku No Kyoten, questo il titolo originale, è un vero e proprio fumetto di culto tra le mura di casa. Finito tra le mani di Miike, Lesson of Evil spiazza. Perché dalla costruzione discutibile e a tratti snervante.
Pacato, apparentemente inspiegabile, freddo e quasi noioso nella prima parte; semplicemente dedito all’infinito bagno di sangue nella seconda. Senza mai dimenticare il suo celebre tocco ‘ironico’, Miike pennlla uno psicopatico dal passato grondante carne umana e dal presente omicida. Un pazzo che vaneggia sulla mitologia norrena, tanto da incrociare Huginn e Muninn, corvi che secondo antiche credenze viaggiano per il mondo portando notizie e informazioni al loro padrone. Ovvero Odino.
Asumi Seiji è un insegnante molto amato a scuola e stimato dai suoi colleghi. Asumi è affascinante, affabile, tenero con i suoi alunni e gentile con gli altri professori. Tutto questo all’apparenza, perché dietro la maschera si nascondono i lineamenti di un pazzo, completamente incapace di stabilire un qualsivoglia rapporto. In un ambiente in cui i problemi adolescenziali sono inevitabili, e il bullismo è all’ordine del giorno, Seiji pensa bene di trovare una soluzione per stroncare ogni problema sul nascere: uccidere ad uno ad uno tutti i suoi studenti.
In un mondo che ci vede spesso inorridire a causa della reale violenza quotidiana, Takashi Miike sguazza a meraviglia all’interno di una storia che trasuda orrore. Il suo folle professore non promette nulla di buono sin dalle prime inquadraure. Ha ucciso i genitori all’età di 14 anni, si è poi laureato, è volato in America. Per poi tornare in Giappone e diventare insegnante a sorpresa. Per quale motivo?
Step dopo step, Miike prova a partorire una degna risposta, tracciando i lineamenti di un malato di mente. Peccato che nella costruzione del film, intervallato da un montaggio che per buona parte crea enormi difficoltà nel comprendere la direzione presa dalla trama, Takashi barcolli, soprattutto nella prima parte, per poi dedicarsi ad uno stancante e sfiancante bagno di sangue nella seconda.
Imbracciato un fucile, il protagonista (Hideaki Ito) di Lesson of Evil perde completamente la testa e fa strage di alunni all’interno del proprio istituto, canticchiando un odioso motivetto che ha il merito di inquadrare la sua tutt’altro che lucida e spiegabile pazzia. Chiunque osi ‘dubitare’ della sua sanità mentale, finirà per fare una brutta fine. Spesso gratuito nella reiterazione della violenza, ma a tratti visionario nel mostrarci ciò che vede la malata mente del povero prof, con omaggi che vanno da Cronenberg a Raimi, Miike si concede persino un finale apertissimo, promettendo di fatto un ‘capitolo due’, figlio del clamoroso ‘to be continued’ finale.
Se inizialmente gli omicidi/suicidi che sconvolgono la tranquillità della scuola non vengono mai realmente ‘mostrati’, con il passare dei minuti il regista alza sempre più l’asticella dell’esplicito, tanto da regalarsi una parte conclusiva che è una vera e propria overture di sangue, tra fucilate a bruciapelo (dove tenesse le pallottole il buon maestro, visto che ne caricherà un centinaio, rimane un mistero), colli sgozzati e corpi bruciati. Una vera e propria mattanza scolastica, più volte ‘raccontata’ all’interno dei veri telegiornali, a tratti straniante, ironica, spesso caotica, nel saltare continuamente da una pseudo motivazione all’altra, registicamente piatta, nell’essere più o meno perennemente uguale a se stessa, e sinceramente eccessiva, nel ripetersi così a lungo e nel trasformarsi in orgoglioso splatter, per poi finire nell’assurdo del sequel a tutti i costi. Cosa he neanche John McNaughton, regista del già citato Henry – Pioggia di sangue, avrebbe mai osato immaginare.
Voto di Federico: 5
Lesson of Evil (thriller, Giappone, 2012, Aku no Kyoten) di Takashi Miike; con Takayuki Yamada, Hideaki Ito, Mitsuru Fukikoshi, Shôta Sometani, Fumi Nikaidô, Ruth Sundell, Kaoru Fujiwara, Erina Mizuno, Yukito Nishii, Kento Hayashi, Kôdai Asaka – qui il trailer.