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Roma 2012: Spose Celesti dei Mari della Pianura – Recensione in Anteprima

Due anni dopo Silent Souls, torna Aleksei Fedorchenko con Spose Celesti dei Mari della Pianura

pubblicato 11 Novembre 2012 aggiornato 31 Luglio 2020 20:22

Due anni dopo l’applauditissimo Silent Souls, presentato al Festival di Venezia (e premiato con il Mouse D’Oro), torna il russo Aleksei Fedorchenko con Spose Celesti dei Mari della Pianura, in Concorso e in anteprima mondiale al Festival Internazionale del Film di Roma.

Un film ‘ad episodi’, potremmo definirlo, perché composto da 23 ritratti femminili. 23 brevi racconti sulle donne del popolo Mari, sospesi tra magia e realismo, tra credenze popolari e religione. Un vero e proprio ‘Decamerone’ russo al femminile, a tratti geniale ma troppo spesso impalpabile, per non dire indigesto.

Tra i tanti, troppi racconti partoriti, Fedorchenko si perde, annegando a volte tra l’inutile e l’incomprensibile, portando in sala nella maggior parte dei casi ‘ritratti’ di pochi minuti, per non dire secondi, per poi lasciarsi andare con la fantasia e regalare autentiche perle cinematografica, che spaziano tra l’horror, il fiabesco e il fantasy.

Territori a noi sconosciuti. Innevati e in arrivo da epoche lontane, per quanto poveri e privi di modernità. Scenografie naturali e sontuose. Donne di ogni età e forma misica, promesse spose dalle storie più incredibili. Prendendo a piene mani dalle leggende popolari, Fedorchenko omaggia le mogli celesti dei Mari delle Pianure, a suo dire indistinguibili dalle donne terrene.

In una nazione sterminata come la Russia, in cui vivono a stretto contatto 180 etnie, Fedorchenko concentra la sua attenzione sulle popolazioni di origine ugro-finnica, originarie della Russia centrale. Qui, tra preghiere collettive nei boschi, misteriose creature femminili, pulsioni sessuali, zombie telecomandati, ragazze amanti del vento, anime perdute e inquietanti riti notturni per ‘omaggiare’ i defunti, il film oscilla pericolosamente, tra ‘racconti’ straordinari ed altri soporiferi. Poetico, trascinato da una ammaliante fotografia e da una splendida colonna sonora, Spose Celesti dei Mari della Pianura intreccia tradizioni passate al nostro presente, sullo sfondo del Volga e dei boschi animati, tra fantasmi e creature di varia forma.

Ciò che manca, nel film di Aleksei Fedorchenko, è un briciolo di reale continuità, causa racconti dalla qualità e dall’interesse suscitato clamorosamente differenti. Miscelando più e più generi all’interno del suo ‘Decamerone’, tra tragedia, dramma e commedia, il regista concentra la propria attenzione su una comunità al contrario dimenticata, dando visibilità a quella mitologia etnica sconosciuta ai più. Ciò che ne resta, è un prodotto dal fascino innegabile, e dai diversi stili di regia, ma di difficile digestione. Tante le ‘fughe’ anticipate dalla sala durante la proiezione stampa, per un titolo che finirà sicuramente per dividere la critica. Tra chi lo odierà e chi lo venererà. Il qui presente, per non far torto a nessuno e perché rimasto tutt’altro che indifferente dinanzi alla sua visione, si pone esattamente nel mezzo.

Voto di Federico: 6

Spose Celesti dei Mari della Pianura (NEBESNYE ZENY LUGOVYKH MARI, Russia, 2012, fantasy) di Alexeyc; con Julia Aug, Yana Esipovich, Vasiliy Domrachev, Daria Ekamasova, Olga Dobrina, Yana Troyanova, Olga Degtyarova, Alexandr Ivashkevich, Yana Sexte.

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