Roma 2012: Tutti Pazzi per Rose – Populaire – Recensione in Anteprima
Applausi ed apprezzamenti in arrivo dal Festival di Roma per il francese Tutti Pazzi per Rose – Populaire, presentato fuori concorso
Finalmente. Finalmente. Finalmente. Dopo 3 giorni di ‘magra’, il Festival Internazionale del film di Roma presenta il suo gioiello, clamorosamente (ed inspiegabilmente) non inserito in Concorso da Marco Muller, anche se opera prima. Parliamo di Populaire, film che da molti è già stato ribattezzato il nuovo The Artist, o il nuovo Quasi Amici. Perché di un altro mezzo capolavoro transalpino stiamo parlando. Occhio lungo Weinstein, ovviamente, l’ha già fatto suo per il mercato americano, tanto da poter ipotizzare un boom studiato e sinceramente meritato nel 2013.
Siamo negli anni 50. Gli anni di Billy Wilder e Audrey Hepburn, ed è proprio a questi due inarrivabili miti che Regis Roinsard si ispira per il suo folgorante esordio in sala. 15 milioni di euro di budget, uno script sublime, un cast da non crederci, una protagonista meravigliosa, una ricostruzione dell’epoca magistrale, colori pastello, tante risate e vestiti impeccabili, per una commedia romantica che potremmo definire perfetta, inattaccabile e probabilmente furba, ma sinceramente deliziosa.
Anche volendo andare a cercare il pelo nell’uovo, tutto funziona a meraviglia nella curiosa ed avvincente trama amorosa costruita da Roinsard, per un’industria cinematografica, quella francese, che inizia davvero a fare paura.
Francia, 1958. La ‘modernità’ è alle porte. Le donne di tutto il mondo gridano all’emancipazione, sognando di fare carriera nel mondo del lavoro. Il posto a cui ambiscono maggiormente? Quello di segretaria. Tutte, ma proprie tutte, vogliono fare la segretaria. Regola numero uno per poter accaparrarsi il posto? Facile. Battere a macchina, possibilmente il più velocemente possibile
Rose Pamphyle ha 21 anni. Vive con il burbero padre, non ha più la madre ed è considerata da tutti gli abitanti del paese in cui vive, in Normandia, una ragazza ‘strana’, diversa. Rose è promessa in sposa al figlio del proprietario dell’autofficina, che tutte le altre ragazze del villaggio vorrebbero. Ma non lei, che sogna per se’ un futuro diverso da questo. La partenza per Lisieux, città leggermente più grande della propria che ai suoi occhi sembra Hollywood, è così dovuto. Qui, la dolce ed impacciata Rose trova lavoro come segretaria di Louis Echard, carismatico titolare di un’agenzia di assicurazioni. Il colloquio in realtà è un fiaco, ma l’imbranata Rose è un fulmine con la macchina da scrivere, tanto da convincere lo sportivo Louis a sognare in grande. Perché non puntare ai campionati nazionali di dattilografia, che da anni paralizzano l’intero Paese? Lui le farà da maestro, mentre lei dovrà far di tutto per vincere…
Una trama straordinaria, per quanto semplice, avvincente ed originale, che ruota attorno alla più classica delle apparentemente impossibili storie d’amore, in grado di volare alto grazie ad una confezione filmica perfettamente bilanciata sotto tutti i punti di vista. I dialoghi, la regia, gli attori. Funziona tutto in Populaire. L’impresa dell’esordiente Roinsard, dalla mano ferma e dalla penna invidiabile (è sua anche la sceneggiatura), farà parlare di se’ nei prossimi mesi, perché il suo debutto macinerà chilometri, tanto in patria quanto all’estero.
Educato, divertente, commovente, misurato, storicamente dettagliato, ricco di citazioni legate alla settima arte (qualcuno ha detto Hitchcock e Godard?), e tecnicamente sorprendente, Populaire omaggia esplicitamente le vecchie commedie americane degli anni 50. Quelle ancora oggi invidiate ed ammirate da mezzo mondo. Quelle intelligenti, pacate e condite da dialoghi fulminanti. Le commedie dirette con mano ferma da Wilder ed interpretate con grazia da una Audrey Hepburn qui palesemente ‘citata’ dalla sublime protagonista, ovvero Deborah Francois, già vista ed ammirata ne L’enfant dei Dardenne.
E’ nata una nuova Audrey Tautou? Sarà anche prematuro sbilanciarsi, ma probabilmente sì, perché la sua Rose Pamphyle diverrà la nuova e mai dimenticata Amélie Poulain. Per forza ed originalità del personaggio, per luminosità, solarità, irruenza ed espressività, anche in quanto donna, in un’epoca, quella a cavallo tra i 50 e i 60, di svolta sessuale dal punto di vista politico e sociale.
Soppesando con astuzia i vari ingredienti, Regis Roinsard è andato a ripescare i dimenticati campionati mondiali di dattilografia, rendendoli maledettamente avvincenti, neanche ci trovassimo su un ring con Rocky Balboa ed Ivan Drago a darsele di santa ragione. Eppure qui nessuno indossa guantoni, ma solo e soltanto, vestitini eleganti ed unghie smaltate, che danzano con grazia e rapidità sui vecchi tasti di una macchina da scrivere, che ha il merito di ritmare i tempi di una pellicola invidiabile. Trasformando in 111 minuti due quasi perfetti sconosciuti, come il regista e la sua protagonista, in due piccoli fenomeni cinematografici ad un passo dalla popolarità internazionale. Mai come in questa occasione ampiamente meritata.
Voto di Federico: 8+
Populaire (France, 2012, commedia) di Régis Roinsard; con Romain Duris, Déborah François, Bérénice Bejo, Mélanie Bernier, Nicolas Bedos, Shaun Benson