Roma 2013 – Her (Lei): Recensione in Anteprima
Ha entusiasmato e creato proseliti con Essere John Malkovich e Il ladro di orchidee, per poi tradire le enormi aspettative montate nel tempo con l’incompleto Nel paese delle creature selvagge. C’era attesa, attesa spasmodica nei confronti di Her, nuovo film del geniale Spike Jonze, sbarcato a Roma nella giornata di oggi travolgendo il Concorso ufficiale del Festival. Perché il quarto film dello straordinario regista americano ha incantato la stampa, che ha da subito giustamente gridato al Capolavoro. A meno che la Giuria non perda la testa al momento del ‘voto’, la ‘Festa’ capitolina ha trovato il suo ottavo meritato trionfatore.
Film di scrittura, di recitazione, di estetica e genialità, Her immagina un futuro non troppo lontano in cui l’essere umano vivrà in simbiosi con la tecnologica, con i sistemi operativi. Parleremo quasi esclusivamente con loro, vivremo con loro, faremo amicizia e ci innamoreremo di loro. Fredde macchine, computer e telefonini in grado di provare emozioni, di suscitarle e rielaborarle. Jonze prende le relazioni umane da noi tutti conosciute e le porta oltre, in un mondo in cui la natura dell’amore sarà non convenzionale. E ancor più incontrollabile. Tutto questo attraverso una rappresentazione maestosa e mai banale. Il futuro immaginato da Spike è molto simile al nostro, se non addirittura vintage. Colori pastello invadono la quotidianità, con look e arredamenti anni 70. Joaquin Phoenix è Theodore Twombly, malinconico divorziato un tempo innamorato che trascorre le proprie giornate a scrivere lettere per gli altri. E’ pagato per fare questo, perché l’incomunicabilità tra esseri umani ha ormai divorato il mondo. La sua triste vita cambia nel momento in cui acquista un nuovo sistema operativo rivoluzionario, perché in grado di ragionare e relazionarsi con l’utente. Tra i due c’è un’intesa, che cresce giorno dopo giorno. La voce di Samantha, questo il nome dell’OS, si incunea sempre più nel cuore di Theodore. Nasce un amore impossibile, un illogico rapporto che finirà per stravolgere le esistenze di Twombly, combattuto e diviso tra l’ex moglie reale e la Samantha tecnologica che ovviamente non ha un corpo. Ma prova sentimenti.
Una vita a pensarci, immaginarla e a lavorarci, e si intuisce anche il perché. Spike Jonze ha impiegato anni per completare l’incredibile sceneggiatura di Her, talmente articolata, spericolata, visionaria, divertente, struggente e poetica da lasciare senza fiato. Un’opera semplice eppure complessa, fondata sull’amore e sulle relazioni, inclassificabili ed immodificabili, persino tra uomini e macchine, cuori pulsanti e chip. Straordinaria l’immagine futuristica ideata da Jonze in ambito tecnologico, avanguardista e ammaliante, perché così avanti e solo all’apparenza assurda da risultare estremamente credibile. Perché è verso quella direzione che il mondo sta andando, verso quei limiti che noi tutti ci stiamo lentamente indirizzando. Con un volto, un unico volto chiamato a rappresentare il possibile ed ovvio spaesamento nel dover accettare tutto ciò. Il volto, l’incredibile volto di uno Joaquin Phoenix spaventosamente bravo e commovente.
L’intera opera di Jonze poggia sulle sue capacità recitative, probabilmente mai così stimolate da un personaggio sfaccettato e di fatto ‘obbligato’ ad interagire con il nulla. Immaginate le difficoltà nell’avere a che fare con una semplice voce, quella suadente e profonda di Scarlett Johansson. Eppure Joaquin soffre, sorride, piange, esprime gioia, dolore, amore, paura, interagendo con un auricolare, un computer, un cellulare. Una prova d’attore sbalorditiva, che porta il Festival di Roma a bissare la spaventosa esperienza di ieri vissuta con Matthew McConaughey. Si ride tanto e di gusto con Her, grazie ad una serie di trovate spiazzanti ed esilaranti, ma ci si commuove anche, perché con Jonze nulla è impossibile. Tutto è incredibile. Dalla magnifica colonna sonora degli Arcade Fire alla pastellata e calda fotografia di Hoyte Van Hoytema, passando per l’ennesimo ruolo da non protagonista da applausi per una sempre troppo sottovalutata Amy Adams. Struccata, spaesata, delusa dall’amore e legata ad una vecchia amicizia con Joaquin.
Nell’immaginare un mostruoso futuro in cui noi tutti saremo comunicativamente distanti l’uno dall’altro, perché legati quasi esclusivamente alla tecnologia, Jonze non ha fatto altro che realizzare la sua opera più riuscita, e non solo di scrittura ma anche di regia, elegante e fascinosa, tra passato e presente ben amalgamati da un montaggio coreografato ed avvolgente, dando candidamente vita ad uno dei migliori film dell’anno. Se non il migliore. Perché Her è già storia.
Voto di Federico: 9.5
Voto di Gabriele: 8
Her (Usa, 2013, commedia) di Spike Jonze; con Joaquin Phoenix, Amy Adams, Rooney Mara, Olivia Wilde, Scarlett Johansson, Caroline Jaden Stussi, Laura Meadows, Portia Doubleday, Sam Jaeger, Rachel Ann Mullins, Katherine Boecher, Alia Janine, Jeremy Rabb, Lynn Adrianna, Luka Jones, Eric Pumphrey