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Roma 2013 – Sorrow and Joy: Recensione in Anteprima

Il danese Nils Malmros in Concorso al Festival di Roma con Sorrod and Joy

pubblicato 11 Novembre 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 07:29

Un’anteprima mondiale molto attesa quella che ha oggi svegliato il Concorso del Festival Internazionale del Film di Roma, grazie al ritorno in sala di Nils Malmros, tra i registi danesi più famosi ed ammirati, con Sorrow and Joy. Un dramma famigliare, legato alla settima arte, alla psiche malata della protagonista e ad un rapporto d’amore minato da un fatto di cronaca eppure in grado di sopravvivere nel corso degli anni.

Siamo nel 1984, è inverno. Johannes è un regista, torna a casa dopo una conferenza e ad accoglierlo c’è una devastante notizia. Sua moglie ha ucciso con un coltello la loro piccola figlia, nata 9 mesi prima. Pronti via e Malmros ci porta immediatamente sull’orlo del precipizio. Il mondo crolla addosso a quest’uomo, stimato e premiato autore cinematografico. Nel giro di 5 minuti sappiamo chi ha ucciso chi e perché l’ha fatto. Signe è infatti una donna instabile, da sempre. 10 anni prima aveva tentato il suicidio. All’epoca aveva iniziato a prendere delle medicine, fino all’incontro con Johannes. Fu lui a dirle di abbandonarle, perché ormai felice ed innamorata. Sbagliando. Il lavoro dell’uomo, ‘costretto’ ad interagire e a ‘flirtare’ con le proprie giovani attrici, fa impazzire Signe. E’ gelosa di una 15enne, perché lei, quando aveva la sua età, provava interesse per i propri insegnanti.

Grazie allo stratagemma di uno psichiatra incaricato di decidere il futuro della moglie assassina, Johannes ‘racconta’ la loro storia d’amore. E nel farlo, ovviamente, la racconta a noi spettatori. Le prime parole, i primi sorrisi, le prime sfuriate. La gravidanza, la nascita di Maria, l’eterna sensazione di inadeguatezza ed inferiorità di Signe, fragile e perennemente sull’orlo di una crisi di nervi. Tanto da crollare e uccidere senza quasi rendersene conto.

Glaciali, distaccati, quasi inconsapevoli del dramma da poco vissuto. Questi sono i due protagonisti pensati e filmati da Malmros, che di fatto finisce per giustificare/digerire il gesto estremo della donna, finalmente giunta alle soglie dell’amore e della felicità solo e soltanto dopo aver seminato e raccolto tristezza. Un amore corrisposto e in grado di resistere anche al peggiore e più incredibile degli eventi famigliari. La ‘colpa’ della morte di Maria viene ‘divisa’ da Marmros, anche se fisicamente da attribuire a Signe, tra padre perennemente assente in quanto continuamente sul set e suoceri tutt’altro che presenti, tanto nel passato della donna, letteralmente cresciuta dalla baby sitter, quanto nel presente di ‘madre’. Bisognosa d’aiuto eppure sola nel dover gestire un’acuta depressione che in famiglia aveva già causato drammi, vedi il suicidio dello zio, Signe ‘esploderà’ nel peggiore dei modi.

Malmros ha inizialmente il merito di incuriosire, nell’andare a ritroso nella vita di questa coppia per provare a ‘motivare’ un finale tanto estremo, per poi perdersi visibilmente lungo la strada. L’assoluzione totale da parte di qualsiasi personaggio nei confronti della donna, maestra elementare ‘perdonata’ perfino dai genitori dei suoi alunni, stride con la realtà e con un qualsiasi senso di logicità, così come il finale inutilmente ripetitivo nel mostrare ciò che già era stato abbondantemente descritto. Il dolore iniziale che diventa felicità, l’orrore che diventa giustificazione, le colpe da condividere, l’espiazione cinematografica per voltare pagina con quasi 30 anni di ritardo, con protagonisti un’intensa e instabile Helle Fagralid e un gelido Jakob Cedergren, che di fatto non butta mai addosso la croce alla moglie omicida. Neanche per un rapido istante, perché quasi ‘complice’ nel non aver saputo leggere certi avvertimenti, segnali di pericolo, puri e semplici ‘errori’ da genitore da lui stesso compiuti. Scelte discutibili nei confronti di un’opera ‘scandinava’ nel DNA, per il senso di giustizia e accettazione morale nei confronti di determinati crimini, ma moralmente discutibile da parte di chiunque viva con orrore simili ed efferate tragedie.

Voto di Federico: 4

Sorrod and Joy (Danimarca, 2013, drammatico) di Nils Malmros; con Jakob Cedergren, Helle Fagralid, Nicolas Bro, Ida Dwinger

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