School of Mafia: conosciamo meglio i personaggi della black comedy di Alessandro Pondi
Da ieri 01 Distribution porta nei cinema di tutta Italia “School of Mafia”. Conosciamo meglio i personaggi che fanno parte dell’universo del film di Alessandro Pondi.
Dal 24 giugno con 01 Distribution nei cinema d’Italia School of Mafia, la black-comedy di Alessandro Pondi che ci porta dalla tentacolare metropoli di New York City ad una suggestiva Sicilia rurale, in cui seguiamo il viaggio di tre figli ribelli di altrettanti boss malavitosi italoamericani costretti a frequentare un corso intensivo di mafia tenuto in Sicilia dal famigerato boss Don Turi, a cui spetterà il compito di istruire i tre recalcitranti picciotti e trasformarli in uomini d’onore.
Donato Cavallo, Primo Di Maggio & Vito Masseria- I Boss Italoamericani
Donato Cavallo (Emilio Solfrizzi), Primo Di Maggio (Fabrizio Ferracane) & Vito Masseria (Paolo Calabresi) sono tre padri assenti e poco comunicativi che dopo l’improvvisa morte del loro “collega” boss Frankie Ghost (Tony Sperandeo) pensano di poter affrontare una scalata, mentre le autorità di New York temono che stia per iniziare una guerra di clan mafiosi per riempire il vuoto lasciato dal boss defunto. I tre sono l’emblema della mafia di importazione, si ispirano ai mafiosi dell’immaginario cinematografico, quelli di Marlon Brando, Al Pacino e Robert De Niro, sono una sorta di cliché dei “Bravi Ragazzi” di Scorsese, zoticoni vestiti a festa, impomatati, imbottiti di soldi e con troppa colonia, ma nonostante siano in fondo degli inetti, si sono comunque fatti strada e ora hanno un grande potere di vita e morte. La loro ignoranza li ha convinti che basterà un viaggetto nella loro terra di origine per raddrizzare la schiena ai loro figli degeneri e ribelli, lontani da ciò che un “picciotto d’onore” deve essere e soprattutto deve rappresentare. Di fronte ad una prole incapace di rappresentare il buon nome della “Famiglia”, il triumvirato di malavitosi sarà disposto a tutto pur di raggiungere l’obiettivo, anche a non veder più tornare i loro figli se non decideranno di abbandonare i loro sogni e abbracciare gli affari di famiglia.
Emilio Solfrizzi: Per interpretare il mio personaggio mi sono ispirato a Scarface e a Il Padrino.
Joe Cavallo, Nick Di Maggio & Tony Masseria – I Riottosi Picciotti Newyorkesi
Che nelle famiglie Cavallo, Di Maggio e Masseria vi siano problemi di comunicazione è evidente, ma visto che i tre padri malavitosi praticano l’omertà come stile di vita non sembra così strano che i tre figli alla fine abbiano mutuato il desiderio di farsi una vita propria, e nel caso delle tre nuove leve distanti a dir poco anni luce dall’archetipo del figlio “masculo” cresciuto a pane, mafia e omertà che ogni papà malavitoso vorrebbe veder seguire le sue orme. Così ci troviamo di fronte ad un terzetto che tutto intende fare, tranne che diventare picciotti d’onore. In primis c’è lo sciupafemmine Nick (Giuseppe Di Maggio) che sarebbe potenzialmente l’orgoglio di suo padre se non avesse appena superato le eliminatorie di un talent-show, preferisce la chitarra allo scacciapensieri e già si sente un po’ rockstar. Di male in peggio va con Joe (Guglielmo Poggi), lui non solo odia il padre visceralmente, ma non lo sopporta a tal punto da studiare per diventarne l’acerrimo nemico, il ragazzo è infatti cadetto all’accademia di polizia di New York e il sogno della sua vita è un giorno poter mettere in manette il padre. Il terzetto si completa con Tony il ballerino (Massimo Ragno), un ragazzo che sta attraversando un momento di grande confusione riguardo alla propria identità sessuale, ma su una cosa non è per nulla confuso, lui è un insegnante di danza e la sua indole bonaria e la sua passione per il rosa e gli unicorni non potranno mai e poi mai entrare in sintonia con il mondo violento e spietato della malavita organizzata. I tre nonostante questa evidente ritrosia ad ogni contatto con il mondo paterno finiranno rapiti e affidati al boss Don Turi che ben presto scoprirà che non è sempre vero che la mela non cade mai troppo lontano dall’albero.
Giuseppe di Maggio: Non è solo un film sulla mafia, ma è anche un film sul conflitto generazionale. Si racconta l’incapacità di comunicare con i propri genitori”
Michele Ragno: Questo film è pieno di situazioni comiche. Per me è stata una vera e propria scuola perché ho recitato al fianco di veterani del cinema.
Guglielmo Poggi: Rispetto agli altri due, Joe ha questa fissazione, quasi esaltazione per l’azione e le armi.
Don Turi ‘u Appicciaturi – Il Boss dei Boss “Mr. T”
Il famigerato Don Turi ‘u Appicciaturi (Nino Frassica), soprannome legato ad un efferato evento di gioventù del boss, è uno che di mafia se ne intende, è consapevole che gli affari negli States devono essere salvaguardati e che ci vuole sangue fresco ai vertici, quindi si presterà ad insegnare ai recalcitranti giovanotti d’oltreoceano e li accetterà in quella che lui chiama la sua “classe”, per un corso intensivo di mafia applicata. Don Turi è molto legato alla tradizione, quindi il suo iter “scolastico” è scandito da lezioni in materie specifiche che vanno dall’occultamento di cadavere alle minacce a scopo di estorsione. Don Turi nelle sue lezioni di mafia è supportato dai suoi scagnozzi, vedi l’eccentrico e maniacale braccio destro Salvo U Svizzero, e giudicato dallo sguardo indagatore e spietato della consorte Carmela, donna d’onore che non la manda certo a dire.
Nino Frassica: Sono nato a Messina. Mi ricordo che al cinema i mafiosi entravano gratis. Io da piccolo mi mettevo dietro di loro così non pagavo alla biglietteria! Non avevo una lira…All’inizio uno pensa che i mafiosi sono dei fighi perché hanno i soldi e le donne. In realtà sono dei deficienti: o sono latitanti o vanno a finire in carcere o vengono ammazzati. Molti hanno raccontato la mafia in modo ironico, scherzandoci sopra. Penso a Pif con La mafia uccide solo d’estate o a Roberta Torre con Tano da morire. In questo film i mafiosi oltre che cattivi sono anche dei fessi: una bella operazione perché per una volta dei criminali non hanno alcun fascino.
Salvo ‘U Svizzero – Il braccio destro di Don Turi
Tra la schiera di scagnozzi di Don Turi spicca l’eccentrico Salvo ‘U Svizzero (Maurizio Lombardi), curato ed elegantissimo, anche troppo rispetto al parterre di rozzi criminali che lo circondano. Salvo è il figlio nonché braccio destro di Don Turi, e da questa sua posizione sarà suo compito impartire alcune delle lezioni base che i tre ragazzi dovranno seguire; insegnamenti che Salvo impartirà con la sua flemma che qualche volta vacillerà di fronte all’evidente incapacità dei ragazzi di affrontare anche le prove più semplici, vedi l’occultare un cadavere, arte in cui Salvo è un vero maestro grazie alla sua maniacale cura per i dettagli, portare a termine una trattativa oppure offrire la “protezione” ad un negoziante. Salvo con i suoi “tic” studiati sembra voler imitare i mafiosi visti al cinema e in tv e questo ne fa una spassosa parodia, lui vorrebbe rappresentare il mafioso che incute timore e rispetto e invece finisce per somigliare ad un sorta di versione sicula del guappo Pasqualino Settebellezze di Giancarlo Giannini.
Maurizio Lombardi: Quei bravi ragazzi, Il padrino, Salvo se li è visti tutti e lui vorrebbe imitarli e lo fa con risultati alquanto discutibili.
Carmela “A Mugliera” di Don Turi
Dietro ogni uomo di potere si cela una donna ambiziosa e lungimirante, e dietro al famigerato Don Turi ‘u Appicciaturi troviamo, mica tanto celata, la “mugliera” Carmela (Paola Minaccioni), una donna che prende molto sul serio il suo ruolo di consorte del boss e non manca mai occasione per dire la sua, anche nei momenti meno opportuni, con un rassegnato Don Turi che ricorda ai presenti (“e mica si può sparare alla mugliera”). Una donna tutt’altro che sottomessa, Carmela è anche una madre che stravede per “u figghiu suo” e una feroce leonessa disposta a tutto per proteggere la sua famiglia.
Paola Minaccioni: Il mio personaggio è nato in fasi, sicuramente siamo partiti dai capelli, perché volevamo evitare, abbiamo parlato con Alessandro [Bondi], un’icona classica di donna di mafia con la crocchia, volevo evitare di essere buffa da subito, quindi abbiamo optato per questi capelli selvaggi, sciolti, la campagna, la terra, il sole, il mare…doveva essere un personaggio estremo.
Don Masino Mazzarò & la figlia ribelle Rosalia
Don Masino Mazzarò (Gianfranco Gallo) è il vero antagonista della storia, sembra un cattivo di 007. Il suo desiderio più grande è far parte della “Famiglia”, ma viene trattato alla stregua di “fratellastro” qual è da Don Turi che non manca occasione di “schifarlo”. Questa continua precisazione da parte di Don Turi del fatto che sangue non è acqua, scatena in Don Masino un senso di inadeguatezza che lo rende perennemente rabbioso e in cerca di riscatto. Con questa ferita costante di non essere completamente accettato in famiglia, Don Masino di problemi ne ha anche con la sua di famiglia, in particolare con la figlia ribelle e sognatrice Rosalia (Giulia Petrungaro). La ragazza crede nel vero amore e diventa una sorta di contraltare alle regole mafiose e patriarcali della sua famiglia alla stregua dei tre ragazzi newyorkesi, e quando Rosalia incontra Nick scoppierà inevitabilmente l’amore e al contempo anche la bile di Don Masino che scatenerà l’inferno affinché sua figlia torni sui suoi passi e rispetti i suoi “comandamenti”.
Gianfranco Gallo: siamo tutti dei personaggi da commedia ma ognuno con la sua interiorità, ad esempio il mio personaggio è impostato sulla presenza ingombrante della famiglia.
Giulia Petrungaro: Rosalia è una ragazza superpositiva che decide di non seguire il padre, esprime questa voglia di libertà con delle ali che ha tatuate sulla schiena.
[ARTICOLO IN COLLABORAZIONE CON RAI CINEMA]