Senza lasciare traccia: con il male che consuma Riondino al cinema
Viaggio nell’oscurità, dalla zona segreta di ognuno di noi a quella del grande schermo, con Michele Riondino, Valentina Cervi, Vitaliano Trevisan e Elena Radonicich
” content=”” provider=”youtube” image_url=”https://old.blogo.it/cineblog/3/381/maxresdefault-jpg.png” thumb_maxres=”1″ url=”https://www.youtube.com/watch?v=X6cFZVYotVs” embed=”PGRpdiBpZD0nbXAtdmlkZW9fY29udGVudF9fNjg3MTU1JyBjbGFzcz0nbXAtdmlkZW9fY29udGVudCc+PGlmcmFtZSB3aWR0aD0iNTAwIiBoZWlnaHQ9IjI4MSIgc3JjPSJodHRwczovL3d3dy55b3V0dWJlLmNvbS9lbWJlZC9YNmNGWlZZb3RWcz9mZWF0dXJlPW9lbWJlZCIgZnJhbWVib3JkZXI9IjAiIGFsbG93ZnVsbHNjcmVlbj48L2lmcmFtZT48c3R5bGU+I21wLXZpZGVvX2NvbnRlbnRfXzY4NzE1NXtwb3NpdGlvbjogcmVsYXRpdmU7cGFkZGluZy1ib3R0b206IDU2LjI1JTtoZWlnaHQ6IDAgIWltcG9ydGFudDtvdmVyZmxvdzogaGlkZGVuO3dpZHRoOiAxMDAlICFpbXBvcnRhbnQ7fSAjbXAtdmlkZW9fY29udGVudF9fNjg3MTU1IC5icmlkLCAjbXAtdmlkZW9fY29udGVudF9fNjg3MTU1IGlmcmFtZSB7cG9zaXRpb246IGFic29sdXRlICFpbXBvcnRhbnQ7dG9wOiAwICFpbXBvcnRhbnQ7IGxlZnQ6IDAgIWltcG9ydGFudDt3aWR0aDogMTAwJSAhaW1wb3J0YW50O2hlaWdodDogMTAwJSAhaW1wb3J0YW50O308L3N0eWxlPjwvZGl2Pg==”]
La violenza che lascia segni sotto la pelle e tra le pieghe più nascoste dell’anima, arriva sul grande schermo Senza lasciare traccia con il primo lungometraggio di Gianclaudio Cappai e individui alle prese con malattie fisiche e mentali, rapporti di coppia minati dal non detto e segreti che corrodono.
[quote layout=”big” cite=”Gianclaudio Cappai]
”Tutti i personaggi di questa storia lottano per liberarsi da ciò che ha segnato per sempre la loro vita, per quanto abbiano cercato di dominarlo, nasconderlo o negarlo. Per questo sento l’anima di questa storia come un viaggio dentro la zona segreta che abita tutti noi, con cui si evita spesso di fare i conti, che si preferisce a volte non guardare pur sapendo che esiste”
[/quote]
Bruno (Michele Riondino) ha cercato di dimenticare un passato di cui porta i segni sulla pelle e dentro di sè, nella malattia che lo consuma lentamente: di quel passato non ha mai parlato con nessuno, neanche con la sua compagna (Valentina Cervi). Fino a quando Bruno non ha l’occasione di tornare nel luogo dove tutto è cominciato: una fornace ormai abbandonata, diventata il rifugio di un uomo (Vitaliano Trevisan) e della figlia (Elena Radonicich). Nessuno dei due riconosce quell’intruso, né immagina le sue intenzioni. Per guarire, Bruno deve trovare un colpevole, guardare in faccia l’origine del suo male. Cercare tracce, cancellarle, per tentare di fermare l’intruso che è in lui.
Tra il cancro che viola il corpo e ben altri mali che corrompono l’anima, Senza lasciare traccia, diretto da Gianclaudio Cappai e sceneggiato con Lea Tafuri, è stato girato per sei settimane tra Corno Giovine (Lodi), Piacenza, Roma e Nepi, dal 10 marzo al 19 aprile 2015.
Il film prodotto dall’indipendente Hirafilm, con un budget di 578mila euro, il contributo di Regione Lazio e Regione Lombardia, in associazione con Media Sponsor e Obiettivo Energia, con il sostegno di Lombardia Film Commission.
Senza lasciare traccia, presentato in anteprima al Bif&st 2016 dedicato a “Scola-Mastroianni”, nella sezione ItaliaFilmFest/Nuove Proposte (proiezione: venerdì 8 aprile, ore 20.00, Multicinema Galleria 6. Replica: 9 aprile, ore 10.30, Galleria 5) arriva in sala dal 14 aprile 2016, distribuito da HiraFilm con Il Monello Film.
(function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = “//connect.facebook.net/it_IT/sdk.js#xfbml=1&version=v2.3”; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, ‘script’, ‘facebook-jssdk’));
Pubblicato da Senza lasciare traccia su Venerdì 11 marzo 2016
Senza lasciare traccia: note di regia
Durante un viaggio, una mia amica malata di cancro mi confidò, ma era come se lo ripetesse a se stessa, come quella malattia fosse legata nella sua percezione ad un fatto traumatico della sua infanzia. Le chiesi di cosa si trattasse, ma non volle rivelarmelo.
Quel fatto è diventato per me una “scatola chiusa”, un enigma, un fantasma che mi ha inseguito e ossessionato. Mi sono chiesto quali potessero essere le conseguenze, i sedimenti lasciati da quel trauma. La risposta che mi sono dato è che la prima emozione che viene fuori da un vissuto del genere è la rabbia; la rabbia di chi vuole rimanere aggrappato alla vita e rivendica la necessità di un risarcimento, almeno psicologico, per provare a superare ciò che ha subito. L’urgenza di questa dinamica si rileva a livello personale ma anche sociale: c’è sempre bisogno di un colpevole, di un capro espiatorio su cui riversare la violenza che scorre sotto la superficie del nostro vivere “civile”, originata a sua volta da altra violenza, dall’ingiustizia o dall’improvviso erompere della morte, in una sorta di rito perpetuo che non riesce a trovare la sua catarsi.
Il cancro che affligge Bruno, il protagonista, è appunto lo specchio di un male più oscuro, fisico ma anche mentale, che lo corrode lentamente e in segreto.
Tutti i personaggi del film lottano per liberarsi da ciò che ha segnato per sempre la loro vita, per quanto abbiano cercato di dominarlo, di nasconderlo o di negarlo: l’anima di questa storia è un viaggio dentro la zona segreta che abita tutti noi, con cui spesso evitiamo di fare i conti, che preferiamo non guardare pur sapendo che esiste.
Gianclaudio Cappai