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‘Sergio Leone, quando il cinema era grande’: il libro

Cineblog è lietissimo di segnalare l’ultimo libro di Italo Moscati, pubblicato da Lindau, “Sergio Leone- Quando il cinema era grande”. Dopo i libri su Anna Magnani, Vittorio De Sica, Sophia Loren, Pier Paolo Pasolini e “Gioco perverso”, Moscati continua il suo romanzo sugli anni più vivaci e ricchi di storie del cinema italiano, attraverso uno

di carla
16 Ottobre 2007 09:24

Cineblog è lietissimo di segnalare l’ultimo libro di Italo Moscati, pubblicato da Lindau, “Sergio Leone- Quando il cinema era grande”. Dopo i libri su Anna Magnani, Vittorio De Sica, Sophia Loren, Pier Paolo Pasolini e “Gioco perverso”, Moscati continua il suo romanzo sugli anni più vivaci e ricchi di storie del cinema italiano, attraverso uno dei suoi registi più creativi e originali, che continua a riservare sorprese, Leone.

Adesso il cinema non è più grande. Specie il cinema italiano. Eppure lo è stato e lo è ancora, se si va a cercarlo. Era un cinema che parlava di rabbia, rivoluzione, vita, passione e destino. Un cinema che rideva e piangeva con il pubblico. Un cinema che non aveva peli sulla lingua e bollava il potere. Un cinema che fustigava la politica e i conformismi ideologici. Un cinema che reinventava la storia e scopriva il presente, lavorava per il futuro. Il nome che oggi lo rappresenta meglio è Sergio Leone. Ma chi è Leone, è solo l’autore di film storico-mitologici, western o sogni e incubi americani.

Sono passati più di quarant’anni, quarantatre per l’esattezza, da “Per un pugno di dollari” che il regista Sergio Leone realizzò nel 1964. Nessuno poteva prevedere che il film avrebbe ottenuto uno straordinario successo e sarebbe stato il western italiano più conosciuto nel mondo. Se il film – che fu seguito un anno dopo da “Per un dollaro in più”, un altro successo- segnò a sorpresa una data fondamentale nella storia del cinema non solo italiano, il terzo, “Il buono, il brutto e il cattivo” consolidò e definitivamente presentò al pubblico un grande regista, un grande autore italiano, forse l’ultimo inventore d’immagini e di stile che la critica fu “costretta” a scoprire e a valorizzare come merita.

Italo Moscati racconta le avventurose vicende che hanno costituito una densa trama di lavoro e di emozioni, di vittorie e battute d’arresto, amori, famiglia, figli. Una trama impegnativa, appassionante. Contrariamente a quanto si pensa, considerata l’importanza non solo spettacolare delle sue pellicole, Leone fece molta fatica prima di affermarsi. Ed è proprio da questa fatica, anzi da queste fatiche, che parte il racconto di Moscati teso a intrecciare film e vita, allo scopo di entrare in un laboratorio esistenziale e creativo che è culminato in “C’era una volta in America”.

Nel suo ultimo capolavoro realizzato nel 1984, è sintetizzata la visione del regista su storie e avventure collocate al centro nel melting pot americano, crogiuolo di razze e di culture, in cui gran parte hanno avuto gli emigranti italiani. Leone, emigrante lui stesso, soprattutto con l’immaginazione, fedele alle radici di famiglia (il padre Roberto Roberti era regista ,la madre Edwige era attrice, entrambi all’epoca del muto) e al grande cinema italiano del dopoguerra.

“C’era una volta in America” costituisce il suo forte addio al cinema. Leone stava preparando prima di morire un grande film sulla battaglia di Leningrado. Sarebbe stata un’altra tappa dell’esplorazione, carica di sguardi epici, di un artista che aveva fatto tutto nel cinema (persino l’attore in gioventù) in una esistenza breve, conclusa a soli 60 anni. Restano i suoi film, che circolano in tutto il mondo, a ricordarlo con continuità.

Sergio Leone e le sue invenzioni: un mulo invece di un cavallo, un cow boy con un sigaro all’angolo della bocca e un poncho sui bluejeans; e il volto di Clint Eeastwood. che conferma oggi anche come autore da Oscar il debito verso l’autore di “Un pugno di dollari” e del “Buono, il brutto, il cattivo”. In queste immagini c’è già l’impronta, il segno personale ed estetico di un regista che aveva diretto film storici-mitologici come “Il colosso di Rodi”, aveva fatto tra l’altro l’aiuto regista di William Wyler per “Ben Hur”. Testimone degli anni in cui il cinema, non solo quello italiano, era davvero grande.

Italo Moscati, regista e scrittore, sceneggiatore, insegna Storia dei Media e Arti Visive della Contemporaneità all’Università di Teramo. Tra i suoi ultimi volumi, ricordiamo “Gioco perverso. La vera storia di Osvaldo Valenti e Luisa Ferida, da Cinecittà alla guerra civile”, “I piccoli Mozart”, “Sophia Loren. Storia dell’ultima diva”, editi da Lindau; e “Anna Magnani”, “Vittorio De Sica”, “Pasolini passione”, editi da Eri-Ediesse.