Roma 2018, Sette sconosciuti a El Royale: Recensione del film di Drew Goddard
La 13esima Festa del Cinema di Roma inaugurata da Bad Times at El Royale, nuovo film di Drew Goddard.
Esploso in tv grazie a Lost, nonché sceneggiatore di film come Cloverfield e The Martian, Drew Goddard è tornato dietro la macchina da presa per la sua attesa opera seconda, 7 Sconosciuti a El Royale, in uscita 6 anni dopo il folgorante Quella casa nel bosco, girato nel 2009 ma sbarcato in sala solo nel 2011.
Film d’apertura della 13esima Festa del Cinema di Roma, Bad Times at El Royale è un noir dai rimandi spiccatamente tarantiniani (impossibile non pensare a The Hateful Eight), con Chris Hemsworth di nuovo al fianco del regista insieme al premio Oscar Jeff Bridges, Cynthia Erivo, Dakota Johnson, Jon Hamm, Cailee Spaeny, Lewis Pullman e Nick Offerman.
La pellicola è ambientata in un fascinoso e misterioso hotel che si trova al confine tra California e Nevada, a pochi km dal lago Tahoe. Un tempo ambito ritrovo per ricconi e celebrità, El Royale è finito in disgrazia dopo aver perso la licenza per il gioco d’azzardo. Al suo interno, non a caso, c’è un solo dipendente, costretto a far praticamente tutto. Sette estranei, ognuno con un passato da nascondere e un segreto da proteggere, si ritrovano tra queste stanze, in una lunga notte di pioggia, fuoco e sangue che darà a tutti loro l’opportunitò di redimersi. Un’ultima volta.
Abbiamo un prete, una cantante di colore, un concierge eroinomane, un venditore di aspirapolveri e una sboccata ragazza. Queste le premesse da cui prende vita Sette sconosciuti a El Royale, dopo un breve prologo e prima di spaziare tra stanze d’albergo, in cui Goddard presenta i suoi personaggi come se fossero dischi di un juke-box, sondando il passato ed esplicitando il loro presente. Si è visibilmente divertito a sceneggiare e a dirigere i suoi talentuosi protagonisti, il 43enne produttore di Alias, ambientando la sua opera seconda a cavallo tra gli anni ’60 e ’70.
Il ‘confine‘, inteso come ‘limite di un territorio, di un terreno’, si fa asse portante di un’opera che oscilla tra i generi, Stati (Nevada e California), spazi ed epoche, raccontando un’America, quella del 1969, travolta dalla guerra in Vietnam, dalle rivolte studentesche, dalla neonata presidenza Nixon e dalle mattanze firmate Charles Manson.
Con l’escamotage della suddivisione in capitoli Goddard non segue un preciso ordine cronologico, moltiplicando i punti di vista attraverso un gioco di specchi, tutt’altro che metaforici, in grado di riassemblare un intrigante puzzle di attori, situazioni, ostentate menzogne e realtà taciute. Esageratamente (e inutilmente) lungo e verboso, Sette sconosciuti a El Royale avrebbe tutto per esplodere, considerando anche la bravura dell’intero cast (Jeff Bridges, Lewis Pullman e la sorprendente Cynthia Erivo su tutti), ma non osa, soprattutto nell’ultima parte, cadendo sotto i colpi della propria perfezione estetica, tanto seducente quanto tendenzialmente vuota.
La confezione di Goddard, anche dal punto di vista prettamente musicale (soundtrack meravigliosa), è visivamente ineccepibile, ma il film sembra accartocciarsi su se stesso una volta superato il ‘confine’ e svelate le tante carte sul tavolo da gioco. Goddard sovrabbonda, tra santoni ‘mansoniani’, FBI, Vietnam e memorie kennediane da onorare, virando nel finale verso un’inattesa umanità che decreta vincitori e vinti. Un’occasione persa, nella sua esageratamente calcolata lucidità cinematografica, per andare oltre il semplice citazionismo tarantiniano.
[rating title=”Voto di Federico” value=”6″ layout=”left”]
Sette sconosciuti a El Royale (Noir, 2018, Usa, Bad Times at El Royale) di Drew Goddard; con Jeff Bridges, Cynthia Erivo, Dakota Johnson, Jon Hamm, Cailee Spaeny, Lewis Pullman, Nick Offerman e Chris Hemsworth – dal 25 ottobre in sala.