Si può fare: i commenti della critica
La commedia italiana Si può fare di Giulio Manfredonia (qui trovate il trailer) è stata la vera rivelazione del Festival di Roma. Vediamo come l’hanno accolto i critici:Paolo Mereghetti – Il corriere della sera: Una commedia allegra e ultra-ottimista, dove tutto si supera con un sorriso e un’assemblea. Furbesco ma simpatico. 3 stelline su 5.
La commedia italiana Si può fare di Giulio Manfredonia (qui trovate il trailer) è stata la vera rivelazione del Festival di Roma. Vediamo come l’hanno accolto i critici:
Paolo Mereghetti – Il corriere della sera: Una commedia allegra e ultra-ottimista, dove tutto si supera con un sorriso e un’assemblea. Furbesco ma simpatico. 3 stelline su 5.
Roberta Ronconi – Liberazione: E’ arrivato in sordina, nessuno ne sapeva nulla. Questo Festival di Roma è veramente prodigo di sorprese, suo malgrado. Tanta cagnara sul cinema italiano, titoloni di giornali sui film di Maria Sole Tognazzi e Michele Soavi e poi la sorpresa vera arriva all’ultimo, zitta zitta. E fa bum. (…) L’aria è quella da Qualcuno volò sul nido del cuculo , fra tragedia delle anime e commedia della vita. Ma la scommessa, nel suo piccolo, è più alta. (…) Se il risultato filmico è un po’ scarso (un po’ tendente al televisivo), ottimale invece quello della scrittura e dell’interpretazione. I “sani” Claudio Bisio, Anita Caprioli, Giuseppe Battiston, fanno con garbo da spalle alla vera compagnia di teatranti, quella dei “malati” appunto, senza avere mai la tentazione di rubare loro la scena.
Paolo D’Agostini – La Repubblica: Incomprensibilmente escluso dal concorso che sarebbe stata una mano santa per la bravura di tutti i suoi attori e da oggi nelle sale. Andate a vederlo: si pensa, ci si commuove, ci si diverte. Quello che deve fare una bella commedia. Si può fare è una favola, con i suoi stereotipi. Ma non lo erano anche Full Monty e Grazie signora Thatcher e Billy Elliott? Non lo era anche Qualcuno volò sul nido del cuculo, che di Si può fare è il faro?
Boris Sollazzo – DNews: Una storia di riscatto sociale stupenda, una solida realtà fatta di numeri e successi. Terapeutici ed economici. Bonifacci, ottimo sceneggiatore, ha preso la macrostoria da un articolo di giornale e ci ha costruito una fiaba che più vera non si può. Giulio Manfredonia ci ha creduto quattro anni fa e gli ha dedicato un lavoro intenso e atipico (prove di tre mesi persino per i provini, training-tortura per il cast). Il suo gioioso rigore, il piacere del racconto leggero e profondo ha fatto il resto, per un’opera indimenticabile.
Andrea D’Addio – FilmUp: La capacità con cui Fabio Bonifacci (sceneggiatore) e Giulio Manfredonia (regista e co-sceneggiatore) sono riusciti a raccontare una storia dai tanti personaggi e dalle mille sfumature, in maniera così credibile e avvincente è cosa rara. Ancor più perché evitano di utilizzare i possibili eccessi dei “malati” per snodi narrativi o per rifugiarsi nei colpevoli occhi degli esterni. (…) Buona parte del cast ha lavorato per un mese prima di mettersi davanti alla macchina da presa. Si vede. Manfredonia, con il suo lavoro, ricorda così che la professionalità paga. Speriamo lo faccia anche il botteghino.