Southland Tales, Richard Kelly vorrebbe girare un prequel ibrido
Attraverso i social il regista conferma di avere alcune nuove idee per tornare al progetto che gli ha cambiato la carriera
Chissà quante volte al giorno Richard Kelly ripensa a quel periodo, a quell’invito a Cannes, in Concorso peraltro, che gli cambiò la vita. Siamo nel 2005 e Kelly è un astro nascente del cinema americano: Donnie Darko (2001), film d’esordio, lo ha portato ai cieli, con un successo planetario. Si attende perciò il suo secondo film, Southland Tales, che però viene demolito. Ebbene, dopo quasi quindici anni, a Kelly non è passata e dice di volerci tornare.
Molto attivo su Twitter, il regista ha approfittato dell’iniziativa di Mubi, che in questi giorni sta ospitando appunto Southland Tales nella sua piattaforma, spingendolo parecchio peraltro. Il tutto credo possa essere ascritto ad una sorta di rivalutazione postuma, come altre ve ne sono state, di un film che troppo frettolosamente fu archiviato con l’infamante bollino di «mess» (guazzabuglio diciamo), quando invece una maggiore disponibilità non avrebbe guastato. Ma che volete… certe dinamiche sono radicate e ad alcuni non parve vero poter ratificare che l’enfant prodige in realtà fosse un miracolato, Donnie Darko la botta di fortuna che una volta nella vita può capitare a tutti.
Ecco allora il tweet incriminato.
My *hope* is to direct a new #SouthlandTales prequel film using a hybrid of animation and live-action. This new film could be released in tandem with an expanded version of the existing film with significant new content. #SouthlandNow
— Richard Kelly (@JRichardKelly) April 5, 2020
La mia *speranza* è di dirigere un prequel di Southland Tales girandolo come ibrido tra animazione e live-action. Questo nuovo progetto lo si potrebbe fare uscire in tandem con una versione espansa del film già esistente con una mole significativa di nuovi contenuti.
Chi storcesse il naso leggendo queste dichiarazioni, evidentemente non è al corrente di quale e quanto fosse sconfinata l’ambizione di Southland Tales, che è poi probabilmente una delle ragioni principali del suo insuccesso, al di là dei difetti che eppure questa smodata opera seconda aveva. Concepito già allora come operazione transmediale, con una serie di graphic novel a colmare, almeno nelle intenzioni, certi vuoti, dando spessore ad una trama troppo densa ed intricata.
Kelly, in altre parole, pensò ad un mondo, volendolo ricreare in una maniera che, quantomeno all’epoca, gli era forse preclusa. Tre di queste graphic novel le scrisse addirittura mentre girava il film, decisione che a posteriori ha a ragion veduta giudicato assurda. S’immerse insomma in questo scenario futuristico in cui tutto appare grottesco in modo spropositato, sopra le righe, ma proprio per questo di una rara ma spiazzante potenza inventiva.
Ci sono scene in Southland Tales che non si capisce da dove vengano, né perché siano state inserite a quel modo, in quel dato momento (epitome di tutto ciò il finale). Celebre la stroncatura di Roger Ebert, anche a distanza di due anni dalla prima a Cannes: la versione passata al Festival pare fosse ancora incompleta, con evidenti mancanze a livello di effetti speciali, altro rimprovero che Kelly ha mosso a sé stesso, ossia non aver rinunciato a quella blasonata ma al contempo rischiosa vetrina pur sapendo che il film non fosse pronto. Ma oramai era troppo tardi, l’immagine di Kelly compromessa e la nuova versione, accorciata di venti minuti, comunque troppo fedele all’idea originale.
Ma di cosa si è trattato in fin dei conti? Certo non intendo sobbarcarmi l’onere di liquidare le possibili cause di questo tonfo in poche parole, sebbene un’idea nel tempo me la sia fatta. Chi scrive già qualche anno fa, tornando sul film con qualche annetto in più sulle spalle, ha avvertito questa necessità di vagliare più a fondo la forza del progetto, non dell’idea ma proprio del suo risultato finale, anche a fronte del decennio accumulato dalla sua prima uscita.
Ecco, pur non sapendo quanto certi temi tra i tanti evocati in quel calderone d’intuizioni, idee e fulminazioni siano davvero spendibili oggi, credo si possa dire che Richard Kelly vide qualcosa; qualcosa per cui all’epoca si pensò bene di condannarlo, non tanto in relazione alla sua idea di futuro molto prossimo, quanto all’eccesso di libertà e sfrontatezza attraverso la quale ebbe modo di tratteggiarla. Sta di fatto che, comunque la si pensi, un film come Southland Tales in giro non si trova ancora oggi. Quanto al tornarci in questa nuova forma, beh… chi può dirlo? Tocca fidarsi almeno un po’.