Speciale Asian Film Festival. La retrospettiva dedicata ad Ann Hui
Ann Hui è considerata la madre di quella che i critici chiamarono la new wave del cinema di Hong Kong, iniziata sul finire degli anni ’70. La new wave hongkonghese non ha le caratteristiche di un movimento unitario: i diversi registi portano avanti un discorso individuale, ma tutti sono accomunati dalla visione cosmopolita del cinema,
Ann Hui è considerata la madre di quella che i critici chiamarono la new wave del cinema di Hong Kong, iniziata sul finire degli anni ’70.
La new wave hongkonghese non ha le caratteristiche di un movimento unitario: i diversi registi portano avanti un discorso individuale, ma tutti sono accomunati dalla visione cosmopolita del cinema, dalla necessità di contaminazione di cui Hong Kong è un chiaro esempio.
Hann Nui è nata nel 1947 in Manciuria, da padre cinese e madre giapponese e presto si trasferì a Hong Kong. Studia anche a Londra alla International Film School.
Naturalmente questa sua formazione internazionale non può non incidere sul suo modo di concepire il Cinema ed, infatti, è tra le prime a realizzare film in coproduzione con altri Paesi Asiatici, in un periodo di forte instabilità politica.
Nel corso della sua lunga carriera cinematografica ha spesso firmato le sceneggiature oltre che le regie.
I suoi lavori sono ritenuti tra i migliori tra le produzioni di Hong Kong e occupano un posto di rilievo all’interno del patrimonio cinematografico mondiale dopo la consacrazione dei più prestigiosi festival internazionali, di cui è spesso stata anche membro di giuria.
E’ anche produttrice ed è inoltre nota per i suoi numerosi ruoli da attrice.
Tra i film in proiezione all’AFF, Boat People (1982), film reportage sugli orrori dei postumi della guerra in Vietnam visti attraverso gli occhi di un cronista giapponese; ancora Ordinary Heroes, July Rhapsody, Goddess Of Mercy, The Postmodern Life of my Aunt.
In questi giorni io ho potuto vedere due film della retrospettiva: July Rhapsody e The Post Modern Life of my Aunt.
In July Rhapsody è raccontata la storia di una coppia di coniugi, sposati da vent’anni e che sono riusciti a realizzare una solida famiglia. Moglie perfetta lui, professore un po’ sognatore lui, hanno con i figli un ottimo rapporto ma sempre più spesso capita che litighino.
All’interno della loro relazione si inseriscono due figure: l’uno proveniente da un passato lontanissimo, l’altra che simboleggia il futuro, una nuova vita, la freschezza della giovinezza.
Hann Nui in questo film analizza le conseguenze emotive degli atti dei protagonisti.
Non è necessario che si vengano a sapere i singoli atti: gli atteggiamenti, le parole non dette, i pranzi non consumati, testimoniano un allentamento sempre più profondo dei protagonisti.
La fotografia accentua cromaticamente i singoli avvenimenti, i ricordi del passato ed il presente che si fa rivelatore di verità.
In The Post modern life of my aunt si ha un inizio da commedia brillante.
Ye Rutang è un’eccentrica signora di mezza età che vive felicemente a Shanghai.
La donna è circondata da personaggi bizzarri ed è sicuramente lei la più particolare.
La sua casa è colorata, allegra, i suoi uccellini sono liberi di volare nelle camere; vive ancora senza il cellulare.
Ma mentre la prima parte è brillante, la seconda parte è piena di una coincidenza di eventi negativi, che segnano le tappe della parabola discendente della simpatica ma ingenua donna.
Anche in questo caso la fotografia e i colori metaforizzano lo stato d’animo della protagonista.
Il periodo in cui Ye Rutang vive in uno stato di dissociazione dalla realtà che la circonda, e che la rende gaia e felice è colorato, mentre il grigio è il colore caratteristico della seconda parte del film.
Un film con una visione pessimistica della realtà, metafora della difficoltà di vivere nelle grandi città da parte di chi è povero e solo.