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Stanno Tutti Bene: le recensioni della carta stampata

Avete visto Stanno Tutti Bene di Giuseppe Tornatore? Avete visto anche il remake americano Everybody’s Fine con Robert De Niro? Oggi leggiamo cosa ne pensano i critici della carta stampata di questo Stanno Tutti Bene formato 2010:Valerio Caprara – Il Mattino: Remake del più fiacco film di Tornatore, «Stanno tutti bene» punta le sue carte

di carla
pubblicato 19 Novembre 2010 aggiornato 1 Agosto 2020 18:13


Avete visto Stanno Tutti Bene di Giuseppe Tornatore? Avete visto anche il remake americano Everybody’s Fine con Robert De Niro? Oggi leggiamo cosa ne pensano i critici della carta stampata di questo Stanno Tutti Bene formato 2010:

Valerio Caprara – Il Mattino: Remake del più fiacco film di Tornatore, «Stanno tutti bene» punta le sue carte su ciò che resta della cosiddetta qualità americana. Kirk Jones rifinisce una confezione migliore dell’originale distillando i temi della difficile comunicazione tra padri e figli, la solitudine dei vecchi e le ipocrisie nascoste nelle relazioni familiari. Vedovo e pensionato, Frank non obbedisce ai consigli dei medici e parte alla volta dei quattro figli sparpagliati nelle rispettive città. Purtroppo, dietro al viaggio del protagonista alla ricerca dei figli indifferenti non c’è nulla di forte, necessario o originale e la bravura di De Niro si specchia su se stessa come in un qualsiasi apologo morale. Non basta a ridargli vitalità la scontata invettiva contro il tradimento degli ideali nazionali.

Maurizio Acerbi – Il Giornale: Rilettura americana dell’omonimo film di Tornatore. De Niro è un vedovo che, dopo aver inutilmente invitato i suoi quattro figli a casa, li va a trovare, uno a uno, in giro per gli States. Scoprirà che i suoi eredi non sono così felici e realizzati come gli aveva fatto credere, per anni, la moglie; o forse, è lui ad aver preteso troppo da loro. Solo De Niro poteva avere il carisma e la bravura di rifare il personaggio di Mastroianni senza cadere nei difetti tipici dei remake. Certo, il pubblico femminile ha il fazzoletto in mano ma per i padri in platea è un bell’esame di coscienza.

Alessandra Levantesi Kezich – La Stampa: (…) Garbato e non sdolcinato, il film resta esile, tuttavia questo De Niro sommesso e inedito si conferma quello che è: un grande.


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Alessandra De Luca – Ciak: (…) Robert De Niro, assai credibile nei panni di un padre un po’ malandato, eredita degnamente il ruolo che fu di Marcello Mastroianni.

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Francesco Alò – Il Messaggero: Stanno tutti bene? Gli americani no. Marcello Mastroianni batte Robert De Niro 5 a 0, e Giuseppe Tornatore surclassa Kirk Jones, nel paragone ineludibile tra l’originale del 1990 firmato Tornatore e lo sciapo remake americano di Stanno tutti bene. De Niro è il padre vedovo che visita cinque figli molto distanti. Mastroianni era un attore naturalmente dolce che lì aveva un fondo amaro. Contrasto sublime. De Niro è un attore duro che qui fa il duro. Doppia negatività si annulla. L’italiano era un burocrate siciliano impettito e altezzoso che visitava il continente. Immaginate “Il Gattopardo va in città”. L’americano è un impiegato delle linee telefoniche fisse (i figli, invece, comunicano solo senza fili) che viaggia di casa in casa (paesaggi naturali anonimi) con i trasporti pubblici per visitare una prole che vive in modo completamente diverso rispetto alle sue granitiche certezze. De Niro, con il beneplacito del regista, arriva perfino a scimmiottare il suo celebre “Stai parlando con me?” da Taxi Driver (perchè??) confermando la pigrizia espressiva degli ultimi anni. Fiacco. Esce con le ossa rotte dal confronto col divino Marcello. L’anno prossimo vedremo il duetto con il divino Verdone in Manuale d’amore 3. Speriamo che stia bene.

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Alberto Crespi – L’Unità: Curioso assai: bisogna entrare nei siti internet stranieri per «scoprire» che Stanno tutti bene è il remake di… Stanno tutti bene, film di Tornatore con Mastroianni risalente al 1990. Sono anni che la sceneggiatura originale (di Massimo De Rita e Tonino Guerra, oltre che dello stesso Tornatore) gira per Hollywood assieme a quella di Nuovo cinema Paradiso. Il remake di quest’ultimo non si è mai fatto, ci raccontò tempo fa lo stesso Tornatore, per l’impossibilità di ambientare in America la scena dei baci tagliati (negli Usa non ci sono le sale parrocchiali…). Stanno tutti bene è invece andato in porto con De Niro nel ruolo che fu di Mastroianni. La trama è universale: un vedovo si mette «on the road» per ricostruire i rapporti con i figli ormai adulti, visto che in vita era la moglie a tenere i contatti con loro. Così, da un paesino dello stato di NewYork Frank Goode, nonostante il parere contrario dei medici, si imbarca in un viaggio che lo porterà a Denver e a Las Vegas, per scoprire che nessuno dei 4 rampolli gliel’ha raccontata giusta…Dire che De Niro è bravo è quasi superfluo, ma si rimpiange Marcello.

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Paolo D’Agostini – La Repubblica: De Niro a raccogliere il testimone di Matteo Scuro, il personaggio di Mastroianni nel terzo film di Tornatore. Non è comune che un film italiano venga rifatto negli Stati Uniti, il remake di Stanno tutti bene va salutato come un segno di stima. Trasportato in America, l’ anziano padre che per vedere i figli sparsi ai quattro angoli del paese e troppo occupati per venirlo a trovare intraprende un lungo viaggio per fare loro una sorpresa, diventa Frank Goode: vedovo da pochi mesi, una vita a installare rivestimenti in pvc sui cavi telefonici, quelli che portano le belle e le brutte notizie. Sacrifici ma anche orgoglio di lanciare alla conquista del mondo i quattro figli. La prima tappa è New York dove dovrebbe abitare David il pittore, ma il figlio non si trova. Segue Chicago dove vive Amy, la pubblicitaria che ha raggiunto un’ ottima posizione professionale ma nasconde al padre la separazione. Quindi Denver dove Robert non è il famoso direttore d’ orchestra che la moglie aveva fatto credere a Frank ma un orchestrale senza talento né ambizioni. Infine Las Vegas e Rosie, luminosa e passionale: ma la sua carriera di ballerina non è così luminosa e la casa sfarzosa non è sua, e soprattutto il padre scopre in un colpo solo di avere un nipotino e che Rosie è lesbica. Dopo un malore causato dallo stress eccessivo per la sua salute minata da lunga esposizione ad ambienti tossici, Frank fa la scoperta peggiore: il motivo della sparizione di David, ragione dei comportamenti evasivi degli altri tre. Una ragione in più per sottrarsi al confronto col padre. Perché Frank la confidenza dei figli non la merita: ha delegato tutto alla moglie, è stato duramente esigente. In buona fede nel dire “volevo essere un bravo padre” ora si rende però conto di quanto siano state opprimenti le sue aspettative, di quanto i figli temano di averlo deluso. L’ umanità che incontra sulla sua strada negli spostamenti in treno e autobus è un pregio del film. Come le sfumature che distinguonoi comportamenti che Frank tiene con i figli: più caldo con le femmine, più giudicante con i maschi. Tuttavia i singoli profili e le loro motivazioni non vengono sviluppati abbastanza. E De Niro, per quanto si resti ammirati dal suo calarsi nelle movenze incerte e nelle modalità coriacee di Frank, dà l’impressione di non accettare pienamente il ruolo di un settantenne (che interpreta alla stessa età di Marcello ai tempi del prototipo) di visione ristretta e rabbiosamente proiettato verso il riscatto sociale dei figli: un prodotto, su cui si è investito e di cui soppesare il valore. Partita vinta dal predecessore. Alla fine, la nuova famiglia allargata riunita intorno al tavolo natalizio con il pensiero serenamente rivolto alle assenze e con la conquistata consapevolezza che le nuove e forse precarie presenze vanno accolte come un dono, la morale è che i vincoli d’ amore si sottraggono alla misurazione del successo o dell’insuccesso. E Stanno tutti bene non è solo una formula ipocrita per coprire le infelicità ma un modo saggio per accettarsi l’un l’ altro.