Roma 2014 – Still Alice: Recensione in Anteprima
Julianne Moore punta agli Oscar grazie a Still Alice. Film travolto dagli applausi al Festival di Roma
4 anni fa Julianne Moore venne accolta in trionfo al Festival Internazionale del Film di Roma per ricevere un più che meritato Premio alla Carriera. 54 anni tra poco meno di due mesi, la Moore è forse l’unica grande attrice della sua generazione a non aver ancora vinto un Premio Oscar. Una mancanza oggettivamente inaccettabile vista la filmografia di questa straordinaria attrice, solo quest’anno in grado di travolgere Cannes grazie a Maps to the Stars (suo il Prix d’interprétation féminine) ed ora proprio la Capitale con Still Alice, film diretto da Richard Glatzer e Wash Westmoreland. 4 le nomination targate Academy collezionate in carriera da Julianne, due addirittura nella stessa edizione, era il 2003. Ma nessun trionfo. Anzi, c’è di più. Da 11 anni la Moore non è più stata nominata. Un affronto che quest’anno finirà per cadere. Inevitabilmente. Maestosa diva al tramonto con David Cronenberg, Julianne ha commosso Roma grazie al ruolo di una vita.
Quello di Alice Howland, apprezzata e famosa dottoressa in linguistica con una cattedra alla Columbia University. Una donna inteligentissima, da sempre legata al lessico e alle articolazioni, con un marito medico devoto e tre figli che la adorano. Peccato che qualcosa inizi a turbare la quotidianeità di Alice. La testa le da’ problemi. In alcune occasioni le mancano le parole dalla bocca, proprio a lei che ha fondato un’esistenza sulla comunicazione. Perde l’orientamento, si dimentica appuntamenti, date e aneddoti da poco raccontati. Tutto prende vita durante una lezione alla UCLA.
Per la prima volta in vita sua si interrompe a metà discorso. Crede sia colpa dello champagne, la fascinosa Alice, ma così non è. Perché gli incidenti si ripetono. Giorno dopo giorno. Preoccupata di avere un tumore al cervello contatta un neurologo, senza dire nulla alla propria famiglia. Ed è qui che la diagnosi si fa inattesa e spaventosa. Alice, anche se poco più che cinquantenne, ha l’Alzheimer.
Tratti dall’omonimo romanzo di Lisa Genova, Still Alice è un incisivo e particolarmente diretto film su quel male incurabile e maledetto che anche il mondo del cinema ha spesso volutamente messo in secondo piano. L’Alzheimer, per l’appunto, per cui raramente si vedono raccolte fondi ad opera di divi dello spettacolo e/o dello sport. Eppure esiste, è presente e va a travolgere non solo chi ha superato una certa soglia d’età. I due registi Glatzer e Westmoreland hanno così minuziosamente documentato la progressiva perdita di memoria della loro incredibile protagonista. Una studiosa, una dottoressa, una professoressa, un genio della linguistica. Una donna che improvvisamente vede sbiadire una vita intera dalla propria testa. Lentamente, episodio dopo episodio, ci avviciniamo al dramma fisico ed emotivo di Alice, tra relazioni sociali e dinamiche familiari. Evitando scene madri da mettere in scena tra le 4 mura di casa. L’eleganza della drammatica elaborazione da parte di tutti i protagonisti colpisce nel segno, con una messa in scena rigorosa che va a toccare le corde emotive dello spettatore, bombardato dal dolore intimo di una donna che potrebbe essere nostra madre. La caparbia, tenace e commovente Julianne Moore segna con un solco netto questa stagione cinematografica, che potrebbe finalmente concederle quella statuetta ad oggi mai stretta tra le mani.
La sua Alice buca lo schermo, con quello sguardo impaurito dalla malattia, smarrito a causa dei vuoti di memoria eppure pieno di amore. Nei confronti del dolce marito, interpretato da un profondo Alec Baldwin; della figlia maggiore che ha ereditato il raro Alzheimer dalla madre; del figlio incapace di mantenere una relazione stabile e soprattutto della figlia minore, la ribelle che non vuole andare al college per diventare attrice. A renderla inaspettatamente credibile una grande Kristen Stewart, mai tanto brava e finalmente riuscita a scrollarsi di dosso la pesante ombra della Bella di twilightiana memoria. L’alchimia con la Moore, chi l’avrebbe mai detto, è dirompente. Sono i loro confronti a strozzarti lo stomaco. Sono i loro sguardi, spesso duri e accusatori, a rimanere impressi.
La malattia e il modo in cui Alice e la sua famiglia l’affrontano, con voglia di reagire e di non cedere alla rassegnazione. Con Still Alice viene finalmente aperta una porta cinematografica all’incubo dell’Alzheimer, senza mai cedere al sensazionalismo e al gratuito dolore. Perché Glatzer e Westmoreland si sono limitati a ‘raccontare’ fatti e circostanze che qualsiasi famiglia con un malato in casa conosce bene. Provando a presentare tutte quelle ‘opzioni’ che in casi simili, vuoi o non vuoi, finiscono per essere anche solo sfiorate. Per poi essere travolte dall’affetto, e finire definitivamente nel cestino dei ricordi.
Voto di Federico: 7.5
Still Alice (Usa, 2014, drammatico) di Richard Glatzer e Wash Westmoreland; con Julianne Moore, Kristen Stewart, Alec Baldwin, Kate Bosworth, Hunter Parrish