Stonewall: le recensioni Straniere e Italiane
Le recensioni del film “Stonewall” di Roland Emmerich
E dopo la nostra recensione, ecco arrivare le critiche Straniere e Italiane al film Stonewall di Roland Emmerich interpretato da Jeremy Irvine, Jonathan Rhys-Meyers, Joey King, Ron Perlman, Karl Glusman, Caleb Landry Jones, Jonny Beauchamp, Matt Craven, Atticus Mitchell, David Cubitt, Patrick Garrow, Mark Camacho. Su RottenTomatoes, mentre scrivo, il film ha raccolto solo il 9% di voti positivi. Proprio poco eh.
Maya Stanton – Entertainment Weekly: I Moti di Stonewall furono un trionfo per una comunità emarginata, ma Emmerich non riesce a trasmetterne il significato. L’argomento merita di meglio, e anche noi. Voto: D
Gary Goldstein – Los Angeles Times: Il film è un vitale e suggestivo ricordo di un periodo turbolento che ha aperto la strada per la libertà. Solo per questo, è di valore per giovani spettatori, gay o etero.
Chris Vognar – Dallas Morning News: non è buono, ma non è così brutto come si potrebbe immaginare. Voto: C-
Rafer Guzman – Newsday: Ciò che manca in Stonewall si compensa con l’energia, sincerità e cuore. Voto: 2.5 / 4
Colin Covert – Minneapolis Star Tribune: La trama è essenzialmente un’auto-parodia. Voto: 1/4
JR Jones – Chicago Reader: Nonostante le nobili intenzioni di Emmerich, il film è proprio stereotipato come qualsiasi dei suoi popcorn-movie.
Bill Goodykoontz – Arizona Republic: un film stranamente stonato. Voto: 2.5 / 5
Calvin Wilson – St. Louis Post-Dispatch: In un certo senso, “Stonewall” è la prova che la comunità gay ha pienamente fatto il passaggio al mainstream. E’ ora soggetta al tipo di assurdità di Hollywood che era precedentemente riservata agli eterosessuali. Voto: 2/4
Lou Lumenick – New York Post: “Stonewall” sembra un musical senza le canzoni. Voto: 1.5 / 4
Andrew O’Hehir – Salon.com: profondamente stupido e offensivo.
David Rooney – Hollywood Reporter: divertente e, a volte molto commovente.
Massimo Bertarelli – il Giornale: Avrà anche intenti nobili, ma diventa un boomerang questo melodrammone che rievoca la rivolta gay newyorchese del ’69.
Roberto Nepoti – la Repubblica: Sicuramente Emmerich, gay dichiarato come lo sceneggiatore Jon Robin Baitz, era pieno di buone intenzioni nel produrre e dirigere il film. E tuttavia, per renderlo spettacolare, è ricorso alla logica di sempre, realizzando un “blockbuster gay” più convenzionale di quanto il soggetto non meritasse.