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Su Re: il trailer del film di Giovanni Columbu

Dopo Torino 2012 il film arriva nelle sale il 28 marzo

di carla
26 Marzo 2013 12:39

Dopo aver visto Su Re al Festival di Torino 2012, e averlo recensito positivamente, ecco che il film di Giovanni Columbu arriva nelle sale, grazie alla Sacher Distribuzione. Vediamo la trama ufficiale:

Dall’enciclopedia generale di un’epoca gli accadimenti si trasferiscono in un orizzonte geografico e culturale che fonde le condizioni originarie con condizioni nuove. La passione di Cristo è trasposta in Sardegna, in un luogo diverso da quello storico, come nelle opere dei pittori rinascimentali che rappresentarono gli episodi narrati nel Vangelo ambientandoli nel loro tempo, nei loro paesi e con i loro costumi, senza mai mostrare la Palestina. Nel film il racconto inizia e finisce nel sepolcro dove Maria piange sul corpo del figlio. Tutto è già accaduto, ma gli antefatti si riaffacciano come ricordi e come sogni dei diversi protagonisti.

Nel cast troviamo: Fiorenzo Matu nei panni di Gesù, Pietrina Menneas che interpreta Maria, Tonino Murgia (Caifa), Paolo Pillonca (Pilato), Antonio Forma (Giuda), Luca Todde (Pietro), Giovanni Frau (Giovanni), Bruno Petretto (Giuseppe d’Arimatea), Ignazio Pani e Carlos Sannais nel ruolo dei due ladroni. Su Re è stato scritto da Giovanni Columbu e Michele Columbu. Il montaggio è stato curato da Giovanni Columbu, il Suono in presa diretta è opera di Marco Fiumara, Enrico Medri, Andrea Sileo ed Elvio Melas, i costumi sono di Stefania Grilli ed Elisabetta Montaldo con la collaborazione del Teatro Lirico di Cagliari; il trucco è di Toni Incani e Desirè Palma.

Note di Regia

“L’idea di questo film risale a diversi anni fa. Mi trovavo a Roma, nella chiesa di Santa Maria in via Lata, e fui colpito da una tavola che riportava su quattro colonne i brani dei Vangeli che descrivono i patimenti inflitti a Gesù. Quelle descrizioni mi fecero pensare a diversi testimoni che avessero visto e poi raccontato lo stesso fatto in base alla propria percezione. Lo stile impersonale dei singoli testi sembrava trasformarsi, rinviare ai raccontatori e rivelare il tono incerto ma ancora più verosimile di un ricordo. Provai nei giorni successivi a leggere il Vangelo trasversalmente, passando da un testo all’altro,e scoprii che il racconto assumeva un’imprevista forza drammatica. Come mai in precedenza avvertii il dolore della tragedia che si narrava e la sofferta esperienza di tutte le umane vicissitudini. Fu allora che pensai a un film sul Vangelo, in cui le scene si ripetessero, quasi come nel “Rashomon” di Kurosawa. Avrei trasposto la storia in Sardegna, perché è il mondo che amo e meglio conosco, permeato di valori che in certi casi sembrano rifarsi all’Antico piuttosto che al Nuovo Testamento. Due universi molto distanti nello spazio e nel tempo si sarebbero incontrati, senza stupirsi l’uno dell’altro, trovando riscontro nella realtà di quel sogno che è nell’animo di molti, scoprire Gesù, qui, tra noi. Nel corso della realizzazione, confrontando il progetto con gli esiti che man mano emergevano, l’idea dei “passi paralleli” riferiti ai singoli evangelisti ha lasciato il posto a un’idea forse meno ambiziosa ma altrettanto affascinante, quella di un sogno, in cui gli accadimenti si ripropongono nella loro perdurante drammaticità e in una sequenza non lineare. Proprio come nell’esperienza del ricordare rituale e collettivo che è la messa cristiana. Ha invece preso risalto l’idea della trasposizione in Sardegna. Un’idea che ha un precedente nella pittura più che nel cinema. Modificando le coordinate geografiche e storiche dei fatti accaduti, le vicende originali tornano a vivere in una luce nuova e si arricchiscono di nuovi possibili significati. Giuda, interpretato dal giovane Antonio Forma, è forse prossimo all’”eroe che si sacrifica con infamia”. Pilato, interpretato da Paolo Pillonca, appare condannato al confronto con la parte rimossa di sé, quella emotiva e femminile, rappresentata dalla moglie, la donna che nel Vangelo di Matteo, dopo avere sofferto in sogno, gli manda a dire: “non avere a che fare con quel giusto”. Maria, interpretata da Pietrina Menneas, è madre mediterranea, dolorosa e piangente ma anche orgogliosa e forte, interprete di un inesorabile principio di giustizia. Di fronte a Pilato e al popolo che chiede la morte di Gesù, Maria afferma innocenza del figlio e implicitamente enuncia la condanna dei suoi aguzzini”.

L’immagine di Gesù

L’immagine di Gesù differisce dall’iconografia pittorica e cinematografica. Corrisponde all’unica descrizione che precede i Vangeli, quella contenuta nella profezia di Isaia “…non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per potercene compiacere”. L’interprete, Fiorenzo Mattu, è dunque “non bello” o dotato di un’altra bellezza. La sua immagine rimanda alla dimensione interiore visibile solo ai “puri di cuore” a cui, come è detto nel Discorso della Montagna, è riservato il privilegio di vedere Dio. Lo stesso interprete, nei primi giorni di ripresa era stato scelto per fare Giuda. Poi, è diventato Gesù, mentre Gesù, prima interpretato da Giovanni Frau, è diventato l’apostolo Giovanni.

Curiosità sul film

1. Gli interpreti sono tutti non professionisti. Alcuni provengono da centri di salute mentale.
2. La produzione fu molto complicata, dopo diverse risposte negative e un periodo di stallo il regista decise di fare una conferenza stampa in una chiesa, a Cagliari, dove lanciò una sottoscrizione pubblica. I primi a dare una mano furono gli amici e poi Don Mario Cugusi, parroco nella chiesa del mio quartiere di Cagliari, e Don Antonio Pinna, consulente esegetico e vicepreside della Facoltà Teologica. E Poi Nanni Moretti, che interrogò il regista in catechismo, vide le prime sequenze e poi diede l’ok con la Sacher Distribuzione.
3. Sono stati preparati 400 costumi, in collaborazione col teatro Lirico di Cagliari.
4. Giovanni Columbu è nato a Nuoro e si è laureato in architettura. E’ stato assessore alla cultura a Quartu Sant’Elena dal 1992 al 1995. Vive a Cagliari.
5. Il film ha la consulenza esegetica di Don Antonio Pinna, della Facoltà Teologica della Sardegna.