Sul Lago Tahoe – di Fernando Eimbcke: recensione in anteprima
Sul lago Tahoe (Lake Tahoe, Messico / Giappone, 2008) di Fernando Eimbcke; con Diego Cataño, Héctor Herrera, Daniela Valentine, Juan Carlos Lara II, Yemil Sefani.Un assolato giorno d’estate, Juan fa un incidente in macchina e si mette alla ricerca di un pezzo di ricambio per poter far funzionare la vettura. Nel suo percorso conosce alcune
Sul lago Tahoe (Lake Tahoe, Messico / Giappone, 2008) di Fernando Eimbcke; con Diego Cataño, Héctor Herrera, Daniela Valentine, Juan Carlos Lara II, Yemil Sefani.
Un assolato giorno d’estate, Juan fa un incidente in macchina e si mette alla ricerca di un pezzo di ricambio per poter far funzionare la vettura. Nel suo percorso conosce alcune persone con cui instaura dei rapporti: uno scorbutico vecchietto ed il suo cane Sica, una giovane ragazza madre, super tabagista, e un ragazzo appassionato di arti marziali. Il ragazzo tornerà anche a casa, e solo qui si capirà qualcosa in più di lui e della sua storia…
Presentato prima in competizione a Berlino e poi fuori concorso a Torino, il film del messicano Fernando Eimbcke è una pellicola che al suo interno cambia registro da un momento all’altro, in modo sì inaspettato ma sempre intelligente e sorprendente. Se all’inizio sono i silenzi a farla da padroni, e lo spettatore può anche ritrovarsi disorientato, c’è tempo perché la pellicola di Eimbcke riesca a stupire più volte.
Sul Lago Tahoe è, dal punto di vista tecnico, un montaggio di sequenze girate soprattutto con camera fissa, separate l’una dall’altra da netti stacchi in nero che corrispondono a brevi ellissi temporali. Una forma semplice ma ragionata che dà voce ad un mondo sempre più complesso e stratificato, che arriva al cuore e nelle profondità dei dolori umani man mano che il film prosegue e si avvia verso la sua splendida conclusione.
E’ una storia un po’ “alla Fuori Orario“, almeno all’inizio, quella che ci viene narrata da Eimbcke, classe ‘70 con alla spalle vari corti e qui al secondo lungometraggio. Juan parte alla ricerca del pezzo di ricambio e trova un mondo stralunato, formato da figure che sembrano macchiette e che si riveleranno utilissime soprattutto per capire il personaggio principale.
E infatti ben presto, con l’incontro del personaggio del vecchietto all’apparenza antipatico e del suo cane Sica (che fa colazione con cereali, a tavola…), il film diventa una commedia. Il che presuppone ovviamente ritmi e tempi giusti, battute e gag azzeccate. La premessa tecnica, con i piani fissi e gli stacchi in nero, potrebbe lasciare più di un dubbio, ed è invece da questo non-virtuosismo alcuno che Sul Lago Tahoe riesce nei suoi intenti, anche quello di strappare sorrisi e risate.
Ma ad un certo punto Juan torna a casa, che non è così lontano e distante come si potrebbe pensare quando il ragazzo si mette alla ricerca del pezzo che farebbe ripartire la macchina. Suo fratello gioca solitario in giardino, la casa sembra deserta, ma c’è qualcuno dentro. Il film di Eimbcke riesce, in maniera progressiva e in punta di piedi, a cambiare ancora una volta registro, e da lì son si tornerà più indietro.
E allora capisci che Sul Lago Tahoe è sì forse una contaminazione di generi in cui il road movie, la commedia e il dramma narrano in un certo modo la crescita del personaggio principale, ma è soprattutto una pellicola per niente retorica che affronta, senza sviolinamenti e piagnistei vari, il doloroso tema del lutto.
Se si esce devastati dalla sala, col magone in gola, è perché il film ha una qualità rarissima da trovare in giro: quella di non essere un film urlato, neanche nei sentimenti e nella disperazione. Il dolore resta sottopelle, sempre. Provate a scoprire infatti che cos’è il Lago Tahoe per il protagonista del film: non ce la farete, e quando lo capirete vedremo se l’effetto non sarà quello di un devastante, sincero e allo stesso tempo dolcissimo pugno nello stomaco.
Voto Gabriele: 8