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Venezia 2018: Sulla mia Pelle, la recensione del film di Alessio Cremonini

Alessandro Borghi è Stefano Cucchi in Sulla mia Pelle, al cinema e su Netflix dal 12 settembre.

pubblicato 29 Agosto 2018 aggiornato 27 Agosto 2020 17:07

9 anni sono passati dall’arresto e dalla successiva incredibile morte di Stefano Cucchi, nel 2009 deceduto all’ospedale Sandro Pertini dopo 7 giorni di indicibili sofferenze fisiche. 9 anni in cui la giustizia non ha ancora trovato un vero colpevole, con una sentenza di primo grado, un processo d’appello, un intervento della Cassazione, un secondo appello e una nuova inchiesta ad aver delineato realtà discordanti.

Nove anni dopo Alessio Cremonini, sceneggiatore di Private di Saverio Costanzo, porta al cinema quanto accaduto in quella terrificante settimana, iniziata la sera del 15 ottobre 2009, quando dei carabinieri fermarono Cucchi, visto cedere a un uomo delle confezioni trasparenti in cambio di una banconota. Un calvario costellato di privazioni e menzogne, di diritti calpestati e atrocità, che ha segnato per sempre l’esistenza di un’intera famiglia.

Alessandro Borghi, 3 anni fa esploso proprio a Venezia grazie a Non essere Cattivo di Claudio Caligari, torna alla Mostra Internazionale del Cinema interpretando il ruolo di una vita, fisicamente ed emotivamente devastante. Il 31enne attore romano appare trasformato, negli abiti di Cucchi, magrissimo e scavato, provato dal dolore e segnato dal terrore. Borghi lavora magistralmente persino sul timbro vocale, nasale e quasi fanciullesco, dando credibilità ad una via crucis che ha visto un giovane entrare in carcere sulle proprie gambe ed uscirne in barella, sotto un velo mortuario.

Cremonini ricostruisce quei fatidici 7 giorni prendendo a piene mani dai verbali ufficiali dei processi, dai ricordi dei testimoni, dei parenti di Stefano, delle forze dell’ordine coinvolte. In 7 giorni Cucchi viene a contatto con 140 persone, tra carabinieri, giudici, agenti di polizia penitenziaria, medici, infermieri. Ma in pochi, pochissimi, capiscono il dramma che sta silenziosamente vivendo. Non i suoi genitori e non sua sorella, ai quali viene più e più volte negata la possibilità di poterlo vedere.

Cucchi è caduto dalle scale. No, Cucchi è stato pestato a sangue dai carabinieri. La verità non è stata ancora decretata, tanto da portare Cremonini a non mostrarci le (presunte?) violenze subite dal giovane. Stefano entra in una stanza, scortato da due carabinieri. Ne esce devastato, con il volto tumefatto e la schiena a pezzi. Da allora inizia il tormento di un uomo a cui non viene dato il diritto di parola. Sotterrato da un inaccettabile silenzio, da un’obbligata solitudine.

Le sofferenze fisiche ed emotive vissute da Stefano, magistralmente rese credibili da Borghi, devastano, mentre una lunga catena omertosa prende vita alle sue spalle. In 7 giorni Cucchi perde 6 kg, ha lesioni ed ecchimosi al volto e alle gambe, una mascella fratturata, un’emorragia alla vescica, due fratture alla colonna vertebrale. La famiglia viene a sapere del suo decesso solo quando un ufficiale giudiziario bussa alla porta di casa per notificare l’autorizzazione all’autopsia. Una catena di orrori che in 100 minuti prende forma, palesando la chiara ingiustizia vissuta da Stefano e dai suoi parenti: i due pacati ma immobili genitori, frenati dalla burocrazia, dalla buona educazione e interpretati da un bravissimo Max Tortora e da un’esageratamente impostata e teatrale Milvia Marigliano, e la battagliera sorella Ilaria, impersonata da un’intensa Jasmine Trinca.

Inevitabilmente didascalico, Sulla mia Pelle si concede probabilmente momenti gratuitamente ‘beatificanti’, con Stefano inizialmente in chiesa e alla ricerca di una bibbia a poche ore dal decesso (‘credente io? Diciamo sperante‘), e al tempo stesso trancianti, nei confronti di quelle forze dell’ordine brutte, sporche, cattive e di fatto unicamente interessate a scaricare ad altri le chiare responsabilità dell’intera vicenda. Ma il regista porta avanti una visione delle cose imparziale, con Cucchi che tace più volte le presunte violenze subite, perché terrorizzato da eventuali vendette, e rifiuta una nutrizione artificale via endovenosa, in quanto segnato dal passato di eroinomane, pagandone purtroppo le più drammatiche conseguenze. Stefano, interpretato da un Borghi che vincerà tutto quel che ci sarà da vincere, fu il 148esimo decesso del 2009 nelle carceri italiane. Numeri spaventosamente impressionanti che Cremonini denuncia, di fatto, attraverso un durissimo film che fa luce su quei mostruosi 7 giorni di abusi, ai più probabilmente sconosciuti.

[rating title=”Voto di Federico” value=”7″ layout=”left”]

Sulla Mia Pelle (Ita, drammatico, 2018) di Alessio Cremonini; con Alessandro Borghi, Jasmine Trinca, Max Tortora e Milvia Marigliano – dal 12 settembre al cinema e su Netflix