Sunshine: logica, scienza, razionalità e l’uomo
Sunshine (Sunshine, Gran Bretagna, 2007) di Danny Boyle; con Cillian Murphy, Chris Evans, Rose Byrne, Cliff Curtis, Troy Garity.C’è più di una cosa che lega 28 giorni dopo a Sunshine. Di certo il regista, Danny Boyle, e l’attore principale, Cillian Murphy, ma in primis il fatto che citino e reinventino due generi, riuscendo anche a
Sunshine (Sunshine, Gran Bretagna, 2007) di Danny Boyle; con Cillian Murphy, Chris Evans, Rose Byrne, Cliff Curtis, Troy Garity.
C’è più di una cosa che lega 28 giorni dopo a Sunshine. Di certo il regista, Danny Boyle, e l’attore principale, Cillian Murphy, ma in primis il fatto che citino e reinventino due generi, riuscendo anche a mescolarli tra loro. Se 28 giorni dopo era un horror con un po’ di tinte fantascientifiche, tipicamente romeriane come tutto il film, Sunshine è un film di fantascienza che, di nuovo citando (in primis l’aria claustrofobica della serie di Alien, ma notare la presenza di Kubrick e Tarkovskij), tocca in più di un momento l’horror. Su una sceneggiatura scritta da Alex Garland, autore del romanzo da cui fu tratto The Beach e autore dello script di 28 giorni dopo, Boyle riesce a lavorare sul genere e riesce ad imprimere un’impronta come sempre personalissima e non priva di messaggi.
Siamo lontani dal comune blockbuster (il budget si aggira sui 40 milioni di dollari) in stile Armageddon: niente istituzioni per cui combattere, niente eroismi patetici per cui morire. Quando il film inizia, e come ammetteranno gli stessi protagonisti durante la pellicola, si sente già la presenza della morte. “Hai paura?” chiede ad un certo punto una ragazza dell’equipaggio a Murphy; “No”, risponde, e la ragazza ammette invece di essere spaventata. Perchè il ragazzo ha già messo in cantiere la possibilità di morire, e se c’è qualcosa che ormai valga la pena fare è dare il massimo, applicandosi con logica, razionalità, in modo scientifico. Nonostante questo, l’uomo viene spazzato via nello spazio, viene bruciato dagli implacabili raggi solari, muore in ogni modo: l’uomo è piccolo, e commette anche errori (dopotutto la navicella Icarus II è in pericolo per colpa di un banale errore di un membro dell’equipaggio). E la religione, Dio, la fede, in tutto questo dove stanno?
Se ne stanno a casa, perchè non c’è modo, non c’è tempo, non c’è spazio per invocare un nome o un’Idea, ma c’è solo la propria capacità e il proprio coraggio: c’è l’essere umano, con tutti i suoi pregi e difetti. Il senso di colpa, la codardia, la paura, l’aggressività, e si potrebbe arrivare anche ad uccidere, per avere più ossigeno, un proprio collega. Ma c’è anche la consapevolezza di un mondo in rovina e la speranza che non muore mai.
Nella sceneggiatura non sempre funziona tutto (figurarsi il lato scientifico: ma chissene), e il finale è volutamente telefonato. Ma quello che colpisce di Sunshine è ben altro.
La bellissima regia di Boyle, la grande fotografia, l’ottimo montaggio e la riuscitissima colonna sonora sono al servizio della claustrofobia, dell’angoscia, con un ritmo azzeccatissimo che diverte, tiene in scacco lo spettatore, inquieta ed emoziona. E in fondo Sunshine è un po’ l’operazione che fece Spike Lee col suo Inside Man, insomma: rileggere un genere per dire la propria su interrogativi etico-morali. E, come si è detto, recupera il discorso di 28 giorni dopo: un inno al genere, e una nuova parabola post-atomica che consacra un attore dalle qualità incredibili (e non solo per i bellissimi occhi di ghiaccio) come Cillian Murphy.
Più importante di quello che si creda, e gustosamente complesso senza essere intellettualoide, anzi.
Voto Gabriele: 8